14 luglio 2021 –  Corriere del Trentino

Italcementi, valle dei Laghi divisa sul progetto di rilancio di Sarche

TRENTO L’investimento da 5 milioni annunciato da Italcementi sullo stabilimento di Sarche di Madruzzo (Corriere del Trentino del 12 giugno) riapre il dibattito sul modello di sviluppo in valle dei Laghi. Alla notizia della riattivazione della linea di cottura, programmata per inizio 2022 dalla controllata di Heidelberg Cement, si è subito attivato un comitato per contrastare l’iniziativa, incompatibile con un modello verde, imperniato su turismo lento e agricoltura sostenibile.

Il comitato
Oggi alle 18 il nascente fronte del no si riunirà in assemblea alle Cantine Pisoni. Tra i fondatori del comitato, del resto, c’è Marco Pisoni, noto imprenditore vinicolo della zona. «Siamo molto preoccupati — spiega — perché mentre l’Europa incentiva una prospettiva green per il dopo Covid-19, qui torniamo indietro di 50 anni con timori di inquinamento atmosferico, polveri sottili, incrementi di traffico pesante». E la ricaduta occupazionale (si parla di 30 nuove assunzioni nel cementificio) per Pisoni non è moneta di scambio di valore adeguato. «Non ha senso — continua — barattare con una manciata di assunzioni un modello di sviluppo durevole che, a partire dal biodistretto, darà migliori opportunità di occupazione e impresa ai nostri figli, nei settori agricolo e turistico» Intanto, il gruppo ha avviato una raccolta firme per chiedere alla Provincia di attivarsi per ridiscutere le prospettive con Italcementi. «La discussione sul futuro — conclude Pisoni — dovrà essere ampia e condivisa. Noi siamo pronti al dialogo»,

In piazza Dante
Ma per Mario Tonina, per ora, non c’è alcunché da discutere, fermo restando che all’assemblea del comitato assicura di non essere stato invitato. «E anche lo fossi stato — dice l’assessore provinciale all’Ambiente —, una mia presenza non avrebbe avuto senso. La Provincia non ha ricevuto alcuna proposta da Italcementi e, dunque, non abbiamo nulla in mano su cui discutere». All’opposizione, invece, c’è già chi è pronto, se non a sposare la causa del comitato, ad ascoltarne le ragioni. Da un lato, Ilaria Ambrosi (Fdi) ha già predisposto un’interrogazione per chiedere lumi alla Provincia sul suo eventuale coinvolgimento nel progetto Italcementi e, nel caso, se l’ente ritenga l’investimento compatibile con il biotopo della valle dei Laghi. Dall’altro, Alex Marini (M5S) che lega alla questione una battaglia più complessiva, con un emendamento alla legge provinciale sull’agricoltura biologica. «La bussola — sostiene Marini — ci viene data dalla direttiva europea sulle emissioni industriali. Nella dislocazione delle fabbriche, si deve tenere conto della loro compatibilità con il settore primario. Non dimentichiamo che anche nel bio, che richiede più manodopera dell’agricoltura convenzionale, ci sono investimenti su assunzioni e attrezzature. Parteciperò volentieri all’assemblea del comitato».

I sindacati
Le perplessità emerse, non inficiano il giudizio positivo dei sindacati dell’edilizia sull’operazione. «Ovvio che occupazione e ambiente devono tenersi insieme — osserva Matteo Salvetti, segretario Feneal Uil Trentino — e i cementifici oggi non hanno le stesse tecnologie di 50 anni fa. L’azienda ha assicurato investimenti sulle migliori tecnologie di contenimento delle emissioni e su un miglioramento anche estetico dell’unità di produzione, in modo da contenere ogni impatto».

 

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