05 gennaio 2021 – Trentino

Scuola: il Trentino anticipa Roma Le superiori tornano sui banchi il 7

Istruzione. Decisione presa senza aspettare il governo. Fugatti: «Scelta non facile, ma si può fare. Lo dobbiamo ai giovani e alle loro famiglie» Pendenza d’accordo: «Lezioni in presenza al 50% è un’opzione prudente». Gli istituti hanno adottato organizzazioni molto diverse tra loro

TRENTO. Molte regioni frenano sulla scuola, il governo aspetta, il Trentino scatta avanti. Gli studenti delle superiori torneranno sui banchi dal 7 gennaio, come già deciso prima di Natale. Lo ha comunicato ieri mattina l’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti in una riunione con i dirigenti delle 22 scuole superiori e con quelli della Formazione professionale. Giovedì riapriranno i battenti tutte le superiori della Provincia. Sempre che il governo non decida diversamente in questi due giorni. Solo il Marconi di Rovereto aveva già deciso, con delibera del Consiglio d’Istituto, di fissare per il 7 e l’8 gennaio i due giorni di vacanza a disposizione di ciascun istituto e di ripartire l’11..
Le lezioni saranno in presenza al 50% e gli istituti si sono organizzati seguendo modalità diverse tra di loro, secondo il principio dell’autonomia scolastica. Per tutti gli istituti i gruppi classe saranno uniti e a scuola ci saranno solo metà degli studenti. I presidi hanno scritto già ieri pomeriggio per mail agli studenti per illustrare la nuova organizzazione. Ci sono le scuole, come i licei Rosmini di Trento e di Rovereto, che prevedono di fare lezione a scuola una settimana sì e una no. Ma altri istituti, come i licei Galilei e Da Vinci di Trento, hanno deciso di far andare a scuola gli studenti un giorno sì e un giorno no. Infine, c’è chi starà sui banchi per tre giorni per poi stare a casa due o tre giorni, come all’Itt Buonarroti di Trento.
Il presidente della Provincia Maurizio Fugatti l’ha definita una decisione difficile: «Sulla scuola da parte del governo ancora non c’è una comunicazione ufficiale. Noi abbiamo deciso di riaprire il 7 sulla base dei dati dell’epidemia, che indicano per il Trentino uno degli Rt più bassi d’Italia, e con il conforto della nostra struttura
scientifica secondo la quale con la presenza del 50% la situazione può essere sostenibile. Non è stata una scelta facile, ma riteniamo di poterla fare. Del resto dobbiamo permettere ai ragazzi di tornare a scuola. Il Veneto e il Friuli hanno scelto di andare direttamente a febbraio. È una decisione che rispettiamo, ma noi abbiamo ritenuto di poter rientrare per i nostri giovani e per le loro famiglie». Bisesti ha sottolineato che gli investimenti fatti in estate autorizzano un certo ottimismo: «La proposta di ripartire al 50% era stata fatta da tutte le regioni. Noi avevamo fatto uno sforzo notevole per assumere più insegnanti e per aumentare il numero delle classi. Prima di Natale abbiamo messo a punto un piano di potenziamento del trasporto pubblico con 175 corse in più e questo ci permetterà di contenere la pressione sui singoli mezzi con un’occupazione del 50% massima. Per noi è importante ripartire con la scuola in presenza». Favorevoli i dirigenti scolastici, mentre i sindacati sono divisi. Il segretario provinciale dell’Associazione presidi Paolo Pendenza è soddisfatto: «La decisione ci ha fatto piacere. Già prima di Natale era stato concordato di ripartire al 50% che è una quota che ci sembra prudenziale e pensiamo che il sistema possa reggere». Cinzia Mazzacca della Flc-Cgil è anche lei per il ritorno sui banchi: «Sono convinta che il contagio sia più alto fuori dalla scuola che dentro, quindi si tratta di agire sul trasporto pubblico e alle fermate degli autobus». Di diverso avviso Pietro Di Fiore della Uil Scuola: «Secondo me si poteva aspettare e ripartire a inizio febbraio, come faranno Veneto e Friuli. Sarebbe stato meglio aspettare che i dati si stabilizzassero. Vogliamo evitare che si apra il 7, ma poi si chiuda poco dopo, come è già accaduto a inizio anno scolastico».
Dal canto loro i presidi già hanno preparato la loro organizzazione. Pendenza spiega che la sua scuola, Rosmini di Rovereto, ha optato per le settimane alterne: «Abbiamo valutato che per noi è meglio dividere far venire a scuola le classi una settimana sì e una no. In questo modo avremo la metà delle classi sempre presente». Stessa linea scelta dal dirigente del Rosmini di Trento Stefano Kirchner: «Mi sono confrontato con i docenti e abbiamo visto che è preferibile far venire a scuola i ragazzi per una settimana. L’indirizzo Scienze Umane sarà diviso in due, una settimana verrà il triennio e l’altra il biennio, mentre quello economico sociale verrà a scuola tutto insieme». Nei due licei scientifici di Trento, il Galilei e il Da Vinci, invece si è scelto di far andare in presenza i ragazzi a giorni alterni. La preside del Da Vinci, Valentina Zanolla, spiega: «Metà delle nostre classi verranno giovedì e sabato l’altra metà venerdì. Poi la settimana prossima si invertirà l’ordine. Abbiamo scelto questa organizzazione perché fa passare meno tempo tra le lezioni in presenza». La dirigente dell’Itt Buonarroti Laura Zoller ha adottato un’altra organizzazione: «Da noi le classi già venivano a scuola due giorni per i laboratori, ne abbiamo aggiunto uno per le lezioni teoriche. Potranno essere tre giorni di fila oppure due di fila e poi il terzo staccato».

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