10 gennaio 2021 – Corriere del Trentino

Disoccupazione a rischio raddoppio «In 25mila senza un lavoro nel 2021»

La data è stata fissata nella legge di Bilancio: il 31 marzo scadrà il blocco dei licenziamenti che nel corso dell’anno appena concluso ha evitato un’emorragia di posti di lavoro. Ma i fatturati compromessi e le fatiche delle aziende — piccole, medie e grandi — non svaniranno e il rischio che la disoccupazione decolli ad aprile è tangibile. Alle spalle c’è già un saldo negativo: nel 2020 sono saltati 22mila contratti di lavoro. E nelle stime di Andrea Grosselli, segretario generale della Cgil del Trentino, la disoccupazione oggi al 5,3% «nel 2021 potrebbe raddoppiare», sfiorando «il 9%». «Arrivando così a 25mila disoccupati», spiega ancora il segretario che non si abbandona però al pessimismo, spronando la Provincia a fungere da regista di un grande piano per contenere i danni e stimolare la crescita. Un mix, quello proposto da Grosselli, di politiche passive di sostegno al reddito, politiche attive per riqualificare il personale in esubero verso settori in crescita (come l’edilizia e le nuove tecnologie) e politiche di sviluppo industriale stimolando la crescita attraverso le risorse europee del Recovery Plan.

Emergenza sanitaria ed economica, ormai è evidente, incedono a piè pari, generando grattacapi in tutti i Paesi che stanno contrastando la pandemia. Il continuo bilanciamento, fra misure di contenimento del contagio e blocchi della socialità e delle attività considerate a rischio propagazione dell’infezione, non è indolore e gli effetti già si intravedono. Anche se, rimarcano i sindacati, il peggio lo si vedrà nel 2021. «Oggi abbiamo un dato ancora viziato dall’incertezza — riflette Andrea Grosselli — Gli ultimi dati Istat mostrano un aumento della disoccupazione del terzo trimestre con circa 3mila disoccupati in più». Dal 4,4% del 2019 al 5,3%. Un dato che risente della contrazione del turismo. «Rispetto ai 160mila contratti standard per il Trentino, all’anno, a fine 2020 ne contiamo quasi 30mila in meno», riflette ancora il segretario della Cgil. E non si tratta solo di stagionali o lavoratori attivi nei pubblici esercizi, ovvero i segmenti più in sofferenza per il calendario delle chiusure. «Ci sono anche 2.500 assunzioni in meno nell’industria che non sono frutto delle chiusure — dice Grosselli — sono bensì un effetto del rallentamento generale del potere d’acquisto che inevitabilmente condiziona la produzione di beni».

E i prossimi mesi possono acuire il quadro. «Sarà un 2021 doloroso, non possiamo aspettarci nient’altro — rimarca il sindacalista — dopo il 31 marzo c’è il rischio che la disoccupazione raddoppi: se oggi è al 5,3 potrebbe arrivare nel corso dell’anno al 9%, con 25mila disoccupati». Ma il Trentino, terra in cui si sono sperimentate soluzioni originali per il sostegno dei lavoratori, a detta di Grosselli ha i mezzi per invertire la rotta. «Abbiamo gli strumenti per gestire una crisi di questo tipo e la Provincia deve fare la sua parte stimolando la collaborazione fra parti sociali e datoriali: qui non vince nessuno, perdiamo tutti e l’ideologia va messa da parte».

Il segretario della Cgil invita così la giunta a diventare congiunzione di una strategia su più livelli, seguendo tre direttrici. La prima: sostegni al reddito per i lavoratori più colpiti dalla crisi. «E qui non serve inventarsi nulla — dice il segretario — abbiamo l’assegno unico come strumento di contrasto alla povertà e abbiamo anche il reddito di cittadinanza finanziario dallo Stato, quindi l’impatto sulle casse provinciali è attenuato». Grosselli chiede allora la conferma degli istituti, allargandone le maglie alle categorie più colpite come gli stagionali.

Secondo pilastro della strategia da seguire, prosegue Grosselli, sono le politiche attive. «Ovvero un piano di formazione continua che sia professionalizzante, laddove si vedono effettive opportunità». In un mercato del lavoro in calo ci possono essere infatti dei settori che tirano e lì, a suo dire, si deve puntare. Il segretario fa degli esempi: nuove tecnologie, artigianato innovativo, energie sostenibili, edilizia grazie al volano dell’eco-bonus.

C’è poi un terzo tassello fondamentale: «Stimolare politiche di sviluppo e innovazione industriale facendo leva sulle risorse del Recovery Plan». Però la Provincia, spiega Grosselli, dovrà accompagnare le imprese che dovranno accedere a bandi specifici. «Il mercato non può farcela da solo e il pubblico nemmeno — conclude Grosselli — in questo piccolo territorio che è il Trentino serve una grande collaborazione pubblico-privato per ripartire».

«L’edilizia crescerà e i cantieri delle grandi opere partiranno — fa eco Walter Alotti, segretario della Uil — Questo settore, al pari dell’agricoltura, non risentirà dei contraccolpi». Il problema, rimarca Alotti, esploderà nel terziario, nei pubblici esercizi, nel turismo.

«Stagionali e contratti in somministrazione saranno quelli più in bilico — prosegue — E territori come l’Alto Garda o le valli a forte concentrazione turistica come Fiemme e Fassa pagheranno il conto più alto». Alotti si aspetta che la Provincia intervenga per includere le categorie oggi escluse dalla Naspi. Non solo. Il segretario si attende che Piazza Dante faccia la sua parte. «Assumendo nella scuola e negli enti locali».

 

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