22 ottobre 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Pulizie, lavoratrici di nuovo in piazza: «Salari da fame, subito il contratto»

Non si ferma la protesta delle lavoratrici delle pulizie. Non solo a Trento, davanti al palazzo della Provincia, ma in altre 40 città (collegate in diretta) i lavoratori e le lavoratrici che si occupano della sanificazione sono scesi in piazza per chiedere il rinnovo del contratto di categoria. Fermo da 7 anni a 7 euro lordi l’ora, non ci sono tavoli aperti per rinnovarlo e in piazza Dante la rabbia di chi è stato dimenticato dopo essere rimasto in prima linea durante e dopo il lockdown si sentiva. Sono 600mila i lavoratori che hanno bisogno di un rinnovo non solo negli ospedali ma anche nelle banche, nelle fabbriche e nei supermercati. «Senza di noi sarebbe tutto chiuso» ha detto Antonella, lavoratrice all’ospedale di Rovereto. Filcams, Fisascat e Uiltrasporti hanno chiesto alla giunta provinciale di essere coerente e mantenere gli impegni presi erogando il bonus Covid promesso dopo che Fugatti ha fatto un passo indietro dicendo che il bonus di 300 euro sarebbe stato erogato solo se i datori di lavoro avessero contribuito per metà. Erminia Grisenti, delegata sindacale Uil trasporti di Trento si è fatta portavoce, in diretta con tutte le piazze d’Italia, dei problemi e delle sofferenze delle lavoratrici e dei lavoratori trentini. «Con l’amaro in bocca e lo spirito affranto affrontiamo questa battaglia per il rinnovo del contratto. Noi facciamo un lavoro indispensabile con dignità e abnegazione, noi, al pari di medici, infermieri e Operatori sanitari, lo affrontiamo bardati di tutto punto con mascherina e guanti. si fa fatica a respirare ma noi andiamo avanti. Il Covid ci spaventa ma l’indifferenza davanti alla nostra situazione ci fa ancora più paura. Non esiste lo smart working per noi, ne sabati o domeniche. Lavoriamo di notte e rispondiamo alla chiamata e non ci vergogniamo di fare un lavoro umile. Ora siamo stanchi stufi e arrabbiati». Non manca anche l’indignazione per gli adeguamenti all’Istat, ora sospesi, degli stipendi dei consiglieri regionali. Paola Bassetti, della Filcam Cgil, ha detto: «È vergognoso che qui chi ha di più prende sempre di più e chi ha di meno ha sempre di meno. I consiglieri dovrebbero fare un atto di rinuncia nel rispetto di chi ha rischiato la salute e prende ancora 7 euro l’ora. Dovrebbero donare questi soldi ai lavoratori in sofferenza e rendersi conto che ci sono eserciti di donne, soprattutto part time, che hanno rischiato la loro salute quella delle loro famiglie pulendo gli ospedali. Qui in provincia di Trento se ne sono già dimenticati, hanno detto che sono tutti eroi ma ora devono dimostrarlo con i fatti». Oltre al danno, la beffa: Carla Busarello, che lavora all’ospedale di Trento da 28 anni racconta di altre malversazioni contrattuali per la sua categoria. «Noi chiediamo un aumento di stipendio e che sospendano il taglio dei giorni di malattia. Già con la situazione del Covid siamo stremati mentalmente e alla notizia che perderemo anche i primi tre giorni di malattia, quindi non verranno pagati, ci sentiamo presi in giro. Da 6 mesi di malattia in 3 anni a 2, ci vogliono togliere quei pochi diritti che abbiamo anche con uno stipendio da fame. Siamo donne e mamme spesso anche sole, non ci sembra di chiedere molto, solo quello che ci spetta».

 

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