l’Adige – 07 ottobre 2023

Lo sci e le vere priorità dei trentini – Walter Alotti

 

È di questi giorni, in coincidenza con l’inizio della campagna elettorale, la richiesta di osservazioni alle parti sociali per la modifica, in coda di legislatura, della legge provinciale 35/88 che regola le “provvidenze per gli impianti a fune e le piste da sci”.
Sarcasticamente possiamo dire che ormai siamo arrivati oltre la “provvidenza”, si può parlare quasi di miracolo: le spese ammissibili a contributo sono praticamente tutte quelle dirette e indirette (parcheggi compresi) in investimenti funiviari e anche per le piste da sci. Dal software ai cannoni da neve, dai cartelli all’officina, dal bacino idrico alle piste da slittino (equiparate a quelle da sci). Il limite massimo di spesa di 15.000 euro è altissimo, andrebbe almeno dimezzato. Ed inserito piuttosto un meccanismo di compartecipazione delle imprese: per ogni euro messo dai privati la Provincia ne mette in proporzione.
La Uil da tempo segnala che non esiste in Trentino un settore economico che ingoia più contributi di quello turistico e degli impianti a fune e delle piste da sci in particolare. Realizzare le strade ed infrastrutture è compito della Provincia, servono a tutti per tanti motivi.
Ma occuparsi e spendere per quegli impianti a fune e piste da sci montagne di denari pubblici che senso ha? Soprattutto se le società degli impianti a fune fanno ricavi e profitti altissimi, che si intascano i soci delle società proprietarie che gestiscono piste e impianti. Perché con questa categoria di super beneficiari di contributi la Provincia è così generosa?
Perché gli im…prenditori (possiamo ancora chiamarli così?) delle piste da sci e dei loro impianti non si pagano i loro investimenti, come tante altre imprese e aziende? Vada per i generosi contributi che da sempre la Provincia eroga loro, ma c’è bisogno oggi, dopo la “stagione migliore di sempre” di un ulteriore allargamento dei criteri a favore di questi soggetti, a discapito dell’investimento nei servizi alla cittadinanza in gran difficoltà: sanità, assistenza agli anziani, scuola e università?
Fra l’altro questa insistenza sulla necessità di contributi per un settore, quello delle piste e impianti da sci, ché altrimenti non ci sarebbe turismo invernale e estivo in Trentino, ormai è stata smentita da anni nei fatti. La gran parte dei turisti che vengono in Trentino non sciano, calpestano la neve, fanno foto e video (la vera grande pubblicità del nostro territorio ce la fanno gratis i turisti e si potrebbero far risparmiare, anche lì, tanti quattrini a Trentino Marketing), galleggiano nei centri benessere degli alberghi (realizzati anche quelli con i contributi provinciali).
Il dibattito su un “altro modello di turismo possibile”, che ormai ha molte dimostrazioni vincenti nell’arco alpino, viene sempre soffocato dalle pretese della solita organizzazione di categoria degli impiantisti ed albergatori che, contro anche le previsioni climatiche e il calo demografico (tra pochi anni gli irriducibili sciatori scompariranno non sostituiti dalle nuove generazioni, purtroppo sicuramente meno propense allo sci), continuano a insistere sull’attuale modello di sviluppo impiantistico.
Se poi una stagione dovesse andare male, ovviamente gli stessi impiantisti pretendono i ristori finanziari dalla Provincia, perché ormai non sono più abituati e non concepiscono proprio neppure più il rischio di impresa, visto che a monte gli investimenti, eccetto qualche impresa vera, il cui numero sta forse sulle dita di una mano, li ha pagati la Provincia. Senza contare che anche l’albergatore, e socio della società di impianti a fune, riceve dalla Provincia contributi per ogni investimento e si intasca gli utili da entrambe le sue partecipazioni.
Le risorse provinciali sono limitate, il Governatore lo ripete alle parti sociali ad ogni bilancio, ma per alcune categorie il discorso non vale, sono infinite.
Tutto questo squilibrio ed utilizzo a senso unico della gestione delle finanze pubbliche che benefici porta al resto del Trentino e ai contribuenti non privilegiati in genere?
Eppure non tutte le valli per scelta voluta o imposta dalla natura (morfologia, altitudine, pendii, ecc…) sono votate allo sci. E per queste valli “secondarie” che cosa resta nelle casse della Provincia? Quando inizierà nel turismo ed in agricoltura il processo di disintossicazione da contributi provinciali? Iniziare subito e ricalibrare la spesa provinciale è una necessità. Sono tanti i problemi ed i cambiamenti strutturali anche della nostra comunità.
Ad esempio l’invecchiamento della popolazione: è un trend incontrovertibile e, visto che nemmeno il ringiovanimento con giovani immigrati sembra essere tra le priorità di questa Giunta, non dovrebbero almeno mancare le risorse per accompagnare in salute i trentini verso la loro sempre più probabile “quarta età” e predisporre investimenti alternativi per trattenere i giovani sul nostro territorio ed aumentare magari la quantità di occupazione femminile e la qualità del lavoro in Trentino.

Walter Alotti
Segretario Generale Uil del Trentino

 

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