16 marzo 2021 – Corriere del Trentino

Bonus babysitter e smart working«Discriminati i lavoratori privati»

TRENTO Con la chiusura delle scuole, nelle zone che si sono tinte di rosso, ritorna l’intricato tetris tra impegni lavorativi dei genitori e gestione dei figli in Dad. Un problema a cui il governo nazionale ha risposto inserendo nel decreto-legge del 13 marzo un pacchetto di strumenti conciliativi. Dal bonus babysitter di 100 euro settimanali, alla possibilità di richiedere lo smart working, ai congedi parentali retribuiti al 50% per chi ha figli minori di 14 anni.

Ma a un anno di distanza dallo scoppio della pandemia, le misure adottate non sembrano più sufficienti. Troppo striminziti i sostegni, fanno presente i sindacati trentini; di dubbia efficacia per risolvere il problema della conciliazione, fanno eco le imprese. Da qui l’appello rivolto al governo provinciale per perfezionare le soluzioni individuate a Roma. Il nodo irrisolto della conciliazione lavoro-famiglia in tempi di lockdown torna a far discutere. Una difficoltà che richiede misure meglio tarate rispetto alle reali esigenze, fa notare il Presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana.

«Lo smart working merita una riflessione più profonda su come gestire la componente sociale, che vediamo in difficoltà e che non si risolve con le misure citate, né con i 100 euro del bonus babysitter». Un forfait, questo, previsto unicamente per i genitori iscritti alla gestione separata Inps, per personale sanitario, forze dell’ordine e lavoratori autonomi. Resta fuori dalla platea dei beneficiari una larga porzione di lavoratori, inclusi i dipendenti del settore privato. Un aspetto criticato da Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori Alto Adige, che nonostante il colore arancione della provincia di Bolzano mette le mani avanti per il lockdown pasquale.

«È sbagliato creare disparità di trattamento per diverse categorie di lavoratori. I lavoratori del settore privato vengono trattati come lavoratori di serie B», ammonisce il presidente altoatesino. Anche per Michele Buonerba, segretario di Cisl Alto Adige, si tratta di «discriminazione nei confronti di lavoratori che una babysitter non possono permettersela». Stando al decreto, poi, chi ha la possibilità di fare smart working non può usufruire del congedo parentale, retribuito al 50% per famiglie con a carico figli minori di 14 anni e non retribuito per genitori con figli più grandi. In sostanza, chi può accedere al lavoro da casa, in assenza di alternative, sarà costretto a gestire anche il carico dei figli. «Una misura che tradisce il pregiudizio che chi è impegnato in smart working di fatto non lavora o lavora meno», criticano Cgil, Cisl e Uil del Trentino, notando come questa situazione rischi di gravare, come nella prima ondata, soprattutto sulle lavoratrici donne. Da qui la richiesta dei segretari generali alla giunta Fugatti. «In questa situazione di disagio per molti genitori- lavoratori, è necessario che la Provincia metta subito in campo misure concrete ed efficaci di conciliazione, integrando e migliorando i provvedimenti previsti a livello nazionale», scrivono in un comunicato congiunto. «Servono subito azioni concrete anche per superare il rischio di garantire diritti di educazione e conciliazione solo a pochi fortunati», avvertono i segretari Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti chiedono di estendere la platea di beneficiari del bonus babysitter e aumentare il contributo, integrare la retribuzione del congedo parentale «fino all’80% della retribuzione o quanto meno la stessa indennità prevista per i trattamenti di sospensione» e consentire ai lavoratori che lo desiderino di accedere al congedo parentale. Decisamente più cauto, seppur favorevole a eventuali modifiche degli strumenti conciliativi in chiave locale, il presidente degli industriali trentini. «Auspico che ci sia un’attivazione delle parti sociali per studiare misure mirate, impiegando al meglio le risorse. Se il legislatore provinciale deciderà di intervenire, sarebbe opportuno che queste modifiche nascessero da una concertazione», conclude Manzana.

Scarica il pdf: smart working ART 160321 2