Corriere del Trentino, Il T – 19 settembre 2023

Il richiamo dei sindacati:«Vanno rinnovati i contratti. La politica vada oltrele logiche di corto respiro»

TRENTO Seduti in sala all’assemblea annuale di Confindustria, hanno palesato segnali di approvazione molti dei maggiori protagonisti del settore industriale che contribuiranno alla transizione della società trentina verso la sua versione 5.0. In mezzo a loro, tuttavia, i rappresentanti dei sindacati si sono tenuti al riparo dai grandi entusiasmi. «Quello che reclamiamo con forza — fanno sapere Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta — è l’impegno delle imprese al rinnovo dei contratti collettivi per restituire il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori falcidiato da un tasso di inflazione a due cifre che ha ridotto il potere d’acquisto reale delle retribuzioni di quasi due mensilità. Anche in Trentino ben il 60% delle lavoratrici e dei lavoratori ha un contratto scaduto da più anni. Confindustria può su questo fronte fare da stimolo al rapido rinnovo dei contratti del commercio, del turismo e delle coop sociali».
Una lettura, questa, con cui le sigle allestiscono il luogo dell’affondo, unite dal rammarico per le priorità fissate dalla giunta provinciale: «Spiace che impegni istituzionali a Roma sulla questione dei grandi carnivori abbiano impedito al presidente Fugatti di ascoltare il dibattito e i temi portati all’attenzione della comunità trentina dall’assemblea di Confindustria». Così l’auspicio è quello di un nuovo modello di concertazione, che sappia «superare logiche di corto respiro o peggio pseudosoluzioni dal sapore demagogico». Questioni aperte, queste, di cui evidentemente sarà assegnataria la prossima giunta. Radica il ragionamento a terra Walter Alotti: «In questi anni di politica a senso unico che ha beneficiato i grandi industriali sono stati sottovalutati i lavoratori e le famiglie — tira le somme il segretario generale di Uil Trentino — La mancanza di manodopera di cui tanto si parla è dovuta al fatto che le famiglie dei lavoratori non trovano una locazione». Per questo «le politiche della casa saranno un settore su cui richiederemo collaborazione». Altro tema urgente è la ricerca del personale che, a detta di Alotti, deve essere ripensato insieme alle «politiche di inclusione degli immigrati, che devono essere modificate». Guarda agli obiettivi comuni invece Michele Bezzi, segretario provinciale di Cisl, secondo il quale il settore industriale e i sindacati hanno bisogno in egual misura di «imprese che innovano»: «Se l’impresa fa innovazione e valorizza i suoi dipendenti è più facile aumentare la produttività e avere ricadute positive sui lavoratori — spiega — È interesse comune quindi che le imprese riescano ad anticipare i tempi, non a inseguirli. Da questo punto di vista Confindustria sembra attenta, il problema è che Confindustria non coincide con le industrie che ha sotto la propria ala. Queste ultime necessitano di maggiore tutela».
L’ottimismo, seppur cauto, proviene invece da Giovanni Bort, presidente della Camera di commercio provinciale: «L’industria trentina, essendo anche molto diversificata è in buona salute, anche se non possiamo dire ottima. Oggi (ieri ndr) è stata indicata la direzione dello sviluppo: la sostenibilità. Con la giunta provinciale le imprese hanno sempre dialogato in maniera positiva». Poi l’invito: «Mettiamo a frutto al meglio le risorse che abbiamo e sono tante». Offre la sua lettura anche Roberto Simoni, presidente della Cooperazione trentina: «Siamo in una fase influenzata dai temi macroeconomici che interessa il Trentino. La ripresa post-pandemica è stata frenata dall’aumento dei tassi di interesse e dell’inflazione. In provincia però soffriamo anche di ricambio generazionale, con la popolazione giovane che spesso va all’estero o in altre regioni di Italia».
Rimarca invece le potenzialità inespresse dell’Italia l’amministratore delegato di A22, Diego Cattoni: «Per un Paese con questa capacità produttiva, secondo in Europa per valore aggiunto dopo la Germania, la mobilità è un fattore centrale dello sviluppo». Riferimento diretto: il piano da 7,2 miliardi di euro presentato al Ministero sulla prossima concessione, per il quale «siamo nella fase finale dell’iter di approvazione». Parla anche Nicola Calabrò, amministratore delegato e direttore generale di Sparkasse, sponsor dell’assemblea: «Le banche spesso vengono guardate con diffidenza. La verità è che questo è stato un anno delicato, in cui però siamo stati capaci di funzionare in contesti diversi da quelli che avevamo programmato».

 

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