IL T – 13 aprile 2024

Sanità trentina, manca una regia

«In Trentino ogni famiglia spende 1.743 euro l’anno per curarsi (+ 14% nel 2022 sul
2021) e il 5,9 per cento dei cittadini, pari a 14.000 nuclei familiari, ha rinunciato alle prestazioni sanitarie. Erano poco meno della metà prima del Covid». Sono i dati che «il T Quotidiano» e la stampa locale hanno pubblicato con il report della fondazione Gimbe.
La spesa della sanità «out of pocket» – quella privata di cui i cittadini si fanno carico per pagarsi di tasca propria le prestazioni – e l’aumento della povertà sanitaria, sono due indicatori estremamente preoccupanti. Il pubblico non riesce a garantire i servizi, i cittadini sono costretti a pagarsi le cure, e se non possono, devono rinunciare a curarsi. Una maglia nera che certo la dice lunga sulla condizione della sanità trentina, scollegata dal Fondo sanitario nazionale, per via delle nostre competenze autonomistiche, ma potenzialmente ricca di tante risorse (circa un miliardo e mezzo di euro) che la alimentano, quasi un terzo del totale del bilancio annuale della Provincia autonoma di Trento.
E se è comprensibile la necessità di un determinato tempo per la difficoltà di attivare un dipartimento–clinica universitario dove sfornare professionisti della salute, quando non abbiamo ancora idea del progetto del nuovo ospedale provinciale, non lo è per niente scoprire dalle denunce di questo quotidiano situazioni che pensavamo relegate a ben altre regioni d’Italia. Come i macchinari guasti o non riparabili, certo costosi, ma essenziali per la laserterapia delle sedi di Malè e Cles che costringono i malati delle valli di Non e Sole a rivolgersi all’ospedale di Mezzolombardo, se non Trento o a qualche altra struttura sanitaria. Anche perché magari, proprio a Mezzolombardo risultano guasti anche altri macchinari (Kinetec) che obbligano altri utenti a migrare anch’essi verso altri reparti ospedalieri pubblici, già oberati da file d’attesa, ormai lunghissime su tutto il territorio provinciale. Con il risultato abbastanza prevedibile di andare ad ingrassare qualche centro sanitario privato che garantisce comunque la prestazione e soprattutto tempi di attesa pari a zero.
Un banale esempio, quindi, dell’incapacità ormai strutturale della sanità pubblica trentina, evidentemente legata ad un deficit organizzativo e dirigenziale che riguarda le procedure amministrative e tecniche in essere per far fronte ad una semplice manutenzione, ammortamento, fornitura o sostituzione di attrezzature e macchinari.
Un deficit che esula dalla ormai acquisita conoscenza e lapalissiana complessità dei citati fenomeni generali dell’invecchiamento della popolazione, dalla sempre maggiore carenza di personale sanitario, dalla complessa ricostituzione di una rete di medicina territoriale ed addirittura dall’aspetto finanziario ed economico, che per il Trentino non dovrebbe rappresentare certo il problema prioritario.
Quello che emerge, nonostante gli annunci di buone notizie e primati che l’Azienda provinciale servizi sanitari (Apss) o la stessa Provincia di tanto in tanto lanciano, è purtroppo l’assenza, ormai da un quinquennio, di una regia politica intelligente della nostra sanità e di un’adeguata e competente dirigenza sanitaria ed amministrativa, visto che quella oggi ai posti di comando non riesce più nemmeno a risolvere i più banali problemi di ordinaria amministrazione e manutenzione ordinaria come quelli poc’anzi rilevati.

* Segretario generale Uil Trentino

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