Università di Trento: si revisioni lo Statuto e si coinvolga il personale, i ricercatori e gli studenti nella “governance”.

4/7/2018

Si prova timore, ed una certa soggezione, ad intervenire  commentando l’inchiesta giudiziaria, peraltro in pieno svolgimento e sviluppo, abbattutasi sull’Università di Trento: vicenda che avrà comunque un suo corso e rispetto al merito della quale non si può fare altro che attendere gli esiti della  Magistratura.
Certo: non possiamo non esprimere anche delusione ed imbarazzo nel vedere andare in crisi e subire una perdita di credibilità importante, dopo il  mondo della cooperazione provinciale e del credito locale, anche l’Università di Trento, uno dei fiori all’occhiello della nostra autonomia e, come hanno affermato  diversi osservatori, uno dei motori più efficaci e propulsivo dello sviluppo del Trentino e della sua possibile avanzata “sprovincializzazione”.
E’ su questo aspetto, più politico, che intendiamo brevemente soffermarci per  aggiungere un altro elemento alle analisi e osservazioni che pochi commentatori finora si sono azzardati a fare.
L’elemento su cui la Uil vuole puntare l’attenzione è la evidente “autoreferenzialità” del mondo accademico trentino: una certa supponenza nel porsi nei confronti della società civile, accompagnata da un coinvolgimento ed una  forte reciproca accondiscendenza con la politica trentina. Una “sindrome da primi della classe”, che ha probabilmente comportato il venir meno del rispetto delle regole generali dell’amministrazione e della gestione dell’ateneo trentino.

Le risorse bene o male c’erano e ci sono, si trattava e si tratta solo di saltare tutta una serie di lacci e lacciuoli, burocratici ed amministrativi, che l’Università di Trento, prendendo a modello l’Università della California (su consiglio del 2010 del sempiterno professor Cipolletta), poteva benissimo evitare e superare, anche proprio in virtù di quella “autonomia” che la politica aveva “comprato” dallo Stato. Un’autonomia che, non si può negare, ha peraltro portato il nostro ateneo, meritatamente, in cima alle graduatorie: italiane ed europee.

Nei giorni scorsi i sindacati confederali CGIL,CISL e UIL dell’Università hanno scritto al Magnifico Rettore chiedendo l’inserimento dei rappresentanti dei lavoratori e di quelli dei ricercatori negli organi di governo dell’Università di Trento, al pari di quanto accade in tutti gli altri istituti universitari statali. Ciò a Trento non è più previsto dallo Statuto e dal Regolamento generale in vigore dal 2012, anno dell’ assunzione del nuovo ruolo  giuridico e di governo della Provincia Autonoma nell’Ateneo trentino.
La “Consulta del personale”, dove si sono relegate le rappresentanze del personale Tecnico e Amministrativo ha man mano perso importanza, marcando una tale lontananza dalle stanze del potere, tanto da non essere stata più nemmeno rinnovata. Probabilmente proprio anche il malessere del personale e lo scollamento tra componente accademica ed amministrativa, anzi l’esclusione di questo soggetto dalla “governance”, è stata concausa del clima che ha portato alla segnalazione, fuori dal mondo accademico, di metodi e informazioni su comportamenti unilaterali, a rischio di illegittimità e  appunto, autoreferenziali nell’amministrazione e gestione spicciola dell’Ateneo.

È necessario, quindi, in vista della formazione e nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione e della revisione dello Statuto e Regolamento generale, proprio a bufera giudiziaria in corso e, fra l’altro, con la ventilata ipotesi di passaggio anche del personale Tecnico e Amministrativo dell’Università nei ruoli della Provincia Autonoma di Trento, sia tempestivamente disposto il reintegro delle rappresentanze dei lavoratori, come quello degli studenti, negli organismi di governo dell’Ateneo. Questa la richiesta, a gran voce (anche se forse unica voce nel deserto), della UIL del Trentino.
Una richiesta legittima, forse utile anche a cercare di eliminare quell’opacità che l’autoreferenzialità del mondo accademico e della politica autonomistica trentini hanno creato e di cui probabilmente ora l’Università di Trento paga pegno.
Segretario Generale
Uil Trentino
W.Alotti

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