19 marzo 2020 – Trentino

I dipendenti pubblici da lunedì saranno in smart working

Niente ufficio. Lavorerà da casa chi non si occupa dei servizi essenziali mentre scatterà
la reperibilità a domicilio, con l’obbligo di osservare il normale orario, per chi ha impedimenti di natura tecnica. A meno che non ci siano ferie accumulate dagli anni precedenti da smaltire

TRENTO. Da lunedì tutti i lavoratori del comparto pubblico locale, ovvero i provinciali, i dipendenti di tutti i comuni, gli impiegati e delle case di riposo che non si occupano di servizi essenziali saranno messi in lavoro agile, quello che in inglese viene chiamato come smart working. Ovvero in telelavoro.Secondo i calcoli della Provincia si tratta del 90% del personale amministrativo. Per quanto riguarda l’Azienda sanitaria ci sarà un incontro venerdì. È stato deciso ieri pomeriggio in un incontro tra i sindacati, il responsabile del personale della Provincia Silvio Fedrigotti e i rappresentanti di Upipa e del Consorzio dei Comuni. «Nell’incontro è stata illustrata la direttiva sullo smart working e si è anche deciso che le ferie obbligatorie di questa settimana verranno scalate solo se il lavoratore ha ferie arretrate, mentre chi non ha ferie arretrate non si vedrà scalare giornate da quelle del 2020», spiega Beppe Pallanch della Cisl.
In una nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil si spiega: «L’obiettivo principale della direttiva è la salvaguardia della salute di tutti i cittadini: si favorisce quindi in modo organico il lavoro agile come modalità ordinaria di lavoro per tutti. Per coloro che non potranno lavorare in smart working per ragioni tecniche o per la differibilità dei servizi cui sono preposti è prevista la reperibilità da domicilio con osservanza del normale orario di lavoro, previo smaltimento delle ferie pregresse degli anni precedenti o permessi. Questo è ciò che abbiamo chiesto con forza fin dal primo minuto come gestione dell’emergenza». Nell’incontro si è parlato anche dei dispositivi di protezione inviduale, ovvero delle mascherine, che scarseggiano: «Abbiamo chiesto verifiche approfondite sulla questione dei dispositivi di protezione per gli operatori, in particolare per Oss e Infermieri delle Apsp, per Polizia Locale e Assistenti domiciliari, come anche sulla sanificazione degli ambienti di lavoro. La mancanza dei dispositivi non può determinare l’assenza di condizioni di sicurezza per il personale chiamato a svolgere servizi essenziali sul territorio».
I sindacati proseguono: «Occorre ridurre al minimo i servizi per garantire il lavoro degli operatori in prima linea, sanitari, socio sanitari e socio assistenziali in testa. In tal senso abbiamo chiesto di costituire un tavolo permanente con PAT, Consorzio dei Comuni e Upipa, in analogia a quanto previsto dal Protocollo sottoscritto a livello nazionale».

Scarica il pdf: provinciali ART 190320