28 gennaio 2021 – Corriere del Trentino

«Sostenibilità, chiave per il rilancio. Il Trentino del futuro dev’essere green» Meno carne e prodotti animali Più autobus: fino a 500 corse Bibite zuccherate, tassa per limitarle

Sindacati: obiettivi 2024 corretti, ma serve partecipazione. Winterle (architetti): riconvertire

I sindacati condividono il documento sulle strategie di sviluppo sostenibile del Trentino approvate dalla giunta provinciale: «Così si va nella giusta direzione», dicono infatti Cgil, Cisl e Uil. E i buoni propositi per arrivare a un 2040 più «green» – le proposte spaziano dalla tassazione delle bevande zuccherate alla riduzione del consumo di carne, dalla riconversione alla rigenerazione di spazi urbani e industriali fino all’obiettivo del superamento del gender gap sulle retribuzioni – sono condivisi anche dall’Agenzia del Lavoro, dal mondo dell’architettura e in certa misura anche dal presidente degli Allevatori Mauro Fezzi: «Però sul consumo di carne va fatta chiarezza, perché quella trentina ha un’impronta ecologica sostenibile».

I sindacati condividono che il futuro del Trentino debba essere disegnato «individuando come assi strategici la sostenibilità ambientale, quella sociale ed economica», e chiedono che ora si guardi all’obiettivo del 2040 iniziando fin da subito «un processo concreto di condivisione di priorità e azioni concrete»: «Confidiamo possa essere un modello da attuare anche nella definizione di una strategia di rilancio del Trentino: per superare l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica».

Nel concreto, l’agenda per arrivare al 2040 con un Trentino più sostenibile prevede anche interventi urbanistici e di programmazione. «Ho visto che si accenna anche alla mappatura della capacità di carico turistica per la sostenibilità locale. Ma qui c’è la prima contraddizione — osserva Alberto Winterle, ex presidente dell’Ordine degli Architetti e direttore di della rivista Turris Babel — perché questa stessa giunta ha recentemente promosso la deroga alla legge Gilmozzi che questo carico turistico lo limitava». In generale, gli obiettivi sono condivisibili: «Bene l’impegno a favorire il riciclo e il riuso di spazi urbani, ovvero lavorare sul costruito e cercare di reinterpretare, riutilizzare, convertire, cambiare destinazioni dell’esistente. Andrebbe però aggiunta anche la possibilità non solo di riconvertire ma anche di demolire, andando oltre a quella prassi che prevede di mantenere le stesse cubature di prima». Positivo anche l’approccio ai nuovi modi di abitare: «Co-living, co-housing, qui si potrebbe sperimentare, guardano agli esempi più avanzati già avviati in altre realtà europee».

Dal punto di vista sociale, uno degli obiettivi del piano di sostenibilità è la parità di salario tra uomini e donne. «In tema del gender gap – spiega Stefania Terlizzi, a capo dell’Agenzia del Lavoro – il ruolo fondamentale è rivestito dalle politiche di conciliazione». Ma molto è già stato fatto e l’agenda per il 2040 potrà basarsi sui progetti già avviati: «La Provincia di Trento storicamente ha posto il tema della parità di genere al centro delle proprie politiche e tra le iniziative già in essere c’è la certificazione delle aziende che valorizzano il lavoro femminili e che investono sulle politiche conciliative». La strategia è quella del brand reputation: «Noi abbiamo già 12 aziende certificate — afferma la dirigente — mentre analoghe realtà italiane hanno numeri molto più bassi». L’obiettivo di una parità salariale non si ottiene però con semplici strumenti amministrativi, non basta una legge: «No – conferma Terlizzi – serve la cultura, la conoscenza. E le politiche conciliative non si impongono ma si accompagnano».

Favorevole alla sostenibilità ma «contrario alle fake news sulla carne» il presidente degli Allevatori Mauro Fezzi: «Tra gli obiettivi c’è la diminuzione del consumo di carne. Ma detta così si rischia di fare confusione». Per Fezzi c’è carne e carne: «Se arriva dall’Argentina l’impronta ecologica è enorme, ma la carne trentina è un sottoprodotto della filiera del latte. La vacca per fare il latte deve pur partorire — osserva Fezzi — e l’ingrasso di quel vitello avviene soprattutto con il pascolo, non con sistemi intensivi, quelli sì insostenibili». E a proposito di pascolo, il presidente degli Allevatori ricorda che «dev’essere valorizzato, anche per il presidio della montagna».

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