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Vaccini e misure di protezione indispensabili per uscire dalla pandemia. Cgil e Uil: gravi le affermazioni del Garante dei minori. Dobbiamo garantire la scuola in presenza in sicurezza per studenti e personale. Dichiarazioni dei segretari generali di Cgil e Uil Andrea Grosselli e Walter Alotti
Vaccini, green pass, ma anche obbligo di mascherina sono le misure che fino ad oggi hanno permesso agli studenti e alle studentesse di poter frequentare la scuola in presenza. Crediamo che i ragazzi e le ragazze abbiano pagato un prezzo alto per la pandemia, e dunque abbiamo il dovere tutti di fare ogni sforzo possibile perché la scuola resti aperta in sicurezza e, anche, perché le attività sportive e ricreative per i ragazzi restino accessibili. Lavorare in condizione di sicurezza, inoltre, è un diritto anche per tutti coloro che operano nelle strutture scolastiche, insegnanti e personale in genere.
Senza dimenticare che nessuno, né i ragazzi, né i lavoratori e le lavoratrici, né le realtà economiche, possono reggere il peso di nuove chiusure. E’ per questa ragione che le affermazioni del garante dei minori, Fabio Biasi, riportate oggi sui quotidiani locali, lasciano allibiti perché prestano il fianco a posizioni antiscientifiche che chi rappresenta un’istituzione non dovrebbe in alcun modo sostenere.
In questo modo si rischia di rovesciare la realtà dimenticando che l’obiettivo da sconfiggere è il covid-19, non gli strumenti che oggi abbiamo per contrastarlo. Non ci siamo ancora lasciati alle spalle la pandemia, ci attende ancora un inverno difficile e la capacità di gestire la situazione con livelli non eccessivi di contagio, senza pressione sulle strutture sanitarie, mettendo al sicuro le persone più fragili dipende dalla responsabilità collettiva.




Sanità. La Giunta chiarisca in che direzione vuole andare Sindacati pensionati: positiva la scelta di prevedere undici casa di comunità sul territorio. Serve un modello che rafforzi medicina territoriale, prevenzione e integrazione socio-sanitaria
La scelta di sfruttare le risorse che il Pnrr stanzia sulla sanità per creare in Trentino undici casa di comunità e tre presidi ospedalieri di comunità è positiva per i sindacati dei pensionati. Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilpensionati, però, vogliono vederci chiaro sulla direzione che la Giunta intende seguire per ridisegnare la sanità sul territorio. “Se finalmente ci si muove verso un modello che rafforza medicina territoriale e di prossimità, che potenzia la prevenzione e la domiciliarità, che facilita l’integrazione socio-sanitaria e dunque garantisce una reale e continua presa in carico del cittadino soprattutto per i soggetti con cronicità e per gli anziani e non autosufficienti non possiamo che essere a favore – dicono i tre segretari Ruggero Purin, Tamara Lambiase e Claudio Luchini -. Non sono passati però molti mesi da quando la Giunta ha illustrato il nuovo disegno della sanità trentina basato sul modello dell’ospedale policentrico. Vorremmo capire se hanno cambiato idea o se hanno le idee molto poco chiare e ben confuse”.
Quel che è certo, secondo i sindacati, che un modello basato sulle case di comunità darebbe finalmente gambe al progetto dello Spazio Argento che l’Esecutivo Fugatti ha di fatto congelato. “Ipotizzare case della salute vorrebbe dire dare una risposta in termini di prevenzione e presa in carico complessiva del paziente, garantendo una continuità di assistenza per le malattie croniche e dunque rispondendo in modo più adeguato ai bisogni di una comunità che invecchia come la nostra”, proseguono i tre segretari che da anni ormai insistono sulla necessità di riformare l’assistenza socio-sanitaria per la terza età con un modello meno dispersivo di quello attuale. “Potrebbe essere la volta buona e ce lo auguriamo. Per questa ragione è importante che l’assessora apra subito il confronto, chiarisca in modo univoco qual è il progetto che intendono perseguire e coinvolga parti sociali e terzo settore”.
Appare altrettanto importante puntare sul rafforzamento della telemedicina per accorciare la distanza tra pazienti e sanitari e rendere più capillare i servizi.
A Spi, Fnp e Uilpensionati non sfugge infine il nodo del personale. “Se almeno sul piano finanziario le risorse saranno assicurate dai fondi europei, c’è da sciogliere la questione del modello organizzativo e delle risorse umane. Le nostre strutture sanitarie sono in affanno da anni, con ripercussioni pesanti in termini di liste d’attesa e erogazione dell’assistenza. Una situazione che la pandemia ha reso ancora più evidente. E’ importante che questa occasione sia sfruttata positivamente per risolvere in modo strutturale la carenza di personale sanitario”, concludono Purin, Lambiase e Luchini.
Trento, 9 novembre 2021