Corriere del Trentino – Giovedì 27 Marzo 2025
Indennità. Sindacati e Caritas contro gli aumenti. Indignazione per i 20 mila euro di indennità incassati dai consiglieri regionali. Chiesta la rinuncia
TRENTO
«Schiaffo a lavoratori e pensionati», «decisione inopportuna e ingiusta», «privilegio inaccettabile e ipocrita». Filtri impostati al minimo necessario, nella giornata di ieri, per le reazioni al «cash-in» di 19.116,12 euro a favore dei consiglieri della Regione autonoma Trentino-Alto Adige. I membri dell’assemblea regionale hanno infatti beneficiato della norma approvata nel 2023 — su proposta del capogruppo della Lega Mirko Bisesti — con cui si è disaccoppiata l’indennità dei consiglieri dalla rivalutazione in base all’indice Istat, vincolandola invece al contratto del personale non dirigenziale di Regione e Camere di Commercio, rinnovato fino al 2024. Chi era in carica negli anni 2022 e 2023 ha così goduto ieri di quasi 20 mila euro di aumenti arretrati da quel periodo.
«C’è di fondo una questione morale — spiega Walter Nicoletti, presidente delle Acli trentine —. La politica sembra essere diventata non più un servizio ma un fine, un punto di arrivo per sistemarsi». A inizio anno, a fronte del precedente aumento di 1.117 euro lordi agli stipendi dei consiglieri regionali e provinciali, le Acli avevano proposto «l’adesione volontaria tramite bonifico mensile a InFondo Speranza, il fondo solidale della Diocesi di Trento tramite il quale viene sostenuta l’attività della Caritas in favore delle famiglie bisognose». E ora rilanciano: «Sarebbe molto importante che i nostri rappresentanti istituzionali si imponessero un tetto. Ci auguriamo che aderiscano al nostro fondo, questi 20 mila euro sono una ragione in più per farlo — continua Nicoletti —. Sembra che le assemblee provinciali e regionali, come tutta la politica come professione, siano parte di un sistema in cui i rappresentanti politici si separano dai cittadini. Perde di significato il concetto di pubblica utilità. Da parte nostra teniamo alta la guardia e organizzeremo un corso per amministratori. Continueremo a credere nella politica nonostante questi episodi, che infondono un clima di sfiducia».
I numeri dietro l’indignazione li hanno dati i sindacati. «Le retribuzioni in media in Italia hanno perso l’8.7% del loro valore rispetto al 2008. I lavoratori dipendenti sono quindi più poveri rispetto a diciassette anni fa», spiega il segretario della Cgil del Trentino Andrea Grosselli. «I consiglieri regionali stanno per incassare cifre che quasi equivalgono alla retribuzione media annua di un lavoratore dipendente. Una conferma di come la classe politica goda ancora di privilegi inaccettabili». «Restiamo dell’idea che gli aumenti delle indennità debbano essere agganciati agli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici in valore assoluto — continua —. Ipocrita e facile è usare l’aumento percentuale che per un lavoratore dipendente non copre comunque l’aumento del costo della vita registrato solo nell’ultimo triennio». E conclude con una proposta: «Di fronte a questo ennesimo schiaffo ai lavoratori auspichiamo almeno che i consiglieri versino la somma ottenuta nel fondo regionale per le famiglie e l’occupazione».
«Non ci siamo — commentano Michele Bezzi, Giuseppe Pallanch e Katia Negri, i vertici della Cisl trentina —. È triste e avvilente che la politica sia autoreferenziale e non tenga conto dei problemi dei cittadini: i costi della vita più alti, l’inflazione e le difficoltà ai vari livelli per arrivare a fine mese. Poi si stupiscono se i giovani si allontanano dalla vita pubblica e non si recano alle urne a votare. La politica compia un passo indietro e rinunci agli aumenti delle indennità. Noi continueremo a chiedere di rafforzare i salari». E secondo le stime del sindacato, per 18 consiglieri rieletti nell’ultima legislatura, si parla di oltre 30 mila euro lordi. «In pratica l’anticipo dell’uovo di Pasqua! — ironizzano Giuseppe Vetrone e Carmelo Urgesi, dalla segreteria regionale della Federazione lavoratori pubblici — In aggiunta allo stipendio annuo che si aggira sui 150 mila euro. Questa notizia arriva nel momento meno opportuno: quello delle prossime elezioni, per le quali si avverte un’ulteriore notevole disaffezione alla partecipazione da parte dei cittadini». «In un momento in cui lavoratrici e lavoratori faticano a far fronte all’aumento del costo della vita, l’ennesima decisione di aumentare le indennità e pagare arretrati così cospicui risulta non solo inopportuna, ma profondamente ingiusta», spiega infine Walter Largher, segretario della Uil del Trentino.
Indignazione dei rappresentanti di lavoratori e volontariato che ha risalito l’Adige. «Non è un bel segno — spiega Beatrix Maihofer, direttrice della Caritas altoatesina —. Non è giusto che i politici si possano aumentare da soli lo stipendio. Chi nei comuni lavora con le persone guadagna di meno. Faremo un appello con 10 organizzazioni del terzo settore. Siamo sempre alla ricerca di donazioni». «Una pagina ingloriosa per la Regione e per la democrazia — spiega il segretario generale dello Spi-Lgr, Alfred Ebner —. Si concedono privilegi ingiustificati ai consiglieri, mentre i pensionati si sono visti tagliare la rivalutazione all’inflazione delle loro pensioni. La credibilità dei politici è sempre più minata».
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