27 dicembre 2018 – Corriere del Trentino

 Vertenza Sait, sindacati ottimisti

Integrativo, si valuta il 50% «fisso» Il consorzio propone un meccanismo basato sul livello dell’inquadramento

L’incontro della vigilia di Natale fra Sait e sindacati sembra aver posto le basi per un possibile accordo sull’integrativo. Dopo quattro giorni di sciopero — messi in atto da una forza lavoro ancora tramortita dagli 80 licenziamenti di aprile — il consorzio delle coop di consumo ha proposto un meccanismo che prevede la difesa di circa una metà di integrativo fisso. «Mi sembra che stiamo andando nel verso giusto» commenta Walter Largher, segretario regionale Uiltucs. Prossimi appuntamenti: il 4 gennaio confronto con i delegati, per interpretare in modo chiaro la complessa proposta, il 9 ritorno in trattativa. Se tutto va bene il 10 è possibile una nuova assemblea con i dipendenti. Tappe forzate, per cercare di evitare che la prima busta paga dell’anno, quella di gennaio liquidata il 10 febbraio, sia priva dell’integrativo (essendo in vigore la disdetta) e sia costituita solo dalla retribuzione del contratto nazionale.
Alla fine di settembre la disdetta unilaterale del contratto integrativo aveva creato molto scompiglio: dopo gli scioperi era calato il gelo nella trattativa, fino alla ripresa dei contatti sotto le feste natalizie. «La società ci ha proposto di mantenere una parte del fisso — fa sapere Largher —, proposta che noi abbiamo chiesto ci venisse fornita in forma scritta. È tutta da valutare e verificare. Ciò non toglie che è stata colta una nostra richiesta». I sindacati adesso vogliono procedere con i piedi di piombo, «si sono resi disponibili anche ad innalzare la parte premiante. Non so se riusciremo a raggiungere un accordo prima della busta paga del mese di gennaio — aggiunge Largher —, ma di sicuro la trattativa è più costruttiva».
«Il sistema è complesso — conviene Lamberto Avanzo, segretario della Fisascat Cisl —. In linea di massima ci potrà essere un 50% di fisso su circa 3.000 euro lordi di integrativo annuale. Questa parte fissa sarà spalmata su più livelli, nel senso che quelli più bassi, il quarto e il quinto livello, avranno una quota fissa più importante; mentre i livelli più alti, vale a dire il terzo, secondo, primo e i quadri, saranno più sbilanciati sulla parte variabile. L’idea è di legare maggiormente ai risultati le mansioni più elevate. Nel complesso comunque l’impatto della parte fissa dovrebbe confermarsi sul 40-50%. Il fatto nuo TRENTO L’incontro della vigilia di Natale fra Sait e sindacati sembra aver posto le basi per un possibile accordo sull’integrativo. Dopo quattro giorni di sciopero — messi in atto da una forza lavoro ancora tramortita dagli 80 licenziamenti di aprile — il consorzio delle coop di consumo ha proposto un meccanismo che prevede la difesa di circa una metà di integrativo fisso. «Mi sembra che stiamo andando nel verso giusto» commenta Walter Largher, segretario regionale Uiltucs. Prossimi appuntamenti: il 4 gennaio confronto con i delegati, per interpretare in modo chiaro la complessa proposta, il 9 ritorno in trattativa. Se tutto va bene il 10 è possibile una nuova assemblea con i dipendenti. Tappe forzate, per cercare di evitare che la prima busta paga dell’anno, quella di gennaio liquidata il 10 febbraio, sia priva dell’integrativo (essendo in vigore la disdetta) e sia costituita solo dalla retribuzione del contratto nazionale.
Alla fine di settembre la disdetta unilaterale del contratto integrativo aveva creato molto scompiglio: dopo gli scioperi era calato il gelo nella trattativa, fino alla ripresa dei contatti sotto le feste natalizie. «La società ci ha proposto di mantenere una parte del fisso — fa sapere Largher —, proposta che noi abbiamo chiesto ci venisse fornita in forma scritta. È tutta da valutare e verificare. Ciò non toglie che è stata colta una nostra richiesta». I sindacati adesso vogliono procedere con i piedi di piombo, «si sono resi disponibili anche ad innalzare la parte premiante. Non so se riusciremo a raggiungere un accordo prima della busta paga del mese di gennaio — aggiunge Largher —, ma di sicuro la trattativa è più costruttiva».
«Il sistema è complesso — conviene Lamberto Avanzo, segretario della Fisascat Cisl —. In linea di massima ci potrà essere un 50% di fisso su circa 3.000 euro lordi di integrativo annuale. Questa parte fissa sarà spalmata su più livelli, nel senso che quelli più bassi, il quarto e il quinto livello, avranno una quota fissa più importante; mentre i livelli più alti, vale a dire il terzo, secondo, primo e i quadri, saranno più sbilanciati sulla parte variabile. L’idea è di legare maggiormente ai risultati le mansioni più elevate. Nel complesso comunque l’impatto della parte fissa dovrebbe confermarsi sul 40-50%. Il fatto nuovo — prosegue Avanzo — è che le misure saranno quasi individuali, legate alle retribuzioni del singolo». Spariscono invece le distinzioni fra magazzino, impiegati e negozi, i tre settori in cui sono divisi i 480 dipendenti, fatto che permetterebbe ad esempio ai magazzinieri di riguadagnare la parte fissa, ultimamente sacrificata a favore di obiettivi variabili «difficili da raggiungere».
Nell’incontro con i vertici del Sait, c’è stato posto anche per la questione superstore.Trento sviluppo, la società partecipata al 50% da Sait e da Alleanza 3.0 (Coop Italia) sta cercando una soluzione per rilanciare i due superstore di Trento e Rovereto, oltre che la proprietà immobiliare del negozio di Riva del Garda al Blue Garden. «Ci hanno spiegato — riprende il segretario della Fisascat Cisl — che al momento non è stato sottoscritto niente. Assieme ad Alleanza 3.0 si dovrà decidere innanzitutto chi è il proprietario, poi si capirà come gestire il resto. Il Sait ci ha detto che ha ricevuto altre richieste, oltre a quella di Despar, in particolare da fuori provincia. Alleanza 3.0 si sta riorganizzando al centro sud, dove ha bilanci complicati. Ho l’impressione che lascerà Trento sviluppo al Sait e poi arriveranno le decisioni. E credo che sarà una cosa immediata, già da fine gennaio si deciderà su tutto il pacchetto».

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