20 settembre 2021 –  l’Adige

Mancano all’appello 8.000 lavoratori

Dipendenti, vaccinato l’80%. Più afflusso dopo l’obbligo di green pass

ROVERETO -Dei 35mila lavoratori e lavoratrici dipendenti di Rovereto, Vallagarina e Altipiani Cimbri, almeno 7.000 non sarebbero vaccinati. Se si considerano anche i lavoratori autonomi, i senza vaccino salgono a più di 8.000. La stima è dei sindacati. Significa che l’80% circa del mondo del lavoro lagarino, più di 30mila persone, ha fatto la vaccinazione anti-Covid, un livello elevato, vicino alla percentuale complessiva di vaccinati con più di 12 anni nella nostra zona, che comprende anche i ragazzi e ragazze che studiano e i pensionati, dove in media l’adesione alla campagna è stata più elevata. Tuttavia questa stima dice che ci sono migliaia di lavoratori ancora scoperti. Negli hub vaccinali, compreso quello roveretano a Manifattura, l’obbligo di green pass al lavoro deciso l’altro giorno dal governo Draghi ha accelerato prenotazioni e accessi. Dal 15 ottobre c’è sempre la possibilità di fare un tampone. Ma resta la necessità, dicono le organizzazioni sindacali, di lavorare in queste settimane per convincere le persone dubbiose e allargare l’area dell’adesione. E forse si potrebbe prevedere una fase limitata, un paio di mesi, in cui i tamponi li pagano le aziende, anche per non perdere personale necessario.
D’altra parte i dati su contagi e i decessi per Covid-19 in Vallagarina e sugli Altipiani indicherebbero che la campagna vaccinale ha cominciato a proteggere larghi strati di popolazione. Ad oggi in tutta l’area delle due comunità di valle i positivi al Covid sono 86, meno di una persona ogni mille dato che la popolazione complessiva supera i 91mila residenti. Negli ultimi quattro mesi, dal 18 maggio al 18 settembre, i nuovi contagiati sono stati 429, poco più di un centinaio al mese, mentre quasi altrettanti guarivano. Da maggio ad oggi è morta per Covid una sola persona, a Rovereto.
I dati delle vaccinazioni sono a livello provinciale, non vengono sistematicamente forniti numeri per territorio. Tuttavia i sindacati Cgil Cisl e Uil hanno il polso della situazione, almeno qualitativo. Rispetto ad una media provinciale che indica nel 25% circa la quota di lavoratori non immunizzati, ci sono valli come le Giudicarie, Val di Sole, Fiemme e Fassa dove i vaccinati sono meno, altre, soprattutto le zone urbane compresa Rovereto, dove la percentuale di vaccini, almeno con la prima dose, è superiore e quindi i non vaccinati sono più vicini al 20% del totale. «Dobbiamo per prima cosa invitare questi lavoratori a vaccinarsi dice il segretario della Cgil Andrea Grosselli –
Come sindacati Cgil Cisl e Uil stiamo preparando una campagna di sensibilizzazione. L’obiettivo è l’immunizzazione, consapevoli del fatto che il tampone non è uno strumento per ridurre i ricoveri. La vaccinazione serve a non mettere in crisi le strutture sanitarie anche perché abbiamo un assetto della sanità che è già sotto pressione a prescindere dal Covid». Lo si vede all’ospedale di Rovereto dove, oltre ai vuoti creati dai sanitari non coperti dal vaccino, mancano già da prima della pandemia una trentina di infermieri, tecnici e altri operatori dei servizi (l’Adige del 15 settembre).
La mancata adesione alla campagna vaccinale, aggiunge Grosselli, è «assolutamente trasversale tra i settori, è legata al fatto che ci sono condizioni sanitarie individuali che portano ad avere dubbi. Perciò serve una corretta informazione e una vera presa in carico attraverso la medicina territoriale, così questi dubbi potrebbero essere superati. Il grosso di chi non si vaccina non è ideologicamente contrario, i no vax veri e propri sono pochi».
«La posizione dei sindacati sulla vaccinazione è chiara e favorevole sottolinea Walter Alotti, segretario della Uil Sul green pass obbligatorio, però, chiediamo che ci sia flessibilità. Servirebbe una finestra di possibilità di gratuità dei tamponi, anche per non perdere lavoratori. Molte aziende si lamentano che non si trova personale. Ora il turismo va verso la conclusione della stagione, ma per agricoltura, manifattura, edilizia il problema c’è, servono lavoratori neanche di bassa specializzazione. Ci sono poi lavoratori stranieri che non sappiamo con certezza se sono stati vaccinati».
«Per non aumentare la carenza di personale -prosegue Alotti -potrebbe essere prevista una finestra di due mesi in cui si fa il tampone a chi non si vaccina, a spese delle aziende. Fino a giugno alle imprese sono state scalate le spese per la sanificazione, ora possono farsi carico di questa spesa. I dispositivi di protezione individuale sono pagati ovunque nel mondo dai datori di lavoro. In questo caso sarebbe solo per due mesi, poi verrebbe richiesta la vaccinazione. Una forma di flessibilità locale che aiuterebbe sia i lavoratori che le aziende».

 

Scarica il pdf: ADIGE Rovereto ART 200921(1)