11 ottobre 2019 –  Trentino, Corriere del Trentino

Case Itea, sindacati e Anpi contro la norma dei 10 anni

La polemica. Cgil, Cisl e UIl: «Questa
è propaganda razzista La realtà è diversa»

 

TRENTO. «Il presidente Fugatti prenda atto che il 92% di chi ottiene una casa Itea è trentino, anche se ha un cognome straniero. È propaganda razzista». Lo scrivono in una nota unitaria Cgil, Cisl e Uil del Trentino in merito alle nuove politiche sugli alloggi pubblici volute dalla Giunta provinciale. «Discriminare in base al cognome è inaccettabile affermano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil -. Invece di continuare a parlare per spot e a fare propaganda, Fugatti guardi ai dati del bilancio sociale Itea: solo il 2,7% degli assegnatari di un alloggio sociale è uno straniero comunitario, il 6, 1% è extracomunitario. Il resto sono trentini, a prescindere dal cognome», sostengono i segretari Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti. Secondo i segretari, il «vero effetto di questo provvedimento sarà un risparmio di costi sul fronte del contributo all’affitto, dove stranieri comunitari e non rappresentano circa il 50% delle persone che usufruiscono della misura di sostegno». Ianeselli, Pomini e Alotti affermano inoltre che «è fuori da ogni logica la scelta di imporre i cinque anni di residenza in Trentino per chiedere l’assegno di natalità, quando per le altre misure ne sono sufficienti tre. Perché un bambino di una coppia straniera, residente stabilmente sul nostro territorio, deve avere meno diritti del figlio di una coppia trentina È una visione corta che dimentica che anche i bambini stranieri di oggi sono i cittadini italiani di domani». In questo senso è positiva, per il sindacato, la critica sollevata dall’esecutivo nazionale che chiede di ridurre da 5 a 2 gli anni di residenza in Trentino. Non stupisce invece, la scelta di non impugnare la norma sui dieci anni perché analogo vincolo è previsto per il reddito di cittadinanza.

 

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