04 dicembre 2019 – Trentino

Unicredit, dipendenti trentini in ansia per i tagli

Credito. Ieri l’annuncio dell’ad Mustier: via 500 sportelli e 8000 bancari entro il 2023.
In provincia 300 dipendenti e 37 filiali, molte piccole e in zone periferiche. L’allarme dei sindacati

TRENTO. L’annuncio che invero era nell’aria è arrivato ufficialmente ieri per bocca dell’amministratore delegato Jeanne Pierre Mustier: Unicredit ridurrà il personale di circa 8.000 unità nell’arco del piano 2020-2023 mentre l’ottimizzazione della rete di filiali porterà alla chiusura di circa 500 sportelli. Una mannaia sui costi dell’istituto di credito di Piazza Gae Aulenti a Milano, alle prese ormai da anni con un profondo piano di riassetto industriale passato anche per la cessione di alcuni importanti e storici asset, come la recente vendita della partecipazione in Mediobanca.
Unicredit in Trentino
L’annuncio della dirigenza ieri è stato accolto con preoccupazione in Trentino dove Unicredit conserva ancora una fitta rete di sportelli, frutto anche (e soprattutto) dell’acquisizione della storica Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Attualmente la banca milanese conta su 37 sportelli, molti dei quali ancora situati in comuni e zone periferiche del territorio. I dipendenti in provincia di Trento sono circa 300, con un’età media che comincia ormai ad essere abbastanza avanzata poiché da anni la banca, almeno in Trentino, non si è resa protagonista di assunzioni di giovani. Il precedente taglio di personale (complessivamente 26 mila dipendenti) non è stato infatti controbilanciato da un adeguato turn over. «Il risultato è che spiega Andrea Bort del sindacato Fabi molti dipendenti del Trentino rischiano di trovarsi potenzialmente coinvolti dai prospettati prepensionamenti e dunque la chiusura di filiali nella nostra provincia potrebbe risultare in proporzione assai pesante».
Osserva con attenzione la situazione in atto anche la Cisl del Trentino: «Ancora non conosciamo l’entità dei tagli regione per regione e quindi non possiamo esprimerci in modo compiuto» spiega Patrizia Amico, da qualche settimana in pensione ma per anni alla guida del comparto dei bancari. «Certo, il piano annunciato è molto pesante e per certi versi incomprensibile poiché vi si annuncia, assieme ai tagli di personale e filiali, la volontà di procedere ad una corposa distribuzione di dividendi. Come sempre il peso ricade sul personale, già ora sottoposto a pesanti carichi di lavoro. Con i prepensionamenti di così tanti dipendenti inevitabilmente chiuderanno gli sportelli più deboli e periferici e in questo senso il Trentino non parte certo da una situazione di vantaggio».
Il “no” dei sindacati
Ieri comunque non si è fatta attendere la presa di posizione dei sindacati che hanno diffuso un duro comunicato unitario a firma di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e UniSin: «Il sindacato ritiene che in Unicredit non ci siano esuberi di dipendenti, come testimoniano i crescenti carichi in termini operativi e di responsabilità che devono sopportare i lavoratori, e le numerose vertenze territoriali in tema di organici insufficienti ed il continuo ricorso a personale/consulenze esterne al Gruppo (My Agent). Non è credibile un così netto taglio degli organici, la maggior parte in Italia, che allontana oggettivamente l’azienda dall’economia reale del nostro Paese. Da tempo invece rivendichiamo la necessità che l’Azienda recuperi una visione di Banca al servizio dell’economia, peraltro in coerenza con la prospettiva che stiamo sostenendo come Organizzazioni Sindacali nel confronto con l’Abi per il rinnovo del Contratto Nazionale del credito. In considerazione di questa concomitanza e della portata del Piano industriale del Gruppo riteniamo indispensabile che la trattativa in base alle procedure contrattuali sulle ricadute del Piano stesso avvenga solo al termine del confronto per il rinnovo del Contratto Nazionale».

Scarica il pdf: Unicredit ART 041219