10 gennaio 2020 – Trentino

Manager privati in Provincia? Cgil e Uil bocciano l’idea

Apac e lavoro. «Si predica merito ma si pratica ideologia» è il commento di Luigi Diaspro Alotti e Tomasi: «Due strutture così delicate non possono essere oggetto di improvvisazione»

TRENTO. Il ricorso a manager privati per i ruoli dirigenziali di Apac e Agenzia del lavoro decisa dal presidente Provincia, Maurizio Fugatti, se piace agli imprenditori, non ha accolto il plauso dei sindacati. «Si predica merito ma si pratica ideologia» è il commento di Luigi Diaspro, segretario trentino della Cgil Fp. «Due strutture così delicate come queste, che devono tutelare il lavoro in Trentino, nel caso di Agenzia, e la correttezza degli appalti pubblici, nel caso di Apac, non possono essere oggetto d’improvvisazione» spiegano il segretario della Uil Walter Alotti assieme alla collega Marcella Tomasi della Fpl. Che proseguono: «stupisce che sugli appalti si inneggi alla velocità dei bandi anziché alla loro correttezza, e che le lungaggine sugli affidamenti dei lavori pubblici non siano considerati anche come un doveroso rispetto delle norme e delle procedure, ma piuttosto come il frutto della burocrazia. Troppe volte abbiamo visto su questa materia errori, anche grossolani come nel caso del Not con risvolti negativi sul personale che negli appalti lavora e su quello che gli appalti li elabora, con conseguenze disastrose sull’economia trentina». E per quanto riguarda l’Agenzia del lavoro: «il sospetto è che la Giunta provinciale voglia modificare l’assetto tentando di estromettere le organizzazioni sindacali dalle decisioni strategiche della struttura, e dettare una nuova linea di solo rigore e contenimento dei costi e delle politiche, attive e passive, del lavoro trentino».
«Fugatti sembra non avere dubbi: privato è meglio. La convinzione-spiega Diaspro-traspare lampante in atti e provvedimenti della sua giunta. La scelta di mettere a bando, dopo quello del Dipartimento della Salute, altri due importanti posti di vertice della pa trentina–Agenzia del Lavoro e Apac–anziché attingere alle tante competenze e professionalità già in forza nell’amministrazione provinciale, sembra in linea con questa impostazione ideologica. Con argomentazioni francamente fragili, apparentemente ingenue, sicuramente inaccettabili: si esprime il concetto che siano i pubblici dipendenti la causa di lungaggini e/o macchinosità delle procedure amministrative e, pertanto, occorre aprire a manager privati che–s’immagina–andranno giù per spicce. . Il tema dunque non dovrebbe riguardare “chi” è tenuto ad applicare le regole ma il possibile snellimento del sistema di regole che presiede all’erogazione dei servizi. La questione si pone in un continuum con la vicenda dei Segretari Comunali, ulteriore tassello per condizionare pesantemente funzioni, terzietà, autonomia».

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