l’Adige – 02 aprile 2023

«Dolomiti Energia è una società ferma»

«I dati di bilancio 2022 di Dolomiti Energia Holding (Deh) corfermano che gli azionisti soci e management subiscono passivamente gli eventi e non riescono a capire che, se non effettueranno urgentemente un cambio di passo, alla prossima congiuntura dei prezzi o climatica, potrebbero essere sommersi e questo non sarà solo un problema per loro ma per il Trentino stesso». È risoluto il giudizio delle Uil del Trentino, per voce del segretario generale Walter Alotti, sulla gestione della holding pubblico-privata dell’energia all’indomani delle anticipazioni sui risultati dell’esercizio 2022, anticipati dalla nuova presidente, Silvia Arlanch, e dall’amministratore delegato, Marco Merler (l’Adige del 30 marzo, ndr).
I dati non sono confortanti. Deh è stata costretta a fare i conti, da un lato, con il quasi dimezzamento della produzione idroelettrica (da 3,9 a 2,3 miliardi di kWh), e, dall’altro, con gli extraprofitti e il prelievo fiscale imposto dal governo che ha pesato per 54 milioni di euro. Il risultato è il crollo del 90,3% dell’utile netto, da 90 a 8,7 milioni. La critica della Uil, però, si appunta sulle mancate scelte. Che oggi sono note a tutte: sul fronte societario, non essere riuscita ad allargarsi (vicende di Ascopiave e delle multiutility di Verona e Vicenza), mancata diversificazione delle fonti e sostanziale dipendenza dall’idrolettrico, quotazione in borsa annunciata e mai realizzata… E, pure, il nodo del governo della holding su cui esercitano il controllo Provincia di Trento e Comuni di Trento e Rovereto attraverso il veicolo finanziario FinDolomiti Energia. «L’essere rimasti fermi, sempre con lo stesso management, sulla originale impostazione di business di produzione elettrica, sempre con le stesse fonti energetiche (acqua), rinunciando a eolico e fotovoltaico e altre forme alternative, ma addirittura vendendola sul mercato e dovendola poi ricomprare per le imprese e le famiglie trentine a prezzi più alti, sempre su quel mercato che non fa sconti a nessuno» osserva Alotti «ha comportato
quello che verrà ricordato come il disastro energetico trentino del 2022. Dove, alla fine, sono state famiglie e imprese a pagare le tariffe più alte per acquistare l’energia elettrica da Dolomiti Energia». In questo contesto, per il sindacato, non ci fanno una bella figura nemmeno i soci pubblici, «che nulla fanno per spronare Deh a modificare e ampliare la strategia di business e che neppure questa volta si sono arresi a rimanere senza milioni di dividendi e addirittura pretendono di attingere a riserve e debito pur di incassare ossigeno finanziario».
La sostanza, per la Uil, è che «la siccità del 2022 non riesce, da sola, a coprire tutte le magagne mai risolte di Deh. È rimasta troppo piccola per avere un peso negli acquisti dei business regolati come gas e energia (visto che quella che produce non va direttamente a famiglie e imprese) e ha troppa concorrenza sul territorio anche dalle municipalizzate dei rifiuti per fare massa critica ed economie di scala anche in questo settore». L’interpretazione che ne dà Alotti è la seguente: «Per paura di perdere poltrone e controllo pubblico di Provincia e Comuni, Deh si è sempre rifiutata di guardare a nord (Alperia) e a sud, dove diverse aggregazioni societarie sono avvenute. Figurarsi poi se ha mai pensato di quotarsi in borsa, ragione principale per cui era nata. Troppi controlli da rispettare». In ballo, ora, c’è anche la vendita del 40% di Hydro Dolomiti Energia da parte del Fondo Macquarie: «Boccone troppo grosso per i soci pubblici, che ormai sono solo incassatori di dividendi e non più investitori».
Per la Uil, all’immobilismo di soci e management di Deh, fanno da contraltare i risultati di aziende che avrebbero potuto nascere nel perimetro di Dolomiti Energia, «se questa non avesse dormito»: Energy, che produce sistemi di accumulo di energie e, nel 2022, ha raggiunto i 126,5 milioni di euro di ricavi (erano 51,5 nel 2021) e 22,6 milioni di euro di utile netto (7,4 milioni nel 2021); e Alps Blockchain, giovane azienda trentina che installa potenza di calcolo direttamente alimentata nelle centrali idroelettriche e ha di recente ricevuto 40 milioni di euro dal Fondo Azimut per espandere i propri investimenti».
«Speriamo» conclude Walter Alotti «che questi esempi riescano a smuovere i soci e il management nell’elaborazione del prossimo piano industriale (Arlanch e Merler si sono fin qui limitati ad indicare genericamente con una slide quattro linee strategiche, ndr), che Dolomiti energia holding presenterà nel dettaglio tra pochi mesi. Se invece dovessero essere le solite dichiarazioni di intenti, allora ci sarebbe solo da capire cosa accadrà nel 2023, dove potrebbe esserci ancora la siccità (c’è chi dice che sarà il futuro del sud Europa), ma senza gli extraprofitti degli aumenti dell’energia dovuti alla guerra in Ucraina».

 

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