29 maggio 2020 – Corriere del Trentino

Casa, due proposte

Interessante ed assolutamente utile il lavoro presentato dal Comune di Trento (Corriere del Trentino di domenica), affidato e portato a termine dall’urban planner Minora, nell’ambito del progetto Santa Chiara Open Lab. Nel vuoto assoluto delle iniziative della «desaparecida» assessora provinciale alle politiche abitative e sociali Stefania Segnana e nell’asfittica attività di Itea spa, il censimento del patrimonio abitativo realizzato da ABcittà e Alysso, permette finalmente a urbanisti, osservatori ed amministratori di alzare lo sguardo, monitorare ed analizzare le proposte ed i progetti possibili, almeno per il capoluogo trentino. Un’iniziativa locale certo, in attesa dell’istituzione da parte della Provincia autonoma di Trento di un «Osservatorio sull’abitare sociale» che il sindacato confederale unitariamente, da tempo chiede e che coinvolga tecnici, urbanisti, studiosi, ingegneri e architetti, rappresentanti dei sindacati e degli inquilini. Sarebbe il luogo della condivisione ed elaborazione per progetti abitativi che valorizzino il patrimonio pubblico e privato provinciale e di monitoraggio della reale situazione, per evitare anche sprechi e coordinare tutti gli interventi di edilizia residenziale provinciale.
La ricerca voluta dal Comune di Trento conferma i dati avanzati a suo tempo dalla Uil. Ma nel dettaglio e con maggior precisione. Essere a conoscenza di quali e quanti stabili, complessi immobiliari (845) e appartamenti (1744) sono oggi vuoti, parzialmente inutilizzati o lasciati andare in malora, permetterebbe una programmazione e progettazione di ristrutturazione e risanamento di interi isolati e forse rioni cittadini, dando risposte alla sempre crescente domanda di abitazione, soprattutto in affitto, della popolazione trentina. Rispondere alla domanda quindi, rilanciando contemporaneamente l’offerta, anche grazie alla chance offerta dai nuovi corposi «ecobonus» col 110 per cento di credito d’imposta previsti dal «Decreto Ripresa»
estesi anche agli ex Iacp con il contemporaneo beneficio di attivare e far decollare il volano economico per antonomasia: l’edilizia.
E la Uil del Trentino, proprio in coincidenza con la crisi Covid chiede al Consiglio comunale di Trento, che sta discutendo di come destinare i 15 milioni di euro dell’avanzo di amministrazione 2019, di inserire fra le misure che, sia maggioranza che minoranza, stanno proponendo per sostenere la ripartenza dal ciclone Covid_19, l’istituzione del «Fondo per la morosità incolpevole» . Questo Fondo soccorre, come dice il nome, quei nuclei familiari che versano in una situazione di sopravvenuta difficoltà per perdita del lavoro, riduzione del salario, cassa integrazione, cessazione di attività autonome per forza maggiore, malattia o decesso o uscita dal gruppo familiare di un componente che contribuiva al reddito familiare e non riescono appunto a fare fronte all’affitto dell’abitazione principale. Proprio la precisa situazione creatasi dalla pandemia coronavirus. La misura è nazionale, prevista dal 2013, finanziata dallo Stato a mezzo delle Regioni e delle Province Autonome (assegnate in aprile 2020 ben 46 milioni di risorse dal Ministero delle Infrastrutture) e in Trentino è stato attivato solo nel 2018 dalla Comunità di Valle della Vallagarina. Questo ci fa pensare che le risorse degli anni successivi provenienti da Roma sono state assorbite dalla Provincia e non destinate ai Comuni o alle Comunità di valle, se queste non ne hanno fatto specifica richiesta.
La giunta Fugatti ha pensato sì a provvedimenti di aiuto all’affitto, ma solo delle aziende e degli attori economici, senza pensare al problema delle famiglie. L’istituzione di questo Fondo, nel Comune a più alta densità abitativa, potrebbe essere un valido supporto alle famiglie, già fragili, colpite nel reddito ed a forte rischio povertà ed emarginazione, una volta che sarà tolto il blocco degli sfratti, anche per i morosi incolpevoli, a cessata emergenza. E potrebbe essere anche un segnale politico e amministrativo dal territorio che un’altra modalità di affrontare le crisi ed un’altra visione e concezione del welfare, diversa da quella della maggioranza in Provincia, è ancora possibile.
* Segretario generale della Uil

 

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