Corriere del Trentino, Il T – 07 settembre 2023

«Salario minimo? Importante ma non basta»

 

«Non esiste la bacchetta magica per risolvere il problema dei bassi salari, soprattutto con l’inflazione che in due anni, 2022 e 2023, arriverà al 13-14%. Il salario minimo legale è uno degli strumenti necessari, ma occorre aumentare la produttività del lavoro e per far questo le imprese devono investire e la Provincia deve garantire il sostegno necessario alle famiglie». È la tesi di Andrea Grosselli, segretario della Cgil del Trentino, a proposito della proposta legislativa di 5 Stelle, Pd e altri sul salario minimo a 9 euro l’ora. Dal canto suo Stefano Picchetti, segretario della Uiltucs, i lavoratori del terziario della Uil, sottolinea: «Il salario minimo legale è importante, ma attenti a non lasciare la determinazione del salario al potere dello Stato invece che alla contrattazione e alla lotta dei lavoratori. Le paghe basse e lo sfruttamento nascono soprattutto dalla mancata applicazione dei contratti nazionali. Dai contratti pirata, dall’inquadramento dei lavoratori in maniera scorretta, dal tempo parziale dove le ore lavorate sono di più ma non vengono pagate, vero e proprio lavoro grigio». Secondo i sindacati, quindi, una norma sul salario minino sarebbe uno strumento in più, ma servirebbero molte altre cose. «Sappiamo che ci sono contratti anche firmati da Cgil, Cisl e Uil, come il multiservizi e la vigilanza privata, che non raggiungono il minimo di 9 euro l’ora – dice Grosselli – Ma poi ci sono situazioni molto diffuse di salari sotto la soglia, dai part time involontari al lavoro stagionale». In tutto questo però secondo il segretario della Cgil, pesa anche la bassa produttività del lavoro, «che dipende da specializzazioni produttive non diffuse e capaci di dare una risposta salariale dignitosa ai lavoratori». Una situazione che diventa «drammatica quando parte l’inflazione. Tra il 2022 e il 2023 raggiungerà in tutto il 13-14%, pari a due mensilità perse. E il 60% dei lavoratori trentini hanno il contratto non rinnovato, non solo i dipendenti pubblici ma anche il turismo, che non lo rinnova da 5 anni, la ristorazione, il commercio». La soluzione, secondo Grosselli, non è il salario minimo da solo, il rinnovo dei contratti, la riduzione del cuneo fiscale, ma un complesso di misure, che comprendono gli investimenti delle imprese e la capacità di trattenere i giovani qualificati che vanno all’estero. «Questa è una grande scommessa: un sistema che remunera meglio i giovani». Infine, ma non per importanza, per sostenere le famiglie e le persone in condizioni più difficili «la Provincia dovrebbe valorizzare appieno il nostro sistema di assegno unico rispetto alle poche cifre che arrivano da Roma».
Picchetti ricorda che «il salario minimo è importante, nel terziario può risolvere situazioni di sfruttamento ma va utilizzato nell’ottica della contrattazione. I problemi che ci troviamo in tanti settori sono i contratti pirata, magari firmati da pochi lavoratori e pochissime aziende ma che consentono di eludere la contrattazione dei sindacati maggiormente rappresentativi. Anzi, riconoscere i contratti collettivi a tutti i livelli dovrebbe essere interesse delle stesse aziende corrette per evitare la concorrenza sleale».
Situazioni di sfruttamento del lavoro ci sono in tanti comparti. «Nel settore della vigilanza privata lo abbiamo denunciato noi come Uiltucs a livello nazionale – afferma Picchetti – Troviamo situazioni simili nel turismo, ma anche in certi studi professionali, in tante microrealtà dove inquadrano in maniera scorretta i lavoratori, nelle finte cooperative a cui certi alberghi appaltano alcuni servizi».

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