03 luglio 2018 – Corriere del Trentino

 Rinnovo del permesso di soggiorno
A Trento si aspetta anche un anno. C’è chi rischia il posto di lavoro o non può cercarlo. Va meglio a Riva e Rovereto

La norma sui permessi di soggiorno fissa in 60 giorni il termine entro il quale i cittadini stranieri dovrebbero vedere rinnovato, avendone diritto, il permesso di soggiorno. Raramente viene rispettato, ma a Trento supera ormai di norma gli 8 mesi e c’è chi aspetta più di un anno. Il risultato sono intere famiglie impossibilitate di fatto a lasciare l’Italia, lavoratori dei trasporti o frontalieri che rischiano di perdere il lavoro, invalidi che si vedono sospendere l’assegno, curriculum inutili perché sprovvisti del permesso, ragazzi che non possono seguire i compagni di classe nelle gite all’estero. Considerato che i permessi di soggiorno rilasciati in Trentino (dato del ministero dell’Interno al 31 dicembre 2016) sono più di 29.000, si comprende l’entità del problema.
Non si parla di richiedenti asilo, di migranti in attesa di capire se le porte d’Europa si apriranno o meno e neppure di immigrati irregolari. Si tratta di cittadini stranieri che lavorano in Trentino magari da anni e che, ad ogni scadenza del permesso di soggiorno, restano per mesi sospesi in una terra di nessuno. Il caso forse più paradossale riguarda i permessi di soggiorno per studio. La loro durata è di un anno, ma gli studenti stranieri dell’Università di Trento se li vedono rilasciare quando mancano poche settimane alla scadenza e già si devono riattivare per una nuova richiesta.
In linea teorica, presentare domanda di rinnovo è sufficiente per non perdere alcun diritto. In sostanza, le cose sono un po’ diverse. Gli invalidi, ad esempio, restano senza pensione fino all’arrivo del nuovo permesso. Più in generale, chi è in attesa del rinnovo può stare in Italia, nel proprio paese d’origine, ma non può transitare in altri paesi dell’area Schengen. In concreto, significa che la famiglia resta il più delle volte bloccata in Italia non potendo attraversare in auto altri paesi, nè fare scalo in aeroporti diversi da quello italiano. Si salvano solo coloro che hanno la possibilità economica e logistica di usufruire di voli diretti. Ci sono poi problemi ancora più sgradevoli perché riguardano minori. Se, ad esempio, nasce un figlio, la famiglia non potrà spostarsi finché il neonato non sarà provvisto di permesso di soggiorno. Diversamente, il rischio è che non gli sia concesso di tornare in Italia. Oppure, se in una classe in cui c’è un ragazzo straniero si organizza una gita fuori dal territorio nazionale, lui non potrà partecipare, perché sprovvisto del permesso di soggiorno.
Il problema da «morale» diventa anche economico quando il lavoratore è chiamato a operare fuori dall’Italia. «Tempo fa — racconta Assou El Barji, Cgil — è venuto da noi un lavoratore edile la cui impresa aveva ottenuto un appalto in Austria. Il datore di lavoro lo voleva licenziare perché lui in Austria non ci poteva andare finché il permesso non fosse stato rinnovato». Inutile aggiungere che il problema diventa strutturale se il lavoratore in questione opera nei trasporti da e per l’Italia. Impresa ardua, infine, presentare un curriculum a un datore di lavoro, o a un’agenzia interinale senza il rinnovo del permesso di soggiorno, meglio lasciar perdere.
Un mese fa, Cgil, Cisl e Uil avevano ufficialmente sollevato la questione, chiedendo anche un incontro al questore di Trento per capire come si potesse risolvere il problema. «Siamo consapevoli — ripete El Barji — delle difficoltà in cui operano i dipendenti delle questure». L’incontro, però, non si è mai tenuto, e i permessi — comunque in costante calo negli ultimi anni — a Trento continuano ad essere rilasciati con il contagocce. A Trento, perché gli stessi problemi non si riscontrano invece a Rovereto e nell’Alto Garda — gli altri due commissariati autorizzati a rilanciare i permessi — dove i tempi d’attesa risultano notevolmente minori.

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