13 marzo 2022 – Corriere del Trentino

Progettone, sindacati all’attacco «Riforma senza averci coinvolti»

Non sono passati nemmeno dieci giorni dalla presentazione del documento finale degli Stati Generali del Lavoro. Un passaggio in cui tutti gli attori interessati — Provincia, sindacato ed imprese — avevano sottolineato come elemento decisivo l’apertura di una nuova stagione di concertazione. Intesa come la piena, fattiva ed onesta collaborazione di tutte le parti nel costruire una nuova politica del lavoro in Trentino, per farlo nel più efficiente dei modi.

Con queste premesse c’è forse più stupore che indignazione da parte del sindacato — firmano Maurzio Zabbeni, Michele Bezzi e Walter Alotti per Cgil, Cisl e Uil ed Elisa Cattani, Katia Negri e Fulvio Giaimo per Flai-Cgil, Fai Cisl e Uila-Uil — nell’apprendere da un comunicato stampa che la giunta provinciale ha delineato ed inserito in un disegno di legge la riforma del Progettone. Un testo che andrà discusso in aula, ma che nasce senza alcun confronto preventivo con le parti sociali. Quei soggetti con i quali, se di concertazione o anche solo collaborazione si vuole parlare, andava pensato e costruito.

I sindacati non si fermano comunque allo sconcerto per il metodo: anche il merito della ipotizzata riforma li lascia molto perplessi. Gli obiettivi dichiarati — trasformare il Progettone da strumento sostanzialmente assistenziale in strumento di politica attiva del lavoro, ovvero puntare molto più sulla riqualificazione dei lavoratori disoccupati in vista di una loro riassunzione e meno sul semplice sostegno al loro reddito in cambio di prestazioni lavorative socialmente utili — possono anche essere condivisibili, ma non si possono perseguire in modo concreto senza predisporre un sistema in grado di concretizzare le enunciazioni di principio. E questo mancherebbe del tutto nel Ddl della giunta provinciale, che vuole incardinare sull’Agenzia del Lavoro la presa in carico dei soggetti da destinare ai lavori socialmente utili, senza che la stessa Agenzia sia nelle condizioni — personale e competenze — di compiere la necessaria profilazione dei lavoratori stessi e di elaborare e proporre percorsi formativi e occupazionali su misura ad ognuno di loro. Inoltre manca anche tutto l’aspetto delle garanzie, perché se è certamente condivisibile, secondo il sindacato, il tentativo di ricollocare sul normale mercato del lavoro i soggetti deboli che si rivolgono al Progettone, non si può dimenticare che centrale è l’aspetto di garantire loro il raggiungimento della pensione.

Servono quindi garanzie di continuità occupazionale. Ultima osservazione, anche le imprese devono essere coinvolte. Perché un percorso di riqualificazione di lavoratori che in gran parte oggi si trovano disoccupati perché espulsi dal mondo del lavoro in età matura, ha senso solo nella misura in cui le stesse imprese sono disponibili ad assumerli una volta formati. Cosa che si può ottenere incentivandole, ma anche coinvolgendole attivamente nell’impostazione stessa della riqualificazione dei lavoratori. Tutto questo le forze sindacali lo avrebbero portato a un tavolo di elaborazione condivisa della riforma del Progettone, magari assieme ai rappresentanti delle imprese trentine. Solo che questo tavolo andava aperto.

Un disegno di legge elaborato dalla sola giunta provinciale non consente più questi spazi di approfondimento e aggiustamento del tiro che avrebbero reso condivisa e più efficace la proposta. È mancata, appunto, la famosa concertazione, declamata come base del futuro del lavoro nella nostra provincia solo 10 giorni fa.

Scarica il pdf:Progettone ART 130322 2