31 marzo 2019 – Trentino, Corriere del Trentino

Solidarietà e accoglienza, in piazza il Trentino che «r-esiste». «Così si risponde a un governo che criminalizza i migranti». Ieri pomeriggio la manifestazione in centro. Dellai: «Qui c’è una parte di comunità che non si rassegna».

Il «Trentino che R-esiste» ha riempito piazza Cesare Battisti, con una manifestazione che ha visto alternarsi sul palco riflessioni, musica, testimonianze. «Questa è la piazza della solidarietà — ha esordito Vincenzo Passerini — che si contrappone a un governo che criminalizza i migranti. Alla solidarietà devono però aggiungersi parole di verità, a cominciare dalla situazione in Libia, la Srebrenica del Mediterraneo».
L’ex presidente del Cnca, figura storica del pacifismo trentino, ha ricordato che le coste libiche «non sono un porto sicuro perché lì ci sono veri e propri lager, omicidi, stupri seriali, fosse comuni». E ha concluso con queste parole: «Di fronte a questa verità, come possiamo dormire sonni tranquilli e far finta di nulla?».
Tra la folla le bandiere dei sindacati, Cgil e Uil, con i segretari Franco Ianeselli e Walter Alotti, Paolo Ghezzi per Futura, Lucia Maestri per il Pd. E ancora: l’ex presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, Mario Cossali e Enrico Paissan dell’Anpi, Claudio Bassetti delle Comunità di accoglienza, per la giunta comunale Italo Gilmozzi e Chiara Maule.
Anche Lorenzo Dellai si è aggiunto alla piazza gremita: «Qui c’è una parte di Italia e di Trentino che non si rassegna. Una parte che deve ancora trovare i propri canali di espressione politica ed elettorale, ma c’è: ed è giusto esserci. È la parte su cui sarà importante costruire una strategia di futuro — ha concluso l’ex deputato — contro l’arroccamento e l’assedio che sta minando alle radici i nostri valori».
Sul palco è salito anche monsignor Giuseppe Filippi, vescovo e missionario in Uganda: «L’Uganda ha raccolto più di un milione e trecentomila profughi, costretti a fuggire dalle guerre delle regioni vicine. Guerre — ha aggiunto — fatte dai politici, non certo dal popolo».
Tra i volti che assistono anche richiedenti asilo, famiglie straniere con i figli al seguito. Meriam, di 12 anni, è con mamma e papà, di origini tunisine, «ma io sono nata in Italia, sono italiana, come tutti i miei fratelli». Tiene alto un cartello che ha scritto: «Trentino terra d’amore». Un speranza che si scontra con il velo di pessimismo di don Marcello Farina: «Che tempi bui — ha commentato il sacerdote sottovoce — sono tanto pessimista. Qui oggi c’è una minoranza, quando ci vorrebbero le maggioranze per ricostruire l’umanità perduta. Dalla poca terra qualche buon seme può germinare: speriamo, speriamo tanto che sia così».

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