02 ottobre 2019 – Trentino

Abolire il bonus di merito ai docenti? Scuola divisa

È uno dei pilastri della «Buona scuola» di renziana memoria, ma il ministro targato 5 Stelle Lorenzo Fioramonti vuole mandare in pensione il bonus merito, quello che da noi si chiama «valorizzazione del merito», ovvero un premio economico assegnato dai dirigenti scolastici ai docenti in base al loro impegno su particolari progetti che possono essere didattici o anche di coordinamento. Da far notare subito il fatto che non si tratti di somme iperboliche. Il fondo è di istituto e la sua entità è basata sul numero di docenti. Gli istituti più grandi hanno a disposizione circa 30 mila euro e sta al dirigente scegliere se distribuirli a pochi docenti, dando così somme più consistenti, oppure se dare di meno ma a più insegnanti. Questo comporta differenze notevoli. L’anno scorso c’è stato anche chi, come un docente del Prati, ha preso 2865 euro lordi o come un docente del Pilati di Cles che ha preso 2471 euro. Ma la media era di poche centinaia di euro a testa. Per non parlare dei tanti che non hanno preso neanche un euro.
Da più parti il bonus era stato criticato perché considerato poco trasparente, con i sindacati, come spiegano Cinzia Mazzacca della Cgil e Pietro Difiore della Uil, che hanno sempre chiesto che vengano messi nel contratto criteri oggettivi di assegnazione. Ora arriva il ministro che spiega come l’unico criterio valido sia l’anzianità. In un’intervista Fioramonti ha spiegato di essere «contrario all’idea che la scuola debba incentivare comportamenti che sono parte dell’insegnamento. I bonus perché si fa qualcosa di più temo che abbiano esattamente l’effetto opposto».
In seno al Comitato di valutazione del sistema scolastico trentino si sta avviando un dibattito su questo tema. L’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti (Lega) è per migliorare il sistema attuale, ma senza abbandonarlo: «Sono contrario ad assegnare il bonus in base solo all’anzianità di servizio come vorrebbe il ministro. Ci devono essere degli elementi legati al merito. L’attuale sistema può anche aver mostrato qualche criticità e dobbiamo stabilire dei criteri oggettivi, ma legati al merito degli insegnanti».
Dal lato docenti, però, sono in molti a sostenere che il bonus si trasforma in un premio poco trasparente. Giovanni Ceschi insegna greco e latino al Prati e da tempo ha aperto un dibattito a partire dalla sua pagina Facebook: «Altro che merito: il bonus è un iniquo e divisivo strumento di potere. Qualcuno osserva che la destinazione delle risorse del bonus a cascata sulla retribuzione tabellare dei docenti avrebbe incidenza esigua (poche decine di euro mensili?). Proprio questo dimostra che l’idea era quella di dividere il corpo docenti, tentando di comprare i più “integrati”, e di farlo pure a basso costo. Speriamo che il Trentino non intenda differenziarsi nel mantenerlo».
Stefano Kirchner, dirigente del liceo delle scienze umane Rosmini Però non è d’accordo: «La valorizzazione del merito è l’unico modo che ho per riconoscere l’impegno dei docenti che lavorano su progetti didattici speciali, sull’innovazione e anche su progetti organizzativi che richiedono molte ore di lavoroIo ho 30 mila euro a disposizione e li ha distribuiti tra il 40% degli insegnanti. Alla fine non sono molti». Paolo Pendenza, presidente dell’associazione presidi, è della stessa opinione: «Il bonus serve per riconoscere l’impegno ulteriore di alcuni docenti che si spendono oltre all’orario cattedra. L’unico modo che abbiamo per premiare questo impegno».

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