Il T – 16 novembre 2023

Sul carrello della spesa rincari del 10,6%

I rezzi rallentano ulteriormente la corsa ad ottobre. Una decelerazione che porta il tasso medio dell’inflazione al 6,6% in Trentino. «Un’illusione ottica», dicono i sindacati. Perché il calo mensile non basta ad alleviare la morsa dei rincari. Rispetto a un anno fa, infatti, la variazione resta del +1,6%. Senza contare che già un anno fa i prezzi erano molto più alti rispetto all’anno prima. Questo significa che i costi di generi alimentari, bollette, alberghi o ristoranti retano alti. Per l’Unione nazionale consumatori (Unc) i dati a ottobre rappresentano «un fiasco per il trimestre anti inflazione», visto che «i prezzi dei prodotti alimentari sono rimasti gli stessi». In Trentino i prezzi dei generi alimentari registrano un -0,2% su base mensile, ma su base tendenziale crescono del 7,3%. In generale, si stima per le famiglie trentine un rincaro di 340 euro in un anno. Cifra che va ad aggiungersi agli incrementi già registrati a ottobre 2022 e che gravano sui bilanci dei cittadini.
Ispat pubblica ogni mese l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei consumi di tabacco. A ottobre è risultato pari a 119,6 con una variazione del -0,4% rispetto al mese precedente e del +1,6% nei confronti dello stesso mese dell’anno precedente. Il tasso medio d’inflazione relativo alla città di Trento è pari al 6,6%. Una situazione migliore rispetto alla media nazionale, che arriva a un 7,2%, con un miglioramento rispetto a settembre appena di uno 0,1%.
Il prezzo del carrello della spesa è lievitato del 10,6% in un anno. Le bollette hanno fatto un balzo in avanti dell’11%. Soggiornare in albergo, andare al ristorante o al bar risulta più caro del 7,5%. Comprare mobili o fare lavori alla casa costa un 6,5% in più. Il carovita non risparmia i trasporti (+4%), i servizi sanitari (+2,7%) e così anche le attività ricreative o gli eventi culturali (+3%). Va detto però che Trento non risulta tra le città più oppresse dal carovita. È cinquantesima nella classifica nazionale delle città formata da Unc. Viceversa Bolzano è terza, con spese extra per 638 euro annui a famiglia. «Indubbiamente la corsa dei prezzi sta rallentando – commentano i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi, Walter Alotti – Non siamo, però, di fronte a nessun calo dell’inflazione. Si tratta piuttosto di una sorta di illusione ottica: oggi il tasso è più basso perché ad ottobre 2022 l’incremento dei prezzi aveva toccato il 10,8% in un mese. L’unica realtà è che negli ultimi tre anni pensionati e lavoratori dipendenti, soprattutto con redditi bassi e medi, hanno visto andare in fumo due mensilità di reddito con un’inflazione cumulata in Trentino di oltre il 17%».
In questo contesto, i sindacati insistono per avviare «una nuova stagione di rinnovi contrattuali», anche alla luce degli ultimi dati del report della Banca d’Italia, che fotografano un «90% delle imprese è soddisfatta della propria redditività». La richiesta di Cgil, Cisl e Uil si concentra sul terziario, settore in cui «lavoratori e lavoratrici attendono il rinnovo del contratto nazionale da 3 o 4 anni».
Poi c’è il tema dell’aumento degli affitti, dei tassi d’interesse e dei mutui. Serve garantire una politica abitativa che davvero tuteli le famiglie più deboli che non possono accedere al mercato immobiliare privato. «Negli anni scorsi le nostre richieste sono rimaste inascoltate. Auspichiamo che con la nuova giunta si inauguri anche un nuovo metodo di lavoro basato sul confronto con le parti sociali», concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.
Per le parti sindacali, bisogna intervenire sull’Icef «indicizzando l’indicatore al costo reale della vita. Altrimenti di fatto la Provincia contribuisce ad impoverire famiglie con figli, disabili, anziani non autosufficienti e inquilini a canone sociale, proprio nel momento in cui è fondamentale sostenere il potere d’acquisto eroso dall’inflazione», concludono.

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