27 aprile 2017 – Trentino, Corriere del Trentino

 Carcere. La Uil a Spini: «Troppi detenuti e pochi agenti»

Ci sono state delle denunce che sono al vaglio della magistratura, ma il carcere di Trento resta comunque una delle migliori strutture carcerarie d’Italia. Anche se l’alto numero di detenuti e il basso numero di agenti della penitenziaria, rende la gestione della struttura difficile. Questo il resoconto della visita, ieri, del segretario generale della Uil Pa polizia penitenziaria Angelo Urso, accompagnato dal segretario generale della Uil Trentino Walter Alotti e dal segretario regionale di settore Leonardo Angiulli.

L’istituto trentino negli ultimi mesi è balzato al centro dell’attenzione anche per alcuni eventi critici che sono la testimonianza di un clima che merita analisi ed attenzione. «In totale – ha detto Urso – si tratta di sei aggressioni, ora al vaglio degli organi competenti; per il resto, la struttura di Trento è una delle migliori d’Italia». Fermo restando la difficile situazione creata dal fatto che aumenta il numero dei detenuti e diminuisce quello della polizia penitenziaria. L’organico previsto è di 214 agenti, quello amministrato è di 155, l’organico presente a Spini di 132, un 35 per cento in meno. I dati riferiti ai detenuti parlano di una capienza prevista di 240 unità, ma la presenza effetitva è salita a 342: 321 uomini e 21 donne. Col 70 per cento dei carcerati che è di origine straniera.

Per quanto riguarda i problemi legati sempre all’organico della penitenziaria, le visite mediche comportano il trasferimento in luoghi di cura esterni che per il 2017 si attesta sui 133 casi, con 5 piantonamenti in ospedale, cui si sommano le traduzioni in aula in sede e fuori, 232, con traduzioni in altri istituti, 71. Ciò implica uno spiegamento di mezzi ed uomini che vengono tolti dai servizi interni. «Basterebbe utilizzare, dove è possibile, lo strumento della teleconferenza, che purtroppo non è consentita», chiosa Urso. «Nel carcere un agente controlla 70/80 detenuti; dopo le sanzioni 2015 dell’Unione Europea, le celle sono aperte per consentire facoltà di movimento, con le inevitabili nuove difficoltà».

Alotti ha ribadito la necessità di un incontro con l’assessore Luca Zeni per rivedere le modalità dell’assistenza medica in carcere, «perché concordata in seguito alla stipula del contratto tra Provincia e ministero, sul numero previsto di 240 detenuti, che ora è lievitato di 100 unità con le conseguenti difficoltà logistiche e l’aumento dello stress sia per i detenuti che per i loro custodi».

Per i prossimi mesi sono in programma due convegni, uno sul Servizio sanitario e uno sull’identità della Polizia penitenziaria.

Scarica il pdf: penitenziario ART 270417

TELEGIORNALI (26/04/2017):