29 maggio 2022 – Corriere del Trentino

La guerra riduce il Pil della regione«Bruciati oltre settecento milioni»

Ad oggi, gli effetti della guerra in Ucraina produrranno per l’anno in corso una riduzione del Pil in Trentino Alto Adige di 0,7 miliardi di euro reali, che corrispondono ad una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia della nostra regione pari a 1.685 euro: a dirlo è l’ufficio studi Cgia, su dati Prometeia ed Istat. Se lo scorso gennaio, infatti, la previsione di crescita della ricchezza prodotta in Trentino Alto Adige nel 2022 si attestava al 4 per cento, nella successiva previsione di aprile l’aumento è stimato al 1,9 per cento, con una variazione del tasso di crescita di meno 2,1 punti percentili. Una realtà, la nostra, che risente principalmente dell’aumento dei costi energetici, il cui boom influenza più di altre voci questa contrazione. I dati in questione diventano tanto più allarmanti se comparati a quelli delle altre regioni: le famiglie trentine ed altoatesine risultano le più penalizzate d’Italia.
Rincari e inflazione
Le stime, ovviamente, sono parziali e suscettibili di cambiamento, in quanto riflettono il deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino, che nel nostro Paese ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, difficoltà trasversali nel commercio internazionale verso e da alcuni paesi, complessità nel reperire molte materie prime e un’impennata nell’inflazione. Altro tema, quello dell’inflazione, centrale, con una stima che ne attesta il valore, per l’anno in corso, al 6 per cento. Si tratta di una vera e propria tassa per i cittadini, che non si versa come gli altri tributi, ma si «paga» subendo la riduzione del potere d’acquisto: una riduzione che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso, comprese le famiglie meno abbienti.
Il cuneo fiscale
Secondo l’Istat, infatti, il caro vita in crescita del 6 per cento si tradurrà in un incremento effettivo dell’8,3 per cento per le famiglie più povere e del 4,9 per cento per quelle benestanti. La ragione di questa asimmetria è riconducibile al fatto che, nel carrello della spesa dei meno abbienti i beni e i servizi che risentono maggiormente dell’aumento dei prezzi — il settore agroalimentare su tutti — pesano in proporzione maggiore che sulle altre tipologie di consumatori. Il Governo, secondo la Cgia, dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale. Solo con una misura salva-salari, infatti, potremmo evitare il crollo dei consumi per le famiglie e tutelare, conseguentemente, anche i ricavi degli artigiani e dei piccoli commercianti.
Il rischio stagflazione
Il quadro economico generale si presenta dunque a tinte molto fosche, mentre il pericolo che il Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione è davvero
elevato. Un fenomeno che si manifesta raramente, quando per l’appunto a una bassa crescita del Pil si affianca un’inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione — si pensi a quanto accaduto nella seconda metà degli anni ‘70 del secolo scorso. Le difficoltà legate al post-pandemia, agli effetti della guerra, alle sanzioni economiche inflitte alla Russia, all’aumento sia dei prezzi delle materie prime che dei prodotti energetici rischiano nel medio periodo di spingere anche la nostra economia verso una crescita pari a zero. Preoccupati i sindacati: «I numeri della Cgia di Mestre sono drammatici. Una famiglia in Trentino Alto Adige spenderà fino a quasi 1.700 euro in più rispetto allo scorso anno nelle bollette. Un salasso che può mettere letteralmente in ginocchio migliaia di famiglie del ceto medio-basso. Il bonus bollette voluto dalla giunta Fugatti è un pannicello caldo che esclude migliaia di famiglie con figli minori e redditi bassi. Da settimane chiediamo inascoltati che la giunta riveda questo intervento ampliando la platea a tutte le famiglie con bambini e rendendo davvero equa e accessibile la domanda prevista per chi non percepisce l’assegno unico provinciale».

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