20 novembre 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Didattica a distanza, integrativo bloccato I sindacati: «Risposte». Bisesti: pochi nodi

Luoghi di lavoro, pause e oneri tra i punti aperti. Ghezzi: Biasi no mask, sconcertante

 

TRENTO Niente accordo tra le categorie sindacali della scuola — Cgil, Cisl, Uil e Gilda — e la Provincia di Trento sul contratto integrativo su Didattica a Distanza (DaD) e Didattica Digitale Integrata (DDI). Dopo numerosi incontri e cinque bozze di intesa redatte per cercare un punto di convergenza, niente di fatto: «Abbiamo scritto una lettera al presidente Maurizio Fugatti e all’assessore Mirko Bisesti, chiedendo un ulteriore incontro», una porta lasciata aperta per l’ultimo tentativo.

Ieri la conferenza stampa delle sigle riunite: «Senza oneri per la Provincia — sottolinea Stefania Galli, Cisl Scuola — chiediamo che le nuove modalità di insegnamento, seppure svolte in emergenza, siano normate. Perché funziona così, devono essere stabilite delle regole». Duro anche il commento di Cinzia Mazzacca, Cgil Scuola: «Non c’è stata alcuna disponibilità a riconoscere lo sforzo eccezionale di questi mesi, a dare risposte adeguate e coerenti per garantire il diritto allo studio. Ancora si chiede di recuperare all’interno dell’ora di lezione, necessariamente ridotta in modalità online, tutti i minuti non svolti in DaD e DDI, senza riconoscere la completezza della prestazione lavorativa che va ben oltre il tempo della lezione in video». La sindacalista tocca anche il tema della «card elettronica», il contributo che a livello nazionale viene garantito al personale docente per l’acquisto delle strumentazioni per la didattica da remoto: «Qui è negata, e i docenti sono obbligati a recarsi nelle strutture scolastiche per collegarsi online, senza curarsi del fatto che potrebbero lavorare da casa». Critico anche Pietro di Fiore della Uil Scuola, che parla di «lavoro faticoso nel confronto con la Provincia»: «Il Dipartimento, inizialmente, affermava di non vedere nemmeno la necessità del contratto integrativo. Diamo invece serenità alla scuola e inquadriamo con chiarezza questa DaD». Così Paolo Cappelli, Gilda, che si sofferma sull’aspetto economico: «Se dobbiamo stare in smart-working dobbiamo usare un computer, che evidentemente abbiamo comperato. Ma questo computer non è essenziale a risolvere il problema, servono anche software che sono a pagamento, ed essendo strumenti di lavoro dovrebbe assumersene l’onere la Provincia».

Getta acqua sul fuoco l’assessore provinciale all’istruzione, Mirko Bisesti. «I punti di divergenza rimasti non sembrano insuperabili — osserva — In primo luogo, abbiamo convenuto con i sindacati che anche l’attività didattica asincrona sia considerata nelle ore settimanali previste dall’orario di lavoro, precisando solamente che questa attività debba essere documentabile, cioè all’occorrenza dimostrabile. Questo principio non può essere disatteso, sia poiché è una caratteristica non modificabile del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti, sia perché il contratto integrativo che stiamo discutendo non può porsi in contrasto con un contratto che distingue in maniera molto chiara l’attività di insegnamento dall’attività di preparazione delle lezioni. Altra questione rispetto alla quale non stiamo trovando un’intesa è quella del luogo dal quale svolgere le attività didattiche a distanza. A nostro avviso, non si può che specificare che spetta al dirigente scolastico, che è anche per legge datore di lavoro, organizzare l’attività dei docenti, nella sede scolastica e dai domicili degli insegnanti».

Sempre in tema di scuola, in questo caso sull’obbligo per i bambini di indossare la mascherina, hanno fatto discutere le parole del Garante dei Minori, critico nei confronto della decisione. Un comunicato che non è piaciuto al consigliere provinciale Paolo Ghezzi. «Garante ci spieghi», si intitola un post sulla pagina Facebook dell’esponente di Futura: «Come minoranze — continua — abbiamo fortemente difeso la candidatura di Fabio Biasi a Garante dei minori, proposta dal Pd, contro le obiezioni della destra pregiudizialmente contraria a un ex magistrato. Ma questa lettera, francamente poco garantista e soprattutto in sconcertante sintonia con i no mask, andrà spiegata al Consiglio provinciale che compattamente l’ha eletto». Un proposito che Ghezzi ha portato avanti, insistendo con tutte le minoranze che «è indispensabile che Biasi venga a spiegare l’inspiegabile».

 

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