24 febbraio 2021 – l’Adige

Uomini contro la violenza «Il problema siamo noi»

L’appello firmato da politici come Fugatti e Rossi, sindaci come Ianeselli, imprenditori come Manzana, intellettuali come Ferrandi, sindacalisti come Grosselli e Alotti, religiosi come don Bettega

Di fronte all’ennesimo femminicidio, a dire basta alla violenza maschile sulle donne questa volta sono altri uomini. Nata come atto spontaneo di ribellione morale contro l’ennesimo omicidio maschile contro una donna. quello della 42enne Deborah Saltori ad opera di Lorenzo Cattoni, l’indignazione di molti uomini trentini si è trasformata nella volontà di fare qualcosa per contrastare una cultura violenta che miete vittime tra le donne. E quel qualcosa è un appello firmato da politici di entrambi gli schieramenti, sindacalisti, intellettuali religiosi. Fianco a fianco troviamo ad esempio la firma di Maurizio Fugatti, presidente della Provincia, Ugo Rossi, suo predecessore, Andrea Grosselli, segretario provinciale della Cgil e Walter Alotti, segretario provinciale della Uil, Luca Oliver presidente delle Acli, i sindaci Franco Ianeselli di Trento e Francesco Valduga di Rovereto, Roberto Oss Emer di Pergine, il rettore uscente Paolo Collini, il presidente di Confindustria Fausto Manzana, intellettuali come Beppe Ferrandi. E ancora il presidente della Cooperazione Roberto Simoni.
Ecco uno stralcio del testo che sarà pubblicato su change.org a breve. «La violenza contro le donne non è una questione che riguarda altri. È un problema di noi uomini. È ora di prenderne atto. Riguarda mariti ed ex mariti, compagni che non lo sono più, parenti e amici che si rivelano aguzzini. Maschi incapaci di gestire la frustrazione di un abbandono, di accettare la libertà delle donne, di convivere con l’autonomia femminile e che senza alcuna giustificazione insultano, aggrediscono, picchiano, uccidono» si legge nell’appello.
«E non ci si può giustificare con l’incapacità di controllare la rabbia. Il problema è molto più profondo e affonda le sue radici in una società e in una cultura in cui
la prevaricazione maschile, l’asimmetria della relazione, l’assenza della parità di genere sono fenomeni socialmente accettati. Siamo noi uomini gli attori di comunità che ancora oggi non riconoscono l’uguaglianza e la pari dignità tra uomini e donne» si legge. «La brutale uccisione di Deborah, ammazzata dall’ex compagno, è solo l’ultima in un elenco drammatico di violenza di fronte a cui dobbiamo sentirci chiamati in causa in prima persona. E non bastano più parole di circostanza. Dobbiamo sentirci responsabili di non aver educato i nostri figli alla cultura del rispetto e non aver sostenuto le nostre figlie, amiche, compagne nella loro lotta per l’uguaglianza, per essere rimasti in silenzio di fronte a parole e azioni che feriscono e uccidono» si legge ancora. «Noi uomini, mariti, figli, padri, giovani e anziani, siamo chiamati ad una netta assunzione di responsabilità pubblica, una presa di coscienza e un’azione a fianco di tutte le donne per costruire da oggi, ciascuno di noi nella propria dimensione privata e nell’esercizio del proprio ruolo sociale, una società trentina che condanna la violenza di genere» continua l’appello. Per chiudersi con «le nostre mani non siano più armi, ma strumenti per costruire una società in cui la parità e il rispetto tra i generi diventino realtà ogni giorno».
Le firme sono di Walter Alotti, Andrea Grosselli, Roberto Simoni, Giuseppe Bertolini, Franco Ianeselli, Paolo Silvestri, Alessandro Betta, Andrea La Malfa, Alex Marini, Giorgio Tonini, don Cristiano Bettega, Fausto Manzana, Francesco Valduga, Michele Bezzi, Andrea Miniucchi, Paolo Zanella, Piergiorgio Bortolotti, Luca Oliver, Luca Zeni, Mario Bortot, Alessandro Olivi, Matteo Borzaga, Roberto Oss Emer, Paolo Collini, Enrico Paissan, Emanuele Corn, Massimiliano Pilati, Lorenzo De Preto, Carlo Plotegher, Beppe Ferrandi, Mauro Previdi, Maurizio Fugatti e Ugo Rossi.

Scarica il pdf: ADIGE femminicidi ART 240221