04 dicembre 2019 – Trentino, Corriere del Trentino

A scuola il pericolo del ghetto per chi viene da famiglie povere

L’indagine. Presentati i risultati del test Pisa. Cresce la differenza tra chi viene da ambienti più benestanti e colti e chi esce da famiglie meno fortunate: equivale a due anni di scuola. E gli studenti trentini arrancano nella lettura

TRENTO. Gli studenti che alle spalle hanno un ambiente socio-economico-culturale più povero hanno un ritardo, rispetto ai coetanei compagni anche di classe, equivalente a due anni di scuola. È questo uno dei dati più clamorosi che emerge dai risultati del test Pisa presentati ieri mattina dall’assessore provinciale all’Istruzione Mirko Bisesti e dai dirigenti della scuola trentina. Come ha spiegato il direttore dell’Iprase Luciano Covi, il test Pisa ha messo in evidenza, per quanto riguarda la lettura e comprensione del testo, una differenza di 72 punti in base allo status socio economico e culturale dello studente. Covi ha aggiunto: «Tenendo conto che 39 punti equivalgono alle competenze di un anno scolastico, c’è una differenza che arriva a quasi due anni tra gli studenti in base al loro background culturale e sociale». Stando al test, i ragazzi che hanno un migliore status socio culturale hanno raggiunto una media di 533 punti nella lettura, mentre quelli che provengono da fasce sociali più umili si fermano in media a 461. Bisesti assicura interventi: «Il nostro intento è far sì che queste disparità siano il più possibile attenuate le differenze, mettendo in campo le condizioni affinché tutti possano avere le stesse opportunità». Il test Pisa è stato effettuato su 1439 studenti trentini di 15 anni di tutte le scuole e mostra ottimi risultati per la matematica e una flessione per la lettura e per le scienze, ambiti in cui, comunque, i trentini sono sopra alla media nazionale. In particolare, in matematica il punteggio medio dei trentini è stato di 518, mentre la media italiana è di 487 e quella del nordest di 515. In lettura, però, le cose vanno peggio con una media trentina di 496 contro la media del nordest di 501 e quella italiana di 476. Infine per le scienze, i trentini hanno ottenuto un punteggio di 495 contro i 497 punti del nordest e i 468 della media italiana. Da tenere presente che in lettura nel 2015 i trentini avevano una media di 512 e nel 2012 di 521. Quindi c’è stato un piccolo tonfo. In scienze i trentini dal 2012 al 2018 sono scesi da 533 a 495 punti. In matematica, invece, si è più o meno allo stesso livello, con due punti in più rispetto al 2015. Ma i risultati in lettura mostrano dati preoccupanti con i trentini sempre sotto alla media del nordest con un 19% di low performer, ovvero di ragazzi al di sotto della soglia minima per essere considerati cittadini attivi. Questa percentuale scende al 16% per le scienze e al 13% per la matematica.

I sindacati dichiarano la mobilitazione del personale

I sindacati dichiarano lo stato di mobilitazione di tutto il personale della scuola per ottenere il rinnovo del contratto. Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Satos e Gilda hanno convocato una prima assemblea per il 6 dicembre a partire dalle 9. Al termine dell’assemblea è in programma un presidio in Piazza Dante per chiedere l’immediata apertura di un tavolo di confronto. Sono previste tre assemblee. In una nota congiunta, i sindacati chiedono più risorse in finanziaria per il contratto scuola: « Tutto il mondo della scuola, da quella a carattere statale alle scuole dell’infanzia fino alla formazione professionale, si mobilita per chiedere il nuovo contratto, da subito. Nella legge di stabilità varata dalla giunta Fugatti, ad oggi, non ci sono risorse sufficienti a garantire un rinnovo dignitoso ad insegnanti, personale Ata ed educatori. Il disegno di legge finanziaria contiene solo briciole: risorse appena sufficienti per garantire la vacanza contrattuale, peraltro prevista dai Contratti vigenti. Null’altro. Né ci sono risposte adeguate sui problemi rimasti aperti, in relazione a precariato e nuovi concorsi. L’urgenza di avviare la negoziazione contrattuale è dettata anche dall’urgenza di aprire un confronto sul piano normativo, per ridiscutere: l’articolazione dell’orario di lavoro, la puntuale definizione del piano annuale della attività, le progressioni di carriera. Queste le priorità».

Scarica il pdf: scuola ART 041219