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“IMMIGRAZIONE ED EDILIZIA A 31 ANNI DAL TRAGICO SBARCO DEI 20000 PRIMI IMMIGRATI ALBANESI DELLA “VLORA”
TRENTO, 9 AGOSTO 2022
COMUNICATO STAMPA
La Feneal Uil del Trentino-Alto Adige Südtirol ricorda oggi lo sbarco al porto di Bari della nave mercantile “Vlora” che l’8 agosto del 1991 portò in Italia ventimila cittadini albanesi alla ricerca di migliori condizioni di vita, dopo il crollo della dittatura comunista, una delle più repressive e spietate del blocco orientale. A distanza di più di vent’anni da quei fatti, documentati da foto che sono rimaste nell’immaginario collettivo, non possiamo che riconoscere con gratitudine il grande apporto che i lavoratori di albanesi, di prima e seconda generazione, hanno dato all’economia del nostro Paese e del Trentino. In particolare, nel settore edile dove, anche oggi, la nazionalità albanese è quella dominante tra i lavoratori stranieri iscritti in Cassa edile a Trento con più di 1.100 operai registrati.
Con lo sbarco della “Vlora” l’opinione pubblica italiana si è confrontata per la prima volta in modo drammatico e confuso con i primi flussi migratori. Una novità per un Paese storicamente esportatore di manodopera come l’Italia del tempo.
Purtroppo, ad ogni tornata elettorale, il fenomeno migratorio torna ad essere al centro della speculazione politica. Nel marketing politico elettorale, alla conquista del voto di un ceto medio e operaio sempre più impoverito dalla perdita di potere d’acquisto dei salari e dall’aumento dell’inflazione e delle bollette dell’energia, c’è ancora chi soffia sul fuoco della retorica antimmigrazione. Una retorica che la Feneal UIL Trentino-Alto Adige Südtirol respinge con forza.
È evidente a tutti, soprattutto agli imprenditori, come, senza l’apporto dei lavoratori di origine straniera, l’intero settore edile sarebbe destinato al collasso.
Attualmente i lavoratori edili di origine straniera registrati in Cassa edile sono 4.658: il 41% di tutti i lavoratori iscritti nell’ente bilaterale edile, con provenienze da 78 Paesi e una crescita rispetto all’anno precedente del 20%.
Anche per questo, la Feneal Uil Trentino-Alto Adige Südtirol invita il mondo della politica trentina ad un nuovo approccio con lavoratori e futuri cittadini trentini di origine straniera che, come tali -anche per la durezza del lavoro edile- meritano rispetto e considerazione.
Per la Feneal Uil Trentino-Alto Adige Südtirol
Matteo Salvetti
Scarica il pdf: COMUNICATO STAMPA FENEAL UIL TRENTINO ALTO ADIGE SUDTIROL ALBANE SI IN ITALIA

Corso Agente Forestale PAT
La UIL Fpl EE.LL. del Trentino, dato il concorso pubblico per n. 20 posti a tempo indeterminato di AGENTE FORESTALE del corpo Forestale della PAT bandito dalla Provincia Autonoma di Trento:
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Covid. Anche agli asintomatici in isolamento deve essere garantito il trattamento di malattia. Cgil Cisl Uil contestano l’interpretazione secondo cui chi è confinato a casa per un tampone positivo possa restare senza retribuzione
Anche in Trentino sono diverse le segnalazioni di lavoratrici e lavoratori affetti da Covid-19 che denunciano il mancato riconoscimento da parte dell’Inps dell’indennità di malattia in quanto asintomatici. Nelle settimane scorse le organizzazioni sindacali avevano sollevato la questione all’interno del Comitato Provinciale Inps sollecitando una risposta chiara da parte dell’Istituto a livello statale. Ora la questione ha assunto una dimensione nazionale in quanto le confederazioni Cgil Cisl Uil sono intervenute direttamente all’Istituto di via Ciro il Grande.
“Si tratta di un’interpretazione indebitamente restrittiva – spiegano Manuela Faggioni, Michele Bezzi e Walter Alotti per Cgil Cisl Uil del Trentino -. Infatti l’attuale normativa, ancora oggi, impone l’isolamento ai soggetti contagiati. Il mancato riconoscimento dell’indennità di malattia è perciò un grave danno per le lavoratrici e i lavoratori affetti da Covid-19”.
Infatti per coloro che sono positivi al Covid-19, grava comunque ex lege l’obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione o dimora e di assentarsi dal luogo di lavoro; in relazione a tale circostanza, con l’art. 26, d.l. n. 18/2020, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, veniva disposto che fino al 31 dicembre 2021 il periodo trascorso dai lavoratori dipendenti del settore privato in quarantena, con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, è equiparato a malattia ai fini del trattamento economico previsto dalla normativa di riferimento e non è computabile ai fini del periodo di comporto. A partire dal 1° gennaio 2022, però, l’assenza dal lavoro per quarantena, anche dei lavoratori risultati positivi al Covid-19 ma asintomatici, pur continuando ad essere imposta dalla legge per motivi cautelari, di tutela della salute collettiva e di protezione dei terzi, non è più indennizzata dall’INPS, essendo venuta meno, secondo l’interpretazione fatta valere dall’Istituto, l’espressa equiparazione con la malattia ordinaria.
“Contestiamo la tesi restrittiva dell’INPS – incalzano i sindacalisti – perché basata su una stretta adesione alla previsione letterale della norma, senza considerare, inoltre, la giurisprudenza che in questi anni si è consolidata su questo tema. La posizione dell’INPS è fondata sulla nozione di malattia indebitamente restrittiva, che da tempo è stata superata dalla giurisprudenza di legittimità”. Infatti, la Corte Cassazione, con varie pronunce risalenti agli anni ’80, ben compendiate dalla sentenza n. 7767 del 1987, ha ridisegnato il confine della malattia indennizzabile in riferimento alla effettiva incidenza della situazione prevista dalla legge sulle mansioni normalmente svolte dal lavoratore.
“La malattia Covid-19 – concludono Faggioni, Bezzi e Alotti – sia essa con sintomi o senza sintomi, deve essere trattata come qualsiasi altra malattia. Non possiamo assolutamente permettere che ai lavoratori e alle lavoratrici, sottoposti al regime di isolamento, venga decurtato il loro stipendio”.
A questo proposito le confederazioni a livello nazionale si sono già mosse per contestare formalmente la posizione dell’Istituto aprendo un’l’interlocuzione diretta con il Ministero del Lavoro, per superare tale criticità, che sta determinando e determinerà delle ripercussioni non solo dal punto di vista economico per le lavoratrici e i lavoratori, ma, anche, legate alle misure di tutela strettamente correlate alla pandemia, tutt’altro che superata.
Trento, 5 agosto 2022






Assegno unico Inps. Buona la risposta delle famiglie anche in Trentino. Per Cgil Cisl Uil ora bisogna agire sul rafforzamento del welfare per le famiglie, a partire dall’adeguamento strutturale dell’assegno provinciale al costo della vita. Per la natalità servono servizi, non lotterie
“Il dato Inps sulle domande di assegno unico universale presentate in Trentino a giugno è in linea con le aspettative e testimonia la buona risposta delle famiglie al nuovo strumento di sostegno a favore dei nuclei con figli fino a 21 anni. Sicuramente durante l’anno le domande cresceranno ulteriormente, superando i 55mila nuclei coperti dalla misura statale. Ora è tempo di rafforzare i sostegni alla natalità con politiche maggiormente integrate tra gli interventi Inps e quelli provinciali”.
I segretari generali di Cgil Cisl Uil commentano così i dati pubblicati oggi dall’Inps sulle domande di Assegno unico universale, la nuova misura statale che ha di fatto messo in naftalina detrazioni per i figli minori e assegno al nucleo familiare e rilanciano sul fronte provinciale chiedendo nuovi investimenti sulle famiglie.
“In primo luogo – incalzano Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti – va mutuato, a partire dal prossimo anno, il meccanismo di indicizzazione al costo della vita. L’assegno unico provinciale non prevede lo stesso automatismo e con l’inflazione che sfiora il 10% senza un adeguamento strutturale il valore reale dei sostegni provinciale si riduce drasticamente”.
Per i sindacati poi bisogna investire di più sui servizi educativi e di conciliazione. “La Provincia di Trento ha già oggi un buon livello di copertura di posti negli asili nido. Ma si può fare molto di più. L’obiettivo dovrebbe essere quello di garantire un posto nei nidi ad almeno il 60% dei bambini in ogni territorio della provincia”.
Ora però la Provincia deve battere un colpo. “Non si possono fare le politiche per la famiglia sotto forma di lotteria come è accaduto per il nuovo sostegno alle giovani coppie. Servono interventi strutturali e universali. Alla Giunta Fugatti abbiamo avanzato una serie di proposte. Ma finora nessuna di queste è stata né discussa, né accolta”.
4 agosto 2022