Lavoro. Sulla carenza di manodopera servono risposte pragmatiche. Cgil Cisl Uil: no a posizioni pregiudiziali sulla manodopera straniera. Importante coinvolgere i giovani e riqualificare i disoccupati

“La difficoltà di trovare manodopera nell’edilizia come nel turismo è un problema non nuovo per il Trentino che si risolve solo mettendo in campo soluzioni pragmatiche che puntino a valorizzare contrattualmente i giovani, a riqualificare i disoccupati, ma anche a gestire l’arrivo e l’inserimento di personale proveniente da paesi esteri”. E’ quanto hanno sostenuto Cgil Cisl Uil del Trentino a margine del confronto di questa mattina con l’assessore Achille Spinelli e la dirigente del Dipartimento Sviluppo Economico, Ricerca e Lavoro, Laura Pedron focalizzato sui fabbisogni occupazionali di edilizia e turismo.
“Valutiamo positivamente l’analisi del fabbisogno formativo delle imprese e delle risorse disponibili all’interno del mercato del lavoro che ci è stata presentata questa mattina e la conseguente attivazione di percorsi formativi di riqualificazione. Tuttavia se non si gestisce con adeguato pragmatismo e puntando all’efficacia delle politiche per il.mercato del lavoro in questa fase rischiamo la tempesta perfetta – fanno notare Maurizio Zabbeni, Michele Bezzi e Matteo Salvetti – provocata dalla bassa presenza di giovani, dall’invecchiamento della forza lavoro e dal contemporaneo avvio di investimenti pubblici straordinari soprattutto nelle infrastrutture al Sud che rischia di ridurre la mobilità dei lavoratori. L’edilizia infatti già risente in tutta Italia da un forte bisogno di manodopera, che con l’arrivo delle risorse del Pnrr destinate alle opere pubbliche verrà ulteriormente ampliato”.
Da qui la richiesta di non puntare su un’unica direzione, ma di mettere in campo un insieme di strumenti, dalla riqualificazione dei disoccupati a misure specifiche per i giovani. “E’ difficile pensare di dare risposte alle imprese locali solo riqualificando i disoccupati presenti sul nostro mercato del lavoro, perché c’è un’età media elevata che rende più complesso l’inserimento di addetti senior nei cantieri”, proseguono i tre sindacalisti. Attualmente su circa 2000 disoccupati con pregresse esperienze lavorative in edilizia, ce ne sono 850 con più di 50 anni, cioè il 40 per cento. Quindi la loro ricollocazione in un settore complesso come l’edilizia non è semplice e non è un caso se imprese e sindacati a livello contrattuale nazionale stanno cercando di gestire questa fase anche in termini di prepensionamenti e staffette generazionali.
C’è poi il fronte giovani, su cui bisognerebbe puntare con progetti specifici per promuovere l’appetibilità del settore, in cui, comunque, ci sono ancora buone possibilità di carriera e buone retribuzioni. Senza perdere di vista che anche in Trentino una fetta sempre più consistente di ragazzi ha un titolo di studio medio alto dunque, se non si qualifica il lavoro in edilizia, aspirerà a posizioni diverse sul mercato del lavoro.
“Accanto a questi due assi importanti, giovani e disoccupati, dunque per facilitare l’incontro tra domanda e offerta bisognerà trovare una soluzione per fare arrivare in Trentino in maniera regolare manodopera straniera, di cui il nostro tessuto economico non può fare a meno”. Anche perché nei prossimi mesi e nei prossimi anni rischia di essere sempre più esiguo il flusso di operai edili che si spostano da sud a nord, proprio perché l’avvio di importanti cantieri legati al piano di rilancio nazionale riguarderanno tutte le regioni.
La situazione non è molto diversa anche nel turismo dove, come certifica Federalberghi, il 40 per cento del personale delle imprese turistiche del Nordest è straniero. “In questo quadro non si può rinunciare, per posizioni preconcette, a gestire i flussi di manodopera dall’estero come si fa ormai da anni nell’agricoltura. Allo stesso tempo serve mettere in campo una proposta qualificata, che valorizzi la dimensione contrattuale anche provinciale, la trasparenza e la regolarità”, insistono Zabbeni, Bezzi e Salvetti.
Anche in questo senso un’opportunità potrebbe essere rappresentata anche dai contratti di rete, oggi scarsamente usati in Trentino come ha certificato Euricse. “Si tratta di una tipologia contrattuale che soprattutto nei settori molto parcellizzati potrebbe garantire una risposta occupazionale trasparente e continuativa al personale e potrebbe facilitare il reperimento di manodopera visto che le imprese condividerebbero uno stesso bacino di addetti. Il Trentino ha ancora spinto poco in questa direzione. Crediamo invece si possa sviluppare sotto la regia di Agenzia del Lavoro e con il coinvolgimento degli enti bilaterali”, aggiungono Zabbeni, Bezzi e Salvetti.
Infine il tema della certificazione di competenze: per rendere più mobile il mercato del lavoro e facilitare le transizioni è importante puntare in questa direzione anche rafforzando il legame tra sistemi di istruzione e mondo del lavoro.

Trento, 14 luglio 2021