26 agosto 2017 – Corriere del Trentino

Bilancio, Collini apre agli studenti

«Favorevole, ma già in parte si fa» Gli universitari interverrebbero sul 2% delle tasse. Sui fondi risparmiati: «Reimpiegati»

L’abolizione dei premi di merito, in cantiere dai tempi della Rettrice Daria de Pretis, andrà a compimento nel 2022. Intanto l’erogazione è già diminuita, e continuerà con questa tendenza fino a raggiungere lo zero. I fondi risparmiati saranno destinati alla valorizzazione di altri servizi allo studio.E i rappresentanti degli studenti, i primi interlocutori della questione, si sono offerti di decidere — insieme all’ateneo — i settori su cui indirizzare la spesa.

Come accoglie questa proposta, Rettore Collini?

«Sono favorevole. È una cosa che facciamo informalmente già da qualche anno, anche se non abbiamo un tavolo statutario predisposto a questo. Negli ultimi anni abbiamo dimostrato di dar ascolto alla rappresentanza studentesca, e la mobility card ne è la prova: è nata da una richiesta degli universitari che noi abbiamo raccolto e aiutato a realizzare. Se volessimo ufficializzare il processo di codecisione, il comitato paritetico sarebbe il luogo adatto ad accoglierlo».

Gli universitari vorrebbero seguire l’esempio dell’Ateneo di Lecce, che affida agli studenti la facoltà di decidete sull’impiego del 2% dei proventi delle tasse universitarie. Le sembra fattibile?

«Se si tratta di una cifra analoga a quella consentita dall’università salentina, possiamo dire di essere già parte di questo circolo virtuoso. Infatti, in passato, la decisione degli studenti c’è stata su quote ben superiori al 2% (nella nostra università equivalente a circa 300.000 euro): trasformando in percentuale il costo di un milione e mezzo di euro, sostenuto dall’ateneo per la tessera di libera circolazione — che, come ho detto pocanzi, è stata proposta e fortemente voluta dai rappresentanti degli studenti—, scopriamo che equivale al 10% delle tasse

pagate dagli studenti».

Per quale motivo avete deciso di abolire i premi di merito?

«L’accresciuta consapevolezza che il sistema di premi post laurea generava più malcontento che piacere, ha portato studenti e ateneo a decidere in questa direzione. Vi era innanzitutto poca conoscenza dell’esistenza del premio, così come era difficile definire il livello di performance da ottenere per risultare tra i premiati. Qualcuno ha anche cominciato a mettere in dubbio l’equità del metodo di selezione (ne sono nati addirittura alcuni contenziosi)».

I fondi «risparmiati» sono stati reimpiegati a vantaggio degli studenti?

«Certamente. Ad oggi, sono stati investiti nel settore della formazione linguistica, come nella mobilità internazionale (quasi un milione di euro) e per prolungare le aperture delle aule studio (10 mila euro circa). Ma la spesa più importante è stata destinata alla mobility card, costata un milione e mezzo all’Ateneo di Trento».

In un comunicato di ieri, la Uil accoglie di buon grado l’abolizione dei premi di merito, ma il Segretario Generale Walter Alotti invita gli studenti a «monitorare la situazione, accertandosi che le risorse vengano reindirizzate, ma non assottigliate». È lecita la preoccupazione del sindacato?

«Siamo intenzionati a focalizzare questi fondi su servizi a vantaggio degli studenti. Tuttavia, non posso mettere la mano sul fuoco, se non per i prossimi due o tre anni; il resto dipenderà dai tagli nazionali all’istruzione superiore, ai quali il bilancio d’ateneo dovrà adattarsi».

Cambiando argomento, potrebbe fare un commento sul gran numero di studenti che giovedì ha partecipato ai test d’ingresso?

«Che 2.800 studenti (cifra superiore agli anni scorsi ndr) si siano messi in gioco per provare ad entrare nel nostro ateneo, è motivo di vanto: significa che l’università attrae e si è fatta un nome a livello nazionale. Siamo soddisfatti».

Scarica il pdf: università ART 260817