Il welfare è volano per lo sviluppo.

Cgil Cisl Uil del Trentino: rispetto per i lavoratori del Progettone

 

Dichiarazioni dei segretari generali Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti

 

Sul Progettone il presidente di Confindustria sbaglia. Non solo negli ultimi anni non ci sono stati quegli aumenti salariali di cui parla il presidente Zobele, ma è stato rinnovato un contratto molto difficile che non ha intaccato il potere d’acquisto degli operatori e ha risposto alla crisi ampliando il numero di persone che potevano accedere a questa misura, perché la crisi ha inciso pesantemente sul mondo del lavoro anche in Trentino e ha chiesto non pochi sacrifici ai lavoratori. A questi sacrifici e a questa responsabilità va riconosciuto il giusto rispetto.

Sarebbe, poi, singolare non ricordare che è anche grazie ad uno strumento come il Progettone, invidiato da molte realtà a livello nazionale ed europeo, che abbiamo gestito la crisi: i tanti addetti licenziati anche dalle industrie, quelli più anziani, hanno trovato nel Progettone un’occupazione che li accompagna alla pensione, nel rispetto della loro dignità e favorendo la tenuta sociale della nostra comunità. Questo fa bene ai lavoratori, ma anche alle imprese e non va mai dimenticato.

Concordiamo sulla necessità di rafforzare le misure di formazione e riqualificazione dei licenziati proprio nell’ottica di favorire il loro reingresso sul mercato del lavoro. Come sindacati trentini lo sosteniamo da anni. Se Confindustria vuole impegnarsi di più su questo fronte, allora è opportuno che alle prese di posizione verbali faccia seguire i fatti. L’articolazione territoriale di Fondimpresa, fondo per la formazione continua gestito da Industriali e sindacati, è un’esperienza molto positiva.

Se si vuole rafforzare ulteriormente la formazione allora Confindustria potrebbe aderire pienamente al Fondo trentino di Solidarietà che ha tra i suoi obiettivi anche quello di sostenere l’apprendimento permanente. E’ difficile pensare che il nostro tessuto economico possa reagire al cambiamento tecnologico se non si investe nella formazione degli addetti.

E’ ora, infine, di superare anche il pregiudizio sugli strumenti di sostegno al reddito per i disoccupati: questi interventi grazie all’impegno del sindacato, sono costruiti sul principio di condizionalità, cioè prevedono che la persona senza lavoro si attivi. Ed è così proprio perché crediamo che non è con l’assistenzialismo che si risolvono i problemi.

Al di là di queste doverose precisazioni abbiamo sempre sostenuto che il welfare trentino è un cantiere in divenire, che necessita di continui aggiornamenti e miglioramenti. In questa logica stiamo lavorando alla creazione di un osservatorio sui fabbisogni delle imprese, misura proposta da Cgil Cisl Uil e prevista finalmente dalla legge. Perché uno strumento di questo tipo abbia forza anche Confindustria deve farsi parte attiva, andando oltre il solito ritornello che le imprese non trovano le figure professionali di cui hanno bisogno. Questo è possibile se cominciano a dire quali sono i profili di cui hanno bisogno per costruire percorsi formativi realmente efficaci. Il tutto senza dimenticare che ci muoviamo in un mercato del lavoro che ha una dimensione europea, soprattutto per molti dei nostri giovani che hanno elevate competenze. Il che significa che se fuori dai nostri confini trovano proposte economicamente e professionalmente migliori vanno all’estero. Ed è giusto così. Sta al tessuto imprenditoriale locale avere proposte all’altezza non solo di questi giovani trentini, ma dei giovani europei.

Per noi sono queste le priorità su cui puntare più che limitarsi a chiedere nuove strade. Non siamo contro il rafforzamento delle infrastrutture, ma non crediamo che queste siano l’unica priorità per un Trentino moderno e “non isolato”. E’ se veramente c’è un’opera strategica per il nostro territorio, quell’opera è il tunnel del Brennero.

L’isolamento non si contrasta certo favorendo visioni protezionistiche e autoreferenziali che farebbero tornare il nostro territorio in una situazione di marginalità come sta già accadendo al resto del Paese.

Allo stesso modo non possiamo pensare che la sfida per la competitività si giochi sulla riduzione delle tasse. Dagli Industriali ci aspettiamo qualcosa in più che la solita lista della spesa da presentare alla nuova giunta provinciale. Anche gli incentivi ben vengano se servono ad innovare l’organizzazione del lavoro e a ricercare nuovi mercati, non solo ad alleggerire i bilanci. Siamo il territorio con una tra le più basse pressioni fiscale sulle imprese.

Non si corra, allora, l’errore di riposizionarsi di fronte alla nuova maggioranza, per ottenere qualche vantaggio in più per i propri associati, perdendo di vista l’obiettivo di un Trentino economicamente più forte e socialmente più coeso.

 

 

Trento, 3 dicembre 2018

 

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