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Comunicato stampa Uil del Trentino –19/02/2021.
Il mondo “Post Covid” e le priorità del Sindacato: salute e sicurezza, smart working, scuola ed orari.
La pandemia ha coinvolto tutto il mondo del lavoro: lavoratrici e lavoratori, imprese, istituzioni e sindacati. Ebbene, come rappresentanti dei lavoratori ci è chiesto uno sforzo in più, per rimanere al passo con una situazione sociale sempre più convulsa ed un’organizzazione del lavoro in continuo divenire e sofferenza. Il sindacato deve quindi riappropriarsi del proprio ruolo principe, quello di essere agente promotore della contrattazione, anche confederale, territoriale, non solo di settore o di categoria.
La salute e la sicurezza sono stati posti al centro dell’attenzione per il 2021 della UIL, non solo riguardo a quella sul e del lavoro, ma anche del nostro ambiente e soprattutto alla Sanità pubblica, dei cittadini e delle cittadine italiani e trentini.
Dovremo infatti convivere, certamente ancora almeno fino a quando non si concluderà la campagna vaccinale, con queste problematiche legate alla salute ed all’ambiente, ma pure con un modello economico completamente scombinato e traumatizzato, che segnerà, anzi ha già mutato, anche la nostra vita sociale e culturale.
Come Uil del Trentino abbiamo individuato almeno quattro temi su cui ci dovremo confrontare, sia col mondo del lavoro pubblico che privato: smart working, trasporto e servizi pubblici locali, diversificazione degli orari di lavoro, la scuola.
“Il lavoro agile”, che per esempio l’Amministrazione della Provincia Autonoma di Trento ha deciso inspiegabilmente di ridurre in questo periodo, addirittura al di sotto delle indicazioni statali di utilizzo, si è dimostrato imprescindibile per una nuova organizzazione del lavoro, sia appunto nel comparto pubblico che privato. Certo una modalità di lavoro giunta alla ribalta che necessita di essere normata e garantita con precisione e puntualità all’interno dei contratti collettivi e negli accordi aziendali o, ancora meglio, territoriali, vista la possibilità di coniugare la territorialità con la nostra specifica Autonomia.
Riguardo al trasporto pubblico locale ed ai servizi, abbiamo bisogno di una sinergia per far sì che il sistema sia efficiente ed efficace, basato su una mobilità urbana ed extraurbana intelligente che risolva il problema dello spostamento, da e per le valli, ma che sia di salvaguardia per l’ambiente e la vita delle comunità periferiche e dei centri urbani.
Un altro aspetto di questa breve riflessione: il tema degli orari di lavoro. Dobbiamo pensare ad orari di lavoro flessibili che possono e devono essere determinati da una serie di accordi e da una contrattazione puntuale e precisa che consenta di lavorare meglio, in sicurezza e con le dovute garanzie, ma anche con la possibilità di lavorare meno e lavorare tutti. Soluzione questa che potrebbe permettere di essere maggiormente inclusivi verso i soggetti deboli maggiormente esclusi dal mondo del lavoro: donne e giovani.
Infine l’ultima questione cui fare riferimento: la scuola. L’emergenza sanitaria ha ridotto le nostre libertà a fronte di un bene superiore, la tutela della salute pubblico, ma in particolare ha privato i bambini ed i ragazzi di un diritto fondamentale, la scuola appunto. A livello locale, con la buona volontà ed l’intraprendenza di insegnanti, educatori e molti genitori si è cercato di riorganizzarla e, valorizzando le competenze autonomistiche di cui siamo titolari, di farla ripartire, e con essa la comunità tutta, mettendo al centro le persone e gli studenti in particolare. Dovremo comunque aspettare anche in questo caso la conclusione della campagna vaccinale per tornare al ripristino di un servizio scolastico funzionale e davvero efficace.
Il Covid ci riporta al rispetto del tempo di vita, alla riduzione ed alla essenzialità degli spostamenti, nell’ottica del rispetto delle risorse, dell’ambiente e delle persone, quindi della dignità e del valore del lavoro. Dovremo quindi ripartire dalla centralità del valore della persona e del territorio: locale, nazionale, europeo. E guardare al futuro tutti insieme, senza lasciare indietro nessuno.
Walter Alotti
Segretario Generale
Uil del Trentino
Scarica il pdf: MONDO DEL LAVORO P.C. (POST COVID)


Una raccolta fondi per aiutare i profughi bloccati in Bosnia
In migliaia vivono in condizione disumane in attesa di poter entrare in Unione Europa. La somma raccolta verrà destinata alla realizzazione di cinque ricoveri di transito dove poter accedere a una prima assistenza
Sono migliaia le donne, gli uomini e i bambini che da mesi vivono in condizioni disumane nei campi profughi della Bosnia Ervegovina o accampati nei boschi vicino al confine con la Croazia. Una vera e propria emergenza umanitaria che non si può né si deve più ignorare.
Per questa ragione Cgil Cisl Uil insieme ad Acli, Arci, Caritas del Trentinofanno appello alle istituzioni trentine e alla solidarietà di tutte le cittadine e i cittadini promuovendo una raccolta fondi a sostegno di queste persone che hanno compiuto la difficile scelta di lasciare il proprio paese per sfuggire alla fame, a conflitti sociali o armati.
La somma raccolta verrà usata per realizzare cinque ricoveri temperati lungo la rotta balcanica che potranno ospitare al massimo 50 persone ciascuno (100 in periodo no COVID). Qui profughi e rifugiati potranno ripararsi dalle intemperie e ricevere un primo ristoro.
L’area balcanica rappresenta una delle principali vie per chi fugge da Medio Oriente, Afghanistan, Irak e Pakistan, Siria – nel tentativo di trovare rifugio in paesi dell’Unione europea. Dopo la chiusura delle rotte verso la Bulgaria, o attraverso la Serbia in Ungheria e Croazia, il flusso si è spostato maggiormente verso la Bosnia Erzegovina, un paese che presenta ancora moltissime fragilità conseguenti alla guerra dei Balcani, una povertà diffusa e un tasso elevato di disoccupazione.
Ad aprile 2020, con l’inizio dell’emergenza pandemica, le autorità bosniache hanno concentrato migranti e richiedenti asilo rimasti senza accoglienza a Lipa, in un campo non attrezzato per i mesi invernali, senza strutture murarie, installazioni elettriche, fognature o acqua corrente. Con l’inizio del freddo le condizioni di vita sono diventate inumane. Il 23 dicembre 2020, dopo mesi di vani appelli per trasferire i profughi in strutture che garantissero condizioni almeno dignitose, appelli tutti rimasti inascoltati, IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ha lasciato la gestione del campo di Lipa. Il drammatico incendio avvenuto nello stesso giorno, ha lasciato 1500 persone senza alcun riparo e assistenza, con temperature sotto lo zero, come abbiamo potuto seguire sulla stampa nelle settimane scorse.
Ad oggi i 940 migranti di Lipa – perché da dicembre almeno 600 hanno cercato riparo in squat – grazie all’attenzione internazionale ora dormono in 30 tende militari installate dall’esercito bosniaco, diverse organizzazioni li assistono con indumenti e alimentari, fornendo un pasto caldo al giorno. La situazione è ancora difficile e molte sono le carenze sul piano igienico-sanitario. Accanto ad affezioni da raffreddamento e polmonari dovuti alle condizioni di indigenza e alle basse temperature in cui sono obbligati a vivere, si aggiunge il rischio pandemico da Covid e da scabbia dovuto alla mancanza di luoghi di isolamento e decenti servizi per l’igiene personale. In Bosnia Erzegovina oggi sono registrati 6000 migranti/richiedenti asilo, tra questi1000 minori, di cui metà non accompagnati. Si stima che vi siano inoltre quasi 2mila persone che vivono in “squat” cioè case o fabbriche abbandonate o piccole tendopoli nei boschie con la primavera il flusso di persone in arrivo, e in partenza, si intensificherà.
Sulla rotta balcanica vengono costantemente violati i diritti umani. E’ per questa ragione che Cgil Cisl Uil, Arci, Acli e Caritas del Trentino sostengono che non si può voltare lo sguardo da un’altra parte, ma è necessario farsi carico di questa emergenza umanitaria e sollecitare l’Unione Europea ad assumersi le proprie responsabilità nella gestione dei flussi migratori nel pieno rispetto dei diritti umani fondamentali.
Le donazioni possono essere fatte:
Conto corrente intestato a IPSIA BANCA POPOLARE ETICA
IBAN: IT35S0501803200000011014347 – CODICE BIC Swift: CCRTIT2T84A
CARITAS ITALIANA – BANCA POPOLARE ETICA – IBAN:
RACCOLTA ONLINE: https://sostieni.ipsia-acli.
Trento, 17 febbraio 2021
Scarica il pdf: Balcani_Locandina_def (1)
Scarica il pdf: 20210217_bosnia_raccolta fondi_DEF

Sostegno ai lavoratori. Il presidente Fugatti ignora oltre 15 mila stagionali del turismo
All’incontro con il ministro Garavaglia nemmeno una parola per i lavoratori rimasti senza reddito. Sindacati: “E’ il presidente di tutti o rappresenta solo le imprese?”. Nel 2020 ai lavoratori in difficoltà solo lo 0,035% del Pil provinciale. Ora intercettare le risorse europee per le politiche attive
“Nemmeno una parola per chiedere un sostegno straordinario per le lavoratrici e i lavoratori stagionali del turismo rimasti senza lavoro e reddito”. Non nascondono il proprio sconcerto i segretari di Cgil Cisl Uil nell’apprendere, anche dalla nota stampa della Provincia, che il presidente Fugatti ha incontrato il neo ministro al Turismo Massimo Garavaglia ed ha chiesto ristori immediati e adeguati per le imprese danneggiate dalla mancata partenza della stagione invernale. “Il problema non è chiedere sostegni per le imprese, che stanno subendo danni enormi, ma il fatto che il presidente della Provincia ha totalmente dimenticato i lavoratori e le lavoratrici stagionali che per il blocco della stagione sono rimasti senza occupazione, senza reddito né ammortizzatori sociali. Ci chiediamo allora se rappresenta, solo la categorie economiche o è il presidente della Provincia di Trento, dunque di tutti i cittadini e le cittadine e dei loro interessi”, incalzano Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
Cgil Cisl Uil puntano ancora il dito anche contro le misure insufficienti deliberate da Piazza Dante con l’attualizzazione dell’assegno unico per gli stagionali. “A causa dei criteri restrittivi imposti da Piazza Dante l’attualizzazione dell’assegno unico sarà poco più che una mancetta per pochi lavoratori, e resteranno fuori molte famiglie colpite dalla crisi. Quando l’assessore Spinelli rendiconta le misure provinciali anticrisi dimentica di dire che nel 2020 sono stati spesi per il sostegni ai lavoratori solo 7 milioni di euro, una cifra irrisoria pari allo 0,035% del Pil provinciale” , concludono Grosselli, Bezzi e Alotti che rilanciano sul potenziamento delle politiche attive del lavoro.
“Ricordiamo alla Giunta che su questo fronte, grazie alle risorse del Recovery Plan, verranno potenziati gli interventi statali di formazione, riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro. Non è automatico che queste risorse arrivino anche in Trentino. Suggeriamo al presidente Fugatti di occuparsi anche di questo nelle sue prossime trasferte a Roma”.
Trento, 17 febbraio 2021
