09 maggio 2020 – Trentino

«Maturità, regole per la sicurezza»

TRENTO. Manca poco più di un mese agli esami di maturità: le prove inizieranno ufficialmente il 17 di giugno, secondo quanto ha deciso il ministero dell’istruzione. Gli insegnanti non sanno però ancora nulla su come sarà garantita loro la sicurezza, secondo quanto denunciano i sindacati: «È una questione che stiamo ponendo da più di un mese e ancora non abbiamo avuto una risposta – spiega Stefania Galli della Cisl –. Non dobbiamo vederla come una paura di nostri docenti: a volte si pensa che loro non vogliano fare l’esame, ma non è così. È semplicemente una questione centrale dal punto di vista sanitario». Riguarda, in altre parole, l’argomento prioritario della sicurezza sul luogo del lavoro.
Tempi stretti e ritardi
Il tema è tanto sentito dai docenti perché, sostengono loro, dovrebbe collegarsi all’intera discussione sulla fase due nelle scuole. Ma gli studenti che devono affrontare la maturità, e i loro docenti, faranno da apripista. E i tempi sono sempre più stretti. Ieri è stata diffusa una bozza dell’ordinanza ministeriale. In sostanza conferma quanto già era stato anticipato nella discussione in Parlamento: l’esame sarà orale e si svolgerà a scuola, in presenza. Ovviamente, la maturità è regolamentata a livello nazionale. Ma ha poi dei riflessi molto concreti anche sull’organizzazione locale: «Le linee che verranno date dal ministero poi dovranno essere declinate in ogni scuola, con disposizioni molto specifiche – spiega Cinzia Mazzacca della Cgil –. Faccio un esempio semplice per capire la questione: se ci verrà detto che a ogni alunno dovrà essere misurata la temperatura corporea, dovremo verificare che ogni commissione abbia un termometro». La sensazione, denunciano i sindacati, è che si sia accumulato un eccessivo ritardo. «Il problema è proprio questo – aggiunge Mazzacca –. Dovremmo avere già superato la fase dei pensieri, dovremmo essere in quella delle azioni. Ancora non è iniziato il monitoraggio su come sono le scuole e come sono disposte le aule. Sappiamo che la classe docente non è giovane, ma non sappiamo l’età media di chi farà parte delle commissioni: probabilmente sono più a rischio per la malattia. Il discorso della loro sicurezza dovrebbe essere prioritario rispetto a qualsiasi altra decisione».
Un protocollo
Il tutto dovrebbe dunque passare da un protocollo di comportamenti, con una serie di linee generali da adattare in ogni scuola: «Sarà una sorta di modifica del documento valutazione dei rischi, che possa tenere in conto della particolarità della situazione attuale – spiega Pietro Di Fiore della Uil –. L’esame di maturità è un traguardo importante e anche i docenti lo vivono con grande trasporto. I risultati della propria classe all’esame possono essere una conferma di come un docente ha operato negli anni. In questi tempi, dobbiamo fare i conti con due tendenze opposte. Da un lato c’è la paura per la nostra salute e l’apprensione che tutto sia fatto per tutelare noi e gli studenti. Dall’altro lato c’è invece la voglia che la scuola riparta davvero».
Ma chi dovrebbe dare le indicazioni su come comportarsi? «Noi non abbiamo dubbi – dice Mauro Pericolo della Delsa, il sindacato autonomo –. Ogni valutazione dovrà essere fatta con il benestare di un comitato medico-scientifico. Altrimenti noi non siamo disponibili a sottoscrivere nessuna decisione. Dovranno essere loro ad elaborare il protocollo sui comportamenti da attuare, per avere tutte le garanzie sulla sicurezza». «Vorremmo capire dal punto di vista sanitario le conseguenze di ogni comportamento durante l’esame – spiega Galli –. Non possiamo riaprire come se niente fosse».

Scarica il pdf: maturità ART 090520