l’Adige – 04 aprile 2023

Università. È ora di rivedere la riforma trentina

Vi è da tempo la necessità, dapprima politica ed ora anche gestionale, di rivedere la riforma trentina universitaria, fortemente voluta dall’allora presidente Dellai: una riforma che fin dagli albori aveva suscitato preoccupazioni.
Non era difficile intravedere la pericolosità sia riguardo all’attribuzione alla Provincia Autonoma di Trento di una piena competenza sul terreno delicatissimo dell’Università degli studi, sia di una pesante modificazione della “governance” della stessa Istituzione.
A più di dieci anni di distanza emerge sempre più, a nostro modo di vedere, la evidente poca attenzione posta dalla Giunta verso l’istituzione Università di Trento: dalle necessità finanziarie alle potenzialità per il territorio trentino.
La riduzione delle previsioni di bilancio del 2,6 per cento, assieme al silenzio assordante rispetto alle richieste del Rettore (a proposito i nostri più sentiti auguri di recupero e rientro al Prof. Deflorian) e del Direttore generale di conoscere la volontà e le linee che si intendono adottare per l’esercizio della delega provinciale all’Università, sono a nostro giudizio la cartina tornasole di una evidente difficoltà della Giunta nell’esercitare le proprie competenze autonomistiche speciali.
Tanto più se ciò avviene, come si è accennato, a soli dieci anni dall’approvazione dello Statuto dell’Ateneo, pietra miliare di una Riforma che la Uil, a suo tempo unica voce sindacale fuori dal coro, aveva duramente contestato: una riforma che sembrava puntare all’assoggettamento della nostra Università alla politica locale, subordinando gerarchicamente l’autonomia formativa e la libertà dell’Ateneo ai futuri cospicui finanziamenti provinciali, magari non svincolati da pretese direttive politiche. Nell’immediato, quel nuovo assetto di governance universitaria provincializzata come primo passo portò al risultato di lasciare fuori dalla cabina di regia dell’Ateneo, e dalla stessa vita dell’Ateneo trentino, le rappresentanze dei lavoratori, purtroppo assieme a diversi altri soggetti della società civile trentina: una partecipazione attiva derubricata a conferenza annuale di ascolto e contatto con gli stakeholders dell’importante istituzione.
Dal 2018 i rapporti di forza politici tra le diverse rappresentanze consiliari sono decisamente mutati. E mutate sono le direttive politiche.
Davanti alle proteste dei rappresentanti delle forze politiche e di qualche accademico per le scelte che la maggioranza politica impone all’istituzione
Università, rimaniamo basiti. Vale oggi per i nuovi componenti del CdA dell’Ateneo, come ieri per i tentativi di assoggettare l’Opera Universitaria.
Solo ora ci si rende conto della portata delle modifiche statutarie introdotte un decennio fa? Sono le stesse forze politiche che allora non si avvidero del vulnus che quell’accordo, sostanzialmente economico tra lo Stato (Tremonti-Calderoli) e la Provincia (Dellai), poteva creare. Un danno che si è concretizzato negli anni in forza, come si diceva, sia dell’immediata cancellazione della partecipazione delle parti sociali e della società civile alla vita dell’Ateneo, sia del restringimento degli interessi all’interno dei confini di un’autocompiaciuta autonomia, allora ricca e capace di creare centinaia di milioni di euro di riserve finanziarie. Risorse erogate in seguito, a partire dagli anni della Giunta Rossi, sempre più col “conta-gocce”.
Una svolta copernicana rispetto alle scelte di Kessler e Ferrari che avevano invece mantenuto il legame con lo Stato, ma con la garanzia di poter percorrere la strada della “libera università” e del suo Statuto particolare.
Da allora Scuola e Università hanno assistito, e stanno quotidianamente subendo, a continue invasioni di campo rispetto alla propria autonomia, invasioni e violazioni subite in forza dei numeri della nuova maggioranza di governo, ma anche di un modello di riforma senza tutele e contrappesi, a nostro parere troppo legato alle situazioni economico finanziarie e alle oramai mutevoli stagioni politiche, contingenti anche in Trentino.
L’invito che poniamo oggi al mondo della politica è quindi quello di avere la capacità di ammettere gli errori, di tornare sui propri passi e di aprire una discussione sulle modalità di gestione dell’importantissima competenza dell’Università, tenendo presente un’altra “autonomia”, quella che la conoscenza e la scienza debbono laicamente sempre avere, dal e sul territorio, comprese le pressioni delle categorie economiche che orientano a loro volta l’economia e le attività produttive. “L’arte e la scienza sono libere”, ci indica la nostra Costituzione. Non possono essere dominate da alcun potere: politico, economico, finanziario e nemmeno autonomistico istituzionale.

Walter Alotti
Segretario Generale Uil del Trentino

Pietro Di Fiore
Segretario Regionale Uilscuola – Rua

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