l’Adige – 28 giugno 2022

Record di contratti a tempo in Trentino

TRENTO -Il lavoro temporaneo presenta livelli da record in Trentino, sia che il dato sia raffrontato con il resto del Paese, sia che si guardi all’Europa. Alla fine dello scorso anno la percentuale di occupati a tempo determinato sul totale degli occupati alle dipendenze era infatti pari al 19,4% contro il 16,3% che si registrava in Alto Adige, il 16,4% della media nazionale, il 15,6% del Nordest e il 15,2% dell’area euro. E per le donne le percentuali che indicano la precarietà restano più elevate. Come tutti gli altri valori, pure il dato trentino risulta in risalita rispetto al 2020, quando nella nostra provincia la percentuale era stata pari al 18,9%, ma più basso rispetto al 2019 (20,8%) che rimane l’ultimo anno prima della pandemia. Le ipotesi sulle motivazioni possono essere di diverso genere. Sicuramente in Trentino pesano come noto settori economici come il turismo e l’agricoltura che strutturalmente non possono prescindere da valutazioni di tipo stagionale nelle assunzioni di personale. È però vero pure il fatto che l’Alto Adige ha una struttura simile e presenta circa 3 punti percentuali in meno di manodopera contrattualizzata con accordi temporanei.
Lo stesso trend dei contratti temporanei a livello generale si riscontra andando a controllare quanto avvenuto negli ultimi anni tra uomini e donne. Per queste ultime, peraltro, questa modalità di assunzione è sicuramente più gettonata. Guardando ai dati 2020, gli ultimi disponibili con la divisione per sesso, i lavoratori maschi a tempo determinato arrivano in Trentino a toccare il 16,2%, dopo aver toccato il 18,7% nel 2019, ultimo anno prima del Covid. In Alto Adige non si va oltre il 13,1%, mentre la media italiana si attesta al 14,5% e l’area euro al 13,7%. Tutti valori peraltro lontani dalla Lombardia, dove il lavoro temporaneo non riguarda più del 10,1% degli occupati. Percentuali molto più alte, come detto, per quanto riguarda le donne. In Trentino ad avere rapporti di lavoro a tempo determinato sono il 21,2% delle figure dipendenti. In provincia di Bolzano si scende al 18,2%, valore comunque superiore al 15% della media italiana e al 15,7% della media del Nordest. Anche tra le donne, è la Lombardia a presentare la quota minore, l’11,7%, di occupate a tempo determinato.
L’analisi dei dati preoccupa in modo particolare Cgil, Cisl e Uil del Trentino che negli ultimi mesi hanno spesso posto l’accento sulla “qualità” dei rapporti di lavoro, un aspetto legato alla stabilità dei contratti. «I dati Ispat sul ricorso ai contratti a tempo determinato affermano Cgil, Cisl e Uil dimostrano che in Trentino la precarietà è un fenomeno più diffuso non solo rispetto alla media del Nord Italia ma anche del vicino Alto
Adige che condivide con noi le stesse vocazioni economiche, in particolare per quanto riguarda agricoltura e turismo. La ripresa dei contratti a termine durante la fase pandemica impongono un intervento forte anche a livello provinciale per frenare il ricorso a forme precarie di inserimento lavorativo, al netto del lavoro stagionale, che rischiano di minare alle fondamenta la ripresa economica registrata nel corso del 2021 e rendere meno socialmente inclusiva lo sviluppo che auspicabilmente l’implementazione del Pnrr anche a livello provinciale dovrebbe produrre».

 

Scarica il pdf: ADIGE precariato ART 280622