l’Adige – 28 novembre 2022

«I sussidi incentivano il lavoro»

Chi ha sussidi rifiuta il lavoro? No, secondo Cgil Cisl e Uil, che partono dai dati provinciali, per fare un’analisi: «Va dato merito a chi in passato ha definito l’architettura del sostegno al reddito provinciale contro la povertà -dichiarano i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -prevedendo l’obbligo di almeno tre mesi di lavoro per accedere al sostegno in modo automatico e permettendo di cumulare l’assegno unico con i redditi da lavoro. Grazie a due differenze sostanziali rispetto al reddito di cittadinanza l’assegno unico sembra essersi dimostrato vincente perché non solo non riduce la propensione al lavoro, ma anzi la incentiva, dando la possibilità a chi rischia di essere povero pur lavorando, di integrare i redditi».
A ricevere il sostegno contro la povertà in Trentino, osservano, è il 3,8% dei nuclei familiari residenti in provincia. Pochissimi, posto che i nuclei a rischio povertà o esclusione sociale sono il 16,3% del totale. Guardando poi i percettori di assegno unico, per quasi il 90% delle persone che fanno parte di nuclei beneficiari, il sostegno provinciale che nel 2020 risultava pari a circa 182 euro al mese in media a famiglia funge da integrazione di redditi da lavoro presenti nella gran parte delle famiglie interessate.
Per i sindacati proprio l’esperienza trentina dovrebbe guidare la riforma dei sussidi contro la povertà. Ma l’idea di eliminare il reddito di cittadinanza ora che si iniziava a implementare il programma Gol e il potenziamento dei centri per l’impiego, dicono, «sembra frutto più di un’ansia ideologica, che di un’intenzione sinceramente riformatrice e volta a dare maggiore efficacia alle politiche di contrasto della povertà».
Su questo fronte però si può fare ancora molto anche in Trentino: «C’è un 9% di persone disoccupate e disponibili al lavoro che vengono prese in carico dai servizi sociali. Per favorire il loro reinserimento nel mercato del lavoro serve aumentare le condizionalità e potenziare i servizi pubblici per l’impiego».
Infine i sindacati lanciano una stoccata alle imprese: «Non sono i sussidi provinciali a disincentivare il lavoro. Semmai rischia di essere la bassa qualità della domanda di lavoro a scoraggiare i lavoratori che si debbono accontentare di lavori precari e poco remunerati. È tempo di sostenere la crescita degli stipendi attraverso la contrattazione e qualificare i posti di lavoro grazie a maggiori investimenti delle imprese».

Scarica il pdf: ADIGE sussidi ART 281122