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Detassazione: sottoscritto l’accordo 201 6 tra Confindustria Trento, Cgil, Cisl
e Uil del Trentino
Confindustria Trento e Cgil, Cisl e Uil del Trentino hanno firmato l’accordo volto ad agevolare, anche per l’anno 201 6, l’accesso ai benefici fiscali per i lavoratori sulle componenti accessorie della retribuzione, corrisposte in relazione ad incrementi di produttività .
L’accordo è stato concluso per Confindustria Trento dal presidente Giulio Bonazzi, affiancato dal direttore Roberto Busato. Per le rappresentanze sindacali hanno firmato Franco Ianeselli della Cgil, Lorenzo Pomini della Cisl e Walter Alotti della Uil. Le parti sociali trentine hanno così dato tempestivamente attuazione all’accordo quadro definito in sede nazionale pochi giorni fa, realizzando il presupposto per l’applicazione – anche per le imprese prive di rappresentanza sindacale aziendale – dei benefici fiscali, fattore di oggettivo interesse per lavoratori e datori di lavoro.
L’accordo permette inoltre la deduzione dalla base imponibile dell’Irap delle somme erogate ai dipendenti del settore privato correlate ad incrementi di produttività : quindi le medesime somme detassate per il lavoratore potranno essere dedotte dalla base imponibile Irap, con un vantaggio fiscale per l’impresa.
Al termine dell’incontro le parti hanno espresso comune soddisfazione per la validità dell’iniziativa, auspicandone il consolidamento, e per la rapidità con la quale l’intesa è stata raggiunta.
CONFINDUSTRIA TRENTO
CGIL DEL TRENTINO
CISL TRENTINO
UIL DEL TRENTINO
Scarica il pdf: Accordo detassazione COM 4(8)16 e l’Accordo quadro territoriale detassazione 2016

Borse di studio
Alotti (Uil): Il “tesoretto” dell’assessora Sara Ferrari è una pezza da applicare – a spese delle famiglie – sui sostanziali tagli degli incentivi allo studio.
Dopo l’affossamento del Fondo giovani e del Prestito d’onore – che secondo l’assessora Sara Ferrari sono in “pausa di riflessione”, con buona pace soprattutto degli studenti meritevoli delle superiori che avrebbero diritto ad un concreto incentivo ad iscriversi all’università – c’era evidentemente bisogno di un’iniziativa che fosse in grado di dare almeno l’impressione che la Provincia è vicina agli studenti e intende incrementare il tasso di iscrizioni all’università .
Ecco, allora, che (forse) dal prossimo anno accademico arriva il “tesoretto” ovvero, di fatto, un piano di accumulo finanziario delle famiglie per mandare i figli all’università ; e la Provincia?
Una volta accantonati i soldi (un importo dai 3000 ai 5000 euro) la Provincia integra con altri 1500 euro. Semplice, no? Soprattutto economico per Piazza Dante che, in questo modo, risparmia iper-responsabilizzando le famiglie. Chi, infatti, magari fa fatica ad arrivare alla fine del mese deve, con grande lungimiranza, accantonare ogni mese almeno 50 euro fin dalla fine delle scuole medie.
A fronte di questa “ricca iniziativa”, per contro, viene meno l’incentivo per i meritevoli studenti delle superiori che, sopra ad una certa media dei voti, ricevevano un significativo contributo.
Se, quindi, un bravissimo studente delle superiori matura la decisione, magari nel corso del terzo e del quarto anno, di andare all’università avendo alle spalle una famiglia poco lungimirante o non sufficientemente interessata – quando non contraria – a quest’idea, si trova nell’impossibilità di ricevere aiuto.
Possibile? Più chiarezza si avrà solo alle soglie dell’anno accademico 2017-18 quando, sempre secondo Sara Ferrari, entrerà in vigore la parte della delibera inerente alle borse e ai criteri di erogazione.
Abbiamo però già imparato che la tendenza “ridefinente” dell’assessora – che vuole, appunto, «confermare, ridefinendola, la completa copertura del diritto allo studio tradizionale» – rischia di essere più che altro “ridimensionante” e in controtendenza rispetto a un generale interesse, quello di sopperire al minor tasso, in questi ultimi anni, di laureati trentini i quali, oltretutto, anche da noi, dati alla mano, sono i più penalizzati nel trovare un’occupazione stabile.
Di tesoretti si può proprio parlare, ma sarebbe più opportuno riferirsi a quelli rappresentati dal già citato Fondo Giovani e dal Prestito d’onore: sepolti, proprio come fanno i pirati.
Walter Alotti Segretario Generale Uil del Trentino
Scarica il pdf: Borse di studio COM 3(8)16

Aumento visite in libera professione.
Allargare le fasce orarie per abbattere i tempi d’attesa è la risolutiva ricetta Uil, ma lede gli interessi delle lobby.
Da tempo sottolineiamo l’esigenza di ampliare la fascia oraria delle visite e degli esami diagnostici che, per esempio, potrebbero essere effettuati anche al pomeriggio e nella giornata del sabato. Questo, soprattutto, in mancanza di nuove assunzioni – anch’esse fortemente auspicate dalla Uil, purchè non si limitino ai soli medici, ma siano estese a tutto il personale sanitario – e a fronte delle pesanti conseguenze sul servizio pubblico (si parla di un calo, fra il 2013 e il 2015, di circa 30000 prestazioni in regime istituzionale).
La direttiva comunitaria in tema di orari e riposi del personale sanitario dipendente, poi, col fatto che impedisce le “maratone in ospedale”, enfatizza ulteriormente il problema.
Cosa permette questa vera e propria emorragia? Chi ne è responsabile? Una vecchia regola poliziesca recita “cercate chi trae vantaggio dal delitto” e non possiamo non pensare alle strutture convenzionate private che, guarda caso, si sono spesso ingrandite ed allargate proprio sfruttando le mancanze dell’Apss la quale, dal canto suo, riceve considerevoli introiti proprio dall’ attività in libera professione che i medici esercitano negli ambulatori pubblici ospedalieri. A ciò va aggiungersi il tema della fuga dei pazienti fuori provincia dove le strutture vengono celermente rimborsate dall’Azienda nostrana e sono ben contente di ospitare i trentini che, talvolta, effettuano questi trasferimenti per la mancanza di reparti specifici sul territorio o, appunto, per i tempi dilatati.
La prospettiva, purtroppo, è quella di un’eccellenza trentina che si autoinfligge danni calcolati minando, in favore degli interessi economici delle lobby, le proprie possibilità di offrire un servizio migliore in termini di qualità , completezza e solerzia. È presto detto, quindi. Per avere una migliore sanità pubblica – siamo stanchi di ripeterlo – servono più assunzioni. Non si può? Si amplino le fasce orarie. Non si può? Si rimetta mano alle regole in vigore in materia di “intra moenia”, ovvero di attività professionale privata per il personale medico che opera all’interno delle strutture sanitarie pubbliche. Non si può? O magari, invece, non si vuole?
Walter Alotti Segretario Generale UIL del Trentino
Scarica il pdf: Sanità COM 2(8)16