l’Adige – 11 settembre 2022

Caro energia, 300 in cassa integrazione

La Tessilquattro, gruppo Aquafil, ha chiesto la cassa integrazione per tredici settimane per 173 dipendenti sui 240 totali tra Rovereto e Cares (Comano Terme). La Domo Engineering Plastics di Arco, che fa capo ad un gruppo multinazionale belga, ha già utilizzato la cassa nelle scorse settimane e ora ha chiesto ulteriori tredici settimane per i suoi 103 dipendenti. Cartiere Villa Lagarina applica l’ammortizzatore sociale per 23 addetti del reparto tissue, la carta per uso igienico e sanitario, mentre il gruppo veneto Progest, a cui fa capo l’azienda lagarina, ha chiesto la cassa integrazione cautelativa per la cartiera di Mantova e per la Tolentino Tissue di Capannori (Lucca).
In tutto, in Vallagarina e basso Trentino, 300 lavoratori e lavoratrici che nei prossimi giorni cominceranno a stare a casa a rotazione, a lavorare a singhiozzo, ad alternarsi alla produzione. Altre aziende, come la stessa Aquafil di Arco, vanno avanti scaricando le ferie dei dipendenti e sperando che questo basti. Altre ancora si stanno facendo i conti di quanto costerebbe fermare produzioni a ciclo continuo. Tutte registrano aumenti di fatturato e di ordini. Che però vengono clamorosamente annullati dai maxi rincari di energia elettrica e gas e dei costi delle materie prime: non semplicemente il doppio o il triplo di un anno fa ma anche dieci volte la cifra dell’anno scorso.
Il gruppo Aquafil, nylon soprattutto ecologico, è reduce da una semestrale record con 351 milioni di euro di fatturato, in crescita del 28%, e quasi 18 milioni di utile. Già nel rapporto sul primo semestre l’azienda, che conta 2.800 dipendenti in tutto il mondo, segnalava l’importante aumento dei costi di energia e materie prime in Europa, che comincia a produrre effetti sulla domanda finale, rispetto al resto del mondo dove i rincari non sono così forti. Tessilquattro ha chiesto la cassa integrazione in particolare per i dipendenti di Cares, mentre a Rovereto, dove sono state da poco avviate nuove linee di produzione e l’occupazione stava crescendo, il ricorso agli ammortizzatori è in valutazione.
La Domo Engineering Plastics, trasformazione di polimeri per l’industria della plastica, ha chiuso il 2021 con oltre 100 milioni di fatturato, +50% sul 2020 e più del 2019, e 2,5 milioni di utile. Tra gli elementi di incertezza del 2022, si dice nella relazione al bilancio, il caro energia e la scarsità di alcune materie prime divenute di difficile reperibilità sul mercato. Il gruppo Progest, a cui fa capo Cartiere Villa Lagarina, ha ottenuto nei primi sei mesi dell’anno 451 milioni di ricavi, in crescita del 45%, e oltre 34 milioni di utile. Ma i costi di energia e materie prime sono aumentati di qualcosa come 115 milioni. Così, nonostante la cautela dei vertici (l’Adige del 26 agosto), alla fine sono partite le richieste di cassa integrazione. «Questi sono solo i primi casi» afferma Mario Cerutti della Filctem Cgil, una delle categorie di Cgil, Cisl e Uil che seguono da vicino la situazione. «Sono tante le aziende che, pur avendo lavoro e ordinativi, producono in perdita a causa dei rincari. Le richieste di cassa integrazione sono prudenziali, arrivano dopo aver utilizzato lo smaltimento ferie. La Domo ha chiesto la cassa a settimane alterne. Se arrivassero nuovi ordini, se ci fossero prospettive di calo dei prezzi, gli ammortizzatori potrebbero non servire più». Queste però sono prospettive poco probabili. «Se scarichi i costi sui prezzi, i clienti vanno altrove e rischi di perderli -prosegue Cerutti -A volte mancano i semilavorati e si rischia di non trovare fornitori. I settori coinvolti sono tanti, dalla gomma-plastica al chimico alle vetrerie. Se nel giro di poche settimane non si vedono segnali di miglioramento, c’è il rischio di un’ondata di cassa integrazione. Unica nota positiva, molte imprese si stanno rapidamente dotando di impianti fotovoltaici: da soli non risolvono il problema, ma aiutano».

 

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