TRENTINO – 28 aprile 2023

Telemedicina ok, ma intanto che si fa?

TRENTO. Si stava meglio quando si stava peggio e per quanto riguarda la sanità s’intende quando a prendersi cura dei pazienti era il medico di famiglia, che conosceva a memoria la cartella clinica di madre, padre, figli e nipoti. Quella figura oggi è il medico condotto, che della famiglia, però, sa ben poco. Ma non solo. È di pochi giorni fa, infatti, la notizia di una sanità che, a livello trentino, diventerà sempre più digitale, coinvolgendo anche l’Intelligenza Artificiale, per avvicinare sempre di più il Servizio Sanitario ai cittadini. Si tratta di nuove modalità digitali per offrire agli assistiti servizi innovativi e contribuire all’avanzamento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche anche grazie a strumenti di intelligenza artificiale a supporto degli operatori sanitari nella pratica clinica. Ma si tratta veramente di una miglioria a supporto dei cittadini?
È sicuramente un’innovazione di grande portata per il nostro territorio, che però potrebbe mostrare delle crepe già all’inizio del suo percorso. Secondo il segretario generale della Uil del Trentino, Walter Alotti, infatti, la sanità trentina presenta grandi problemi già da tempo, dalle liste d’attesa infinite, alla mancanza di medici.
«Se la telemedicina, quindi, può aiutare a risolvere questi punti spinosi, ben venga». chiarisce il segretario Uil. In questi mesi di prima applicazione del progetto (cominciato a gennaio, con termine a dicembre 2024 per una durata di 24 mesi), a dire il vero però sono già emerse alcune criticità. Come spiegato in una lettera riportata nell’edizione di ieri, il segretario Alotti, infatti, ha segnalato il caso di una visita di fisioterapia tramite “medicina digitale”, ovvero online.
«Non si può effettuare una prima seduta tramite lo schermo di un computer – commenta Alotti – soprattutto per quanto riguarda un trattamento che comporta movimenti che lo specialista dovrebbe fare toccando con mano le reazioni muscolari del paziente. Se la medicina digitale può risolvere i problemi esistenti riducendo le liste d’attesa, questo può essere uno strumento accolto favorevolmente, ma se i presupposti sono quelli di visitare i pazienti online, non mi sembra la metodologia appropriata».
Il rischio di un’attuazione sanitaria del genere, secondo il segretario provinciale Uil, è che alla fine queste terapie vengano affidate a medici esterni, peggiorando la qualità del servizio nel tempo e cronicizzando le malattie. «I pazienti quindi, rinunciano al servizio sul territorio e preferiscono spostarsi verso Bolzano o Verona, con il rimborso della visita effettuato dalla Provincia. spiega Alotti Ma possono prendersela tutti mezza giornata o addirittura una giornata, solo per una visita? Direi di no. Quello che non va bene è che il cittadino, per avere tempi più veloci, come alternativa deve quindi andare a farsi visitare privatamente o munirsi di assistenza integrativa, ma così facendo si alimenta comunque la sanità privata. Bisogna cambiare le organizzazioni perché è cambiata la società. Io non sono contro la medicina digitale, è utile, ma a piccoli passi, solo per certi tipi di terapie e di controlli e se comporta evitare spostamenti e spese per essere efficiente, tanto meglio». Il fattore però più importante e spesso sottovalutato, secondo Alotti, è la comunicazione con la popolazione, che deve essere più capillare rispetto ad ora, con messaggi sui canali tv a diffusione provinciale o alla radio, in modo da spiegare e far comprendere ai cittadini cosa significa “medicina digitale” e a cosa vanno incontro, senza trovarsi davanti alla prescrizione di una visita online non sapendo come muoversi, soprattutto per quanto riguarda le persone fragili o gli anziani.
Ma la telemedicina non risolve tutto. Secondo il segretario provinciale Uil, l’azienda sanitaria trentina dovrebbe prendere in mano la gestione del personale e risolvere i problemi presenti da anni, ma anche allargare la fascia di apertura degli ambulatori al pomeriggio, attualmente gestito dal settore privato. «L’Azienda sanitaria, però, non disdegna questo tipo di funzione perché un terzo di quanto prendono i medici privati va nelle sue tasche. Problemi ci sono anche per quanto riguarda il pronto soccorso. Se il medico condotto lavora dal lunedì al venerdì, non risponde gli altri giorni, e i medici di guardia sono insufficienti, i pazienti cosa fanno? Vanno tutti al pronto soccorso, anche per problematiche di lieve entità, creando disagi e inutili ritardi» conclude Alotti.

 

 

Scarica il pdf: TRENTINO telemedicina ART 280423