15 dicembre 2017 –  Corriere del Trentino

Società partecipate
La Provincia apre «Intesa in due mesi» Nicoletti blocca la disdetta dell’integrativo

 

Si sblocca la situazione di stallo relativa al contratto unico delle partecipate della Provincia. Pur di riaprire il confronto con i sindacati, Piazza Dante revoca lo stop ai contratti integrativi di oltre 600 dipendenti di 12 società che essa stessa controlla. In cambio la richiesta è netta: la firma di un accordo entro due mesi, che sia base per giungere al contratto unico. Di recente lo sciopero di Informatica Trentina, che con 270 addetti rappresenta una fetta importante dei lavoratori coinvolti, era scattato proprio per spingere l’ente pubblico a mantenere la promessa fatta dal governatore Ugo Rossi. La lettera che il direttore generale Paolo Nicoletti ha spedito ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil — Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti —, fa seguito all’incontro di lunedì. Se i sindacati comunicheranno la cessazione dello «stato di agitazione», allora Piazza Dante «opererà la revoca delle indicazioni agli enti strumentali privati della Provincia di procedere alla disdetta dei contratti integrativi ». Significa che non salteranno più, a partire dalla busta paga di gennaio, centinaia di euro del salario in società come Trentino sviluppo, Trentino Marketing, Informatica trentina ecc. La disdetta era stata decisa dopo che i sindacati avevano rifiutato la proposta provinciale di contratto unico. Nicoletti allora stringe: «La revoca si intende risolutivamente condizionata alla firma, entro un congruo termine, comunque non superiore a due mesi, di un accordo». Il patto deve stabilire una linea comune su tre fronti: «L’individuazione di uno o più contratti collettivi di riferimento tra quelli ora applicati negli enti strumentali privati della Provincia; a questo riguardo l’amministrazione ritiene a titolo propositivo che possa essere utile considerare il contratto collettivo nazionale del Terziario». Un’ipotesi, questa, che circola da tempo fra i sindacati, anche se è ovvio che può essere un problema per chi ora ha un contratto, ad esempio, dei bancari (più ricco). O magari dei metalmeccanici, come in Informatica Trentina: un eventuale travaso potrebbe risultare indigesto a lavoratori, ma anche a rappresentanti sindacali. Se si cambia, però, i diritti saranno mantenuti: quindi si avviano «processi di armonizzazione ispirati a principi di equità tra situazioni uguali, analoghe o equivalenti», ma «assicurando la salvaguardia dei trattamenti in essere ai dipendenti ». Una salvaguardia che avverrà «nei limiti degli elementi retributivi non dichiarati espressamente riassorbibili dai contratti di lavoro ». Infine il protocollo dovrà contenere «la definizione concertata e non unilaterale delle “linee generali” della contrattazione aziendale volta a stabilire “la cornice” economiconormativa degli istituti non trattati dalla contrattazione di primo livello», vale a dire i l’integrativo. Oggi è previsto un incontro unitario con i delegati: da vedere come verranno giudicate queste proposte.

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