06 febbraio 2022 – l’Adige

Stage e tirocini vanno cambiati

Lorenzo Parelli è morto a 18 anni, nell’ultimo giorno di stage formativo. È l’ennesima vittima sul lavoro. Ma non solo. È anche la vittima di un sistema che non funziona come dovrebbe, vittima di un Paese che non investe sul futuro occupazionale dei giovani.

Un paese che assiste incredulo, ma immobile di fronte al fatto che si possa morire appena maggiorenni, durante un’esperienza di formazione scolastica.Questa morte ha suscitato profondo sconcerto tra i giovani e ferma condanna nel mondo sindacale. Crediamo, però, proprio per non rendere vano il sacrificio di Lorenzo che la sua morte debba essere spunto per avviare una riflessione seria, trasparente e non pregiudiziale sul sistema degli stage e dei tirocini formativi. Dentro e fuori i percorsi scolastici.È noto, infatti, che in Italia, Trentino compreso, negli anni c’è stato un ricorso crescente e sbagliato, un vero e proprio abuso, di stage e tirocini che troppo spesso sono diventati uno strumento per accedere al mercato del lavoro. Questo ha garantito alle imprese manodopera quasi o del tutto gratuita. Una pratica distorta che non risparmia nemmeno i profili formativi più alti. Non è raro che per un neo-laureato la prima occasione di lavoro si concretizzi in uno stage o in un tirocinio. In pratica in mesi di lavoro gratuito o sotto-retribuito, invece che il periodo di prova contrattualmente previsto. Si è arrivati ad un punto di tale distorsione che nell’ultima legge di Stabilità il Governo ha deciso di intervenire su questo tema operando una stretta che, ci auguriamo, si concretizzi nel più breve tempo possibile. Stage e tirocini nati con lo scopo di avvicinare i giovani al mercato del lavoro, di ampliarne le conoscenze pratiche, ma anche di facilitare l’occupazione di soggetti fragili come i disoccupati e i disabili, non possono ancora tradursi in una scorciatoia che rende legittimo lavorare per mesi e mesi senza una retribuzione e senza diritti.La via trentina sull’alternanza scuola-lavoro avrebbe dovuto rappresentare un argine a questa deriva. E in molti casi così è stato anche grazie al fatto che nel sistema provinciale il legislatore ha previsto anche la presenza dei sindacati che entrano nelle scuole facendo formazione sui diritti, sulle tutele contrattuali e sulla cultura del “buon lavoro”. Tutto questo non è banale.Non è nemmeno, però, sufficiente. Lo dimostra una lista in continua crescita di morti sul lavoro. Un incidente mortale non è mai l’esito di una tragica fatalità, ma la dimostrazione che non si è fatto tutto ciò che era possibile per creare condizioni di sicurezza adeguate. Molto spesso gli incidenti sono conseguenza di scarsa formazione, di assenza di investimenti in innovazione, di macchinari obsoleti, di manutenzioni non fatte o fatte in modo superficiale. E tutto ciò accade anche in Trentino come dimostra, purtroppo, il drammatico incidente, per fortuna non mortale, della conceria a Vallarsa, di cui è stata vittima una giovane lavoratrice di soli 22 anni.In questo quadro crediamo che per i giovani in particolare la strada da seguire sia anche quella di ripensare il sistema di stage e alternanza; un sistema che deve essere tarato realmente, e non solo formalmente, sui bisogni dei ragazzi e delle ragazze, non delle aziende che li ospitano che in questa circostanza diventano soggetto formativo.Crediamo dunque che il sistema trentino vada qualificato puntando su tre aspetti, per noi fondamentali. In primo luogo la certificazione delle competenze: il sapere appreso lavorando deve essere riconosciuto a tutte le età anche dentro il sistema d’istruzione. Altro tema è la qualificazione delle aziende: chi ospita uno stage o un tirocinio deve essere certificato in quanto soggetto formativo.Ultimo e centrale aspetto è la creazione di un sistema di apprendistato duale in cui i periodi di scuola si alternano a periodi di lavoro, contrattualmente definiti, dunque con diritti, retribuzioni e tutele chiare e garantite. Questo è il sistema che si adotta nel Nord Europa e che da tempo sperimenta anche l’Alto Adige con successo. Crediamo sia la strada che deve imboccare con maggiore convinzione anche il Trentino coinvolgendo in questo sistema non solo le scuole professionali e gli istituti tecnici, come già previsto dalla scorsa legislatura, ma anche la formazione universitaria. È solo in questa logica che mondo della scuola e del lavoro potranno costruire sinergie positive, che mettano al centro il percorso di accrescimento delle competenze dei giovani, i loro bisogni formativi e le loro aspirazioni professionali. Lo si deve anche a giovani come Lorenzo.

Andrea Grosselli

Segretario generale della Cgil del Trentino

Michele Bezzi

Segretario generale della Cisl del Trentino

Walter Alotti

Segretario generale della Uil del Trentino

 

Scarica il pdf: ADIGE stage ART 060222