22 luglio 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Largher (Uil) «L’occupazione non è cresciuta»

«Sono numeri senza fondamento», secondo il segretario della Uil-Tucs del Trentino Walter Largher che contesta i dati snocciolati dalle categorie del commercio. «Con la liberalizzazione — continua — l’occupazione non è cresciuta. Attendiamo da tempo ormai un confronto. I cali? Perché non ci sono soldi».
Per Walter Largher, segretario della Uil-Tucs del Trentino, i numeri forniti dalla grande distribuzione sulla perdita di fatturato e di posti di lavoro con la chiusura domenicale «sono scorretti»: «Sono sparati a caso, soltanto per spaventare i lavoratori».
Le associazioni del commercio parlano di un minor introito di 150 milioni e di 2.000 posti di lavoro a rischio.
«Non so su cosa si basino queste previsioni. Da quello che so l’alimentare segna un incremento positivo. In tutto il Nordest i supermercati hanno aumentato tutti i fatturati, la grande distribuzione parla di un minimo segno negativo nell’ultima settimana, ma fin dall’inizio dell’anno, compresi i mesi del lockdown, si registra un + 3%. Ripeto, anche durante il lockdown, quando la domenica era tutto chiuso, a dimostrazione che la spesa settimanale viene fatta uguale a prima, dal lunedì al sabato».
Le associazioni del commercio si riferiscono infatti al decremento della vendita dei prodotti non alimentari.
«Tutti gli studi sostengono che le domeniche aperte servono soltanto per spingere sull’acquisto compulsivo, per vendere i prodotti che non sono certo di prima necessità. Ma per tornare al fatto che si possa registrare una flessione dei consumi sul prodotto non alimentare, forse sfugge che la crisi comporta una minore spesa per quanto riguarda il superfluo, e prima di aprire il portafoglio ci si pensa due volte. Ma non calano i consumi perché i negozi sono aperti un giorno in meno, calano perché ci sono meno soldi in tasca, o si teme che diminuiscano in futuro».
Sul rischio di una diminuzione dei posti di lavoro? Anche i sindacati sono preoccupati?
«Anche su questo tutti gli indicatori sono chiari. Dal momento che con il governo Monti sono state liberalizzate le aperture non c’è stato nessun aumento dei posti di lavoro. Lo sosteneva Confcommercio, affermando che con le aperture domenicali non aumentano né fatturati né occupazione. Anche perché sia l’orario che il consumo vengono soltanto spalmati su sette giorni anziché su sei. E poi diciamolo, sono gli stessi piccoli commercianti che sono contrari alle aperture domenicali, a favore sono soltanto i grandi marchi».
Rimane il fatto che le associazioni del commercio si dicono preoccupate. Secondo lei senza ragione?
«Se sono preoccupate come mai sostengono la proposta dell’assessore provinciale Achille Spinelli sulla piattaforma trentina di e-commerce? Francamente non lo capisco, perché non capisco quali benefici potrebbe portare all’acquisto nei negozi sul territorio».
Sindacati e aziende hanno numeri diversi. Non sarebbe il caso di confrontarli?
«Magari, perché da tempo auspichiamo un confronto, che viene sempre disatteso. Hanno in mano proiezioni, numeri, scenari? Parliamone. La verità è che per volontà loro le relazioni sindacali sono ridotte allo zero, mentre nella vicina Bolzano da quando è comunicata la crisi del coronavirus sono ormai una decina gli incontri fatti. Ma qui preferiscono sparare numeri a caso sul giornale».

 

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