01 agosto 2019 – Trentino, Corriere del Trentino

 Assegni familiari nel reddito, nuove regole non retroattive. Ieri vertice Inps-sindacati. Dal 18 luglio le prestazioni saranno contate come redditi Ma l’istituto ha chiarito che sotto i 1.032 euro all’anno l’assegno non va dichiarato

Assegni al nucleo familiare (Anf) a rischio decurtazione per centinaia di altoatesini e altrettanti trentini. Colpa di una recente comunicazione interna dell’Inps, la quale impone che nei modelli di richiesta dell’Anf vengano considerati come reddito anche i diversi assegni sociali di varia natura, regionali e provinciali, già percepiti dal richiedente. L’Inps la chiama rimodulazione, i sindacati regionali la chiamano invece senza mezzi termini decurtazione. E qualcuno rischia addirittura di perdere l’assegno. Per questo, nel corso della mattinata di ieri alla sede bolzanina dell’Istituto nazionale previdenza sociale si è tenuto un tavolo tecnico fra i sindacati regionali e i vertici dell’Inps, per tentare di trovare una soluzione. Se non arriverà come auspicano i sindacati, si dovrà tentare la via politica.
La questione, ammettono gli stessi sindacalisti, è estremamente complessa ma ieri qualche spiraglio si è aperto. L’Inps regionale ha infatti chiarito alcuni punti nodali. Il primo riguarda il rischio di retroattività: «La direzione regionale Inps spiega una nota di Cgil, Cisl, Uil e Acli ha rassicurato che le nuove regole sull’obbligo di dichiarare le prestazioni sociali locali valgono a partire dal 19 luglio, non ci saranno dunque controlli sul passato né le famiglie che hanno percepito il vecchio reddito di garanzia o il vecchio assegno regionale al nucleo familiare dovranno temere richieste di restituzione dell’Anf statale. Inoltre i funzionari dell’Inps hanno chiarito in maniera definitiva che le provvidenze locali per il sostegno economico contro la povertà o a supporto delle famiglie con figli come l’assegno unico trentino, non devono essere dichiarate ai fini della richiesta di assegni familiari statali se non superano la soglia di 1.032 euro l’anno. In sostanza chi ha un assegno unico non condizionato fino ad 86 euro al mese non vedrà ridotto il proprio assegno familiare. Il problema è che una volta superata quella soglia va dichiarato tutto e sono probabilmente qualche migliaia anche in Trentino le famiglie che percepiscono benefici pubblici più alti della soglia e quindi rischiano una decurtazione dell’Anf».
In questo quadro resta l’enorme problema di gestire la situazione dei nuclei più numerosi o più poveri, le cui provvidenze superano la soglia di non dichiarabilità. «Potrebbero diverse migliaia di famiglie che proprio perché hanno redditi più bassi o un numero maggiore di figli hanno diritto a prestazioni più generose dal welfare regionale – dicono Andrea Grosselli, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi delle tre confederazioni con Luca Oliver delle Acli -. Questi soggetti subiranno un ingiusto taglio dell’importo statale. A questo punto è urgente che la Giunta Fugatti si faccia finalmente carico di questa situazione, coordinandosi con la Provincia di Bolzano al fine di arrivare alla definizione o di un accordo specifico con il Ministero del Lavoro o approvando una legge ad hoc che tuteli queste situazioni».
Cgil Cisl Uil del Trentino e Acli esprimono comunque soddisfazione per l’esito dell’incontro di questa mattina a Bolzano a cui ha preso parte il vicedirettore regionale vicario Claudio Floriddia insieme ai funzionari delle direzioni provinciali di Trento e Bolzano.

 

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