Trentino, Corriere del Trentino, Il T – 03 gennaio 2023

Si fanno meno figli, i sindacati chiedono politiche più serie

TRENTO. Si fanno sempre meno figli. È quanto emerge dalle statistiche nazionali e provinciali, con una costante decrescita che fa suonare un campanello d’allarme. In provincia, infatti, nel 2022 i nati sono stati 3.848, un record negativo che attesta il calo demografico, una costante che stiamo vivendo già da anni. Il 2021, a dire il vero, è stato un anno che ha fatto ben sperare, in quanto le statistiche riportavano un leggero incremento (+48) rispetto al 2020. Un trend inverso che non ha però retto, in quanto nel 2022 ci sono stati invece cento bambini nati in meno del 2021. Se guardiamo al quadro generale degli ultimi dieci anni, però, si nota come nel 2012 i bambini nati fossero non solo cento, ma ben 1.046 in più.
Cifre, quelle attuali, che non si avvicinano neanche lontanamente ai numeri dei primi anni Duemila, quando i nati erano circa cinquemila, ridotti poi a quattromila nel 2020 e 2021.
Il calo di quest’anno ha visto però un’elevata percentuale di neonati di origine extracomunitaria, con il 23,9% del totale, ovvero 906 bambini con genitori originari di un Paese al di fuori della Comunità Europea.
I nuovi nati di tutto il 2022 hanno visto la luce per la maggior parte all’ospedale Santa Chiara di Trento (60%), mentre il 30% dei parti è avvenuto a Rovereto. Solo il 6% invece è nato a Cles, mentre il 3% a Cavalese.
La preoccupazione sui cali costanti delle nascite in Trentino è forte per i sindacati, che in una nota hanno manifestato i loro dubbi riguardo le politiche familiari della provincia.
«Le nascite in Trentino continuano a calare di anno in anno si legge nella nota ciò dimostra che per invertire una tendenza demografica non bastano le migliori intenzioni, né servono a nulla misure spot che coprono periodi limitati o peggio lotterie di cui beneficiano solo pochi privilegiati. Servono invece interventi strutturali a 360 gradi che migliorino la stabilità occupazionale e le condizioni economiche dei giovani e qualifichino i sostegni e i servizi verso tutti i nuclei familiari che vogliono dei figli o che già ne abbiano». Così scrivono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. «Sono dati davvero preoccupanti -continua la nota -che sembrano aumentare, anche sul versante demografico, il divario con l’Alto Adige, nonostante i massicci investimenti della nostra Provincia sulle politiche familiari. Servono politiche lungimiranti e strutturali che sostengano il lavoro dei giovani e l’occupazione femminile in particolare oggi che il potere d’acquisto di salari e stipendi è falcidiato da un’inflazione a due cifre e da costi energetici che, seppur in contrazione, restano significativamente alti», affermano i sindacati.

 

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