27 maggio 2021 –  Corriere del Trentino

Niente feste di fine anno:«Si faranno solo in classe»Formazione professionale, Degasperi boccia il piano

TRENTO Più attrattiva, più obiettivi, maggiore valorizzazione del personale. Filippo Degasperi, consigliere provinciale di Onda, prova a suggerire un cambio di marcia nell’organizzazione dell’universo dell’istruzione e formazione professionale trentina. La giunta Fugatti approverà a breve una delibera che racchiude il nuovo piano della formazione professionale. «Da supporter di questa realtà non posso che essere amareggiato per questo documento: l’istruzione e formazione professionale è una leva straordinaria per il territorio, ma bisogna usarla non appaltarla».
La delibera
Il riferimento dei Degasperi è al modello scelto dal Trentino ancora quarant’anni fa «quando, mentre Bolzano in virtù della competenza primaria ha reso provinciali le scuole professionali, Trento ha fatto uno spezzatino, con un piccolo presidio di scuole pubbliche come gli alberghieri di Rovereto e Levico e una pletora di enti privati, dall’Enaip all’Upt, dalle Barelli al Veronesi per citarne alcuni. Finanziare ogni anno con 50 milioni delle scuole private è una follia tutta trentina». Anche perché questi soldi «dai tempi della giunta Rossi sono un budget che le scuole gestiscono in maniera autonoma». Di certo non ne beneficiano gli insegnanti «il cui contratto non è equiparato a quello degli altri insegnanti. E così appena possibile un insegnante scappa dalla formazione professionale per andare nell’istruzione. Tre quarti del personale stabilizzato tre anni fa è passato all’istruzione. L’assessore Bisesti si era incamminato sulla strada giusta, approvando anche una risoluzione ma ha trovato poi il muro del dipartimento».
Eppure una via diversa per Degasperi era possibile: «Nel 2006 con l’assessore Salvaterra la Provincia aveva deciso di irrobustire sul piano culturale la formazione professionale, chiudendo tutti gli Ipc la cui funzione andava ad essere assolta dalla formazione professionale». Ma poi «la spinta di quel tempo si è esaurita e a oggi l’Italia che ha aggiunto nel frattempo la dicitura istruzione alla formazione professionale, ci sta superando; non si sa cosa si vuole da questo anello importante del sistema educazione: deve evitare la dispersione? Recuperare i disastri dell’istruzione? Formare i ragazzi? Preparare la forza lavoro per le imprese?».

Risposte che mancano secondo Degasperi anche dal piano triennale che è arrivato la settimana scorsa in commissione: «Manca attrattiva e l’attrattiva, per le famiglie, non è marketing. C’è poi — denuncia il consigliere — un’eccessiva parcellizzazione dell’offerta. Che senso ha un percorso per riparare gli pneumatici delle auto o il tecnico per i tessuti per la casa? Una scuola deve dare una preparazione che consenta allo studente di avere gli strumenti per approcciare più di una singola mansione». A questo si aggiunga un altro tema, che in tempi di Covid viene portato in piazza da genitori e studenti, ossia il numero di studenti per classe: «Nella formazione professionale, e il piano lo ribadisce, parliamo ancora di 29 ragazzi per classe. Penso che si debba intervenire anche su questo». Degasperi rivolge poi un appello anche alle imprese: «Le scuole devono fare la loro parte, la Provincia pure e i ragazzi anche: ma anche il mondo imprenditoriale deve investire su chi si diploma qui. Chiediamoci perché oltre il 90% del personale nei ristoranti è di origine straniera: è sempre il più formato? O quello che si può pagare di meno?» .
La scuola e il Covid
Con il dipartimento e l’assessorato se l’erano presa anche i sindacati attivi tra le insegnanti di scuola materna. La decisione di tenere gli asili aperti in estate aveva portato in piazza i sindacati e indotto la Uil scuola con Marcella Tomasi a denunciare pure l’apertura delle porte delle scuole materne ai figli di turisti in vacanza nelle vallate trentine. «Un fenomeno che si registrava anche in passato, da Andalo a Molveno da Canazei a Lavarone. Da recenti riscontri ci pare di capire che quest’anno — prosegue Tomasi — per via dei numeri ridotti imposti dalla pandemia il fenomeno sarà più contenuto. Ma siamo preoccupati perché potrebbe succedere in altre realtà che quest’anno sono aperte a luglio e che in passato non lo erano». Ipotesi che il dirigente del dipartimento istruzione Roberto Ceccato respinge al mittente: «Per iscriversi in una scuola materna trentina va fatta una domanda, ci sono autorizzazioni e assicurazioni. Nelle nostre scuole non è mai successo che figli di turisti trascorressero una settimana o due negli asili. I 7.500 bimbi iscritti quest’anno per il mese di luglio sono tutti bambini già frequentanti le materne durante l’intero anno». Una posizione sostenuta con fermezza anche dalla direttrice della Federazione provinciale delle scuole materne Lucia Stoppini: «Invieremo una mail a tutte le nostre scuole chiarendo che noi non apriamo ai bambini che vengono in vacanza in Trentino. I genitori fanno un’escursione e lasciano i figli all’asilo? Non esiste, non vogliamo essere conniventi con questa prospettiva» .
Niente feste
E il Covid, che ha reso così complesso l’anno scolastico, lo accompagnerà fino in fondo. Anche quest’anno infatti saranno bandite tutte le feste di fine anno collettive, perché il protocollo non lo consente. «I protocolli — spiega Paola Pasqualin, dirigente dell’istituto comprensivo — non sono cambiati, non ci sono state variazioni sul distanziamento. Le feste si faranno ma all’interno dei gruppi classe». Niente dunque festa con tutta la scuola. Stesso discorso vale per le escursioni: «Sono ripartite le uscite sul territorio: noi abbiamo l’accortezza di non usare mezzi pubblici o di usarli, per quanto riguarda il progetto montagna (con attività motorie come rafting o orienteering che la Provincia è riuscita a tenere in piedi, sempre per il gruppo classe».

 

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