31 maggio 2022 – l’Adige

Docenti precari, si sciopera

Un presidio importante quello organizzato ieri da Uil Scuola Trentino e Delsa, i due sindacati che fuori dal Commissariato del Governo hanno richiesto e ottenuto un confronto con il dirigente Gianfranco Bernabei. Ed anche una partecipazione abbastanza sostenuta da parte degli insegnanti allo sciopero (proclamato a livello nazionale da tutte le sigle sindacali), come testimoniato dai primi dati comunicati in serata anche se, ha sottolineato il responsabile del dipartimento istruzione Roberto Ceccato, quelli definitivi arriveranno solo nella giornata di oggi: «Diciamo che il campione più rappresentativo è senza dubbio quello delle strutture d’infanzia, dove l’80% ci ha comunicato i dati: siamo attorno a un’adesione del 10%, anche se sono convinto che in questo settore la manifestazione è stata meno sentita. Abbastanza strana invece la situazione nelle scuole, dove nonostante un’adesione media del 10% ho registrato picchi alti e bassi: in alcune strutture non ha scioperato nessuno, in altre addirittura il 50% dei docenti. Evidentemente è stato percepito in modo diverso, ma va anche detto che pochissime scuole hanno comunicato i dati entro la serata, quindi una panoramica chiara la avremo solo nelle prossime ore».
Anche a livello nazionale, la percentuale era di circa il 10% durante la mattinata, salita poi nel pomeriggio.
Tornando però al nostro territorio, poco prima di mezzogiorno, la delegazione composta da Pietro Di Fiore (segretario generale Uil Scuola trentina) e la collega Monica Motter, Walter Alotti (rappresentante Uil), il presidente di Delsa Mauro Pericolo e la collega Rosanna Izzo, ha esposto al commissario le criticità del comparto scolastico in vista del decreto legge 36 (inerente formazione e reclutamento), che il Governo vorrebbe approvare a breve. Dal canto suo, Bernabei ha accolto le perplessità e si è detto disposto a portarle all’attenzione degli esponenti politici a Roma. Tra le questioni più dibattute, sicuramente quella dell’innalzamento dei crediti necessari per accedere alla professione: «Il decreto prevede un sistema di reclutamento che non offre alcuna prospettiva di stabilità al personale precario – scrivono i rappresentanti del comparto -. Si propone un sistema di 60 crediti per iniziare, poi un concorso, poi l’anno di prova, poi il test finale, poi il giudizio del dirigente scolastico. Per i precari con più di tre anni di servizio, 30 crediti. Per decine di migliaia di persone, come nel gioco dell’oca, si riparte dal via”.
«Il Governo, pensando ad una riforma sulla scuola, invece di agire con un disegno di legge parte con un decreto, che “scatta come una tagliola” –ha spiegato Di Fiore –. A livello nazionale abbiamo circa 300 mila precari, più del 30% degli insegnanti, e questo decreto ne aumenterà il numero. Perché? Dire che si farà un concorso all’anno è una bugia, tutti sanno che ci vogliono almeno due anni se non di più. Alzareda24a60iCFUè incomprensibile, si cambiano le regole del gioco per chi vuole diventare insegnante e si introducono solo paletti per l’accesso alla professione>>. Sì perché, aggiunge Di Fiore, per ottenere più del doppio dei crediti sarà necessario che gli studenti dedichino altri anni allo studio, con conseguenti spese che tuttavia non tutti vogliono (o non hanno modo) di sostenere. E se comunque la percentuale di precari in Trentino è al di sotto di quella nazionale (parliamo di un 20% circa su seimila docenti), i dieci punti indicati dai sindacati rispetto alle problematiche del settore scolastico non lasciano dormire sonni tranquilli agli operatori di questo mondo. Si parla di un “addio alla libertà di insegnamento”, poi delle “determinanti proteste della scuola per impedire una pedagogia di metodo e dividere l’unità della categoria” rispetto alle proposte di Berlinguer (2000), Gelmini (2010) e Renzi (2015), ma anche del comportamento “inaccettabile” del Governo che “con strumento proprio, un decreto, decide ‘come’ devono insegnare gli insegnanti”. <<La politica scelta è ancora quella di riforme pasticciate, di tagli e investimenti sbagliati – ha concluso Pericolo -. I cambiamenti nel reclutamento, che punta solo ai titoli accademici, e la riduzione dei fondi sulla Carta Docenti, che in Trentino non abbiamo nemmeno, ci preoccupano molto. A livello italiano si rischia il taglio di oltre 10 mila unità, sul nostro territorio non lo sappiamo perché, come sempre, ci accodiamo al nazionale facendo “copia e incolla” e non utilizzando per nulla, o male, l’autonomia».

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